Coronavirus: qual è il nome scientifico dell’infezione

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Da ormai fine Dicembre 2019, moltissimi paesi si sono preoccupati della presenza di un nuovo virus, presentato inizialmente in Cina.

Tale virus, noto anche come Coronavirus, è un virus composto da RNA e rientra nella categoria di virus influenzali e para-influenzali, aggiungendosi quindi ai rhinovirus (ossia virus aventi gli stessi effetti sugli esseri umani).

Coronavirus: qual è il nome scientifico

Nonostante il contagio sia aumentato col passare del tempo, è anche stato verificato che la maggior parte delle persone contagiate abbiano contratto un’infezione respiratoria lieve, e raramente tale virus abbia peggiorato la condizione della persona infetta.

Infatti, il Coronavirus causa tali infezioni solo nelle vie aeree superiori, quali per l’appunto seni paranasali, gola o tratto naso-faringeo. In rari casi, quelli più gravi, tale virus attacca direttamente le vie aeree inferiori, quali polmoni e bronchi. In particolar modo, i principali sintomi che presenta una persona infetta da Coronavirus, sono abbastanza simili ad una normale influenza:

  • Mal di gola;
  • Naso che cola;
  • Febbre;
  • Tosse;
  • Cefalea.

Data la situazione attuale, non si è ancora stabilito un metodo di cura decisivo.

I ricercatori stanno infatti attualmente lavorando al fine di isolare tale virus e trovare un vaccino che possa guarire le persone infette. Tale virus non è pericoloso per esseri umani che sono già abbastanza in salute, ma potrebbe effettivamente esserlo per persone anziane o bambini, che hanno per l’appunto le difese del sistema immunitario basse. Tale virus fu subito reso noto per le precedenti epidemie scoppiate, quali: SARS (2002-2003), MERS (2012-2013).

Il nome della malattia

Al giorno d’oggi, pur non avendo trovato ancora un vaccino definitivo che possa curare gli infetti, è stato possibile rinominare il virus. Attualmente infatti, quello che veniva chiamato novel coronavirus o 2019 nCoV, attualmente viene invece denominato Covid-19.
Tale termine viene differenziato in diverse parti al fine di evidenziare il nome del virus, la malattia e la data di scoperta; quindi rispettivamente “Co” e “vi” riportano alla famiglia dei “Coronavirus”, la “d” indica indica invece il termine “disease”, ossia malattia tradotto in Italiano, mentre il 19 consiste per l’appunto nell’anno della scoperta del virus.

A tale dare nome fu l’organizzazione OMS (ossia Organizzazione Mondiale della Sanità), e fu lo stesso direttore generale Ghebreyesus durante un’intervista a spiegare il motivo della scelta del nome. Nel termine scientifico sono del tutto assenti qualsiasi tipo di riferimenti culturali o geografici, in modo da non intaccare alcun paese, nè tanto meno ad un individuo o animale. Oltretutto, il termine risulta essere facilmente pronunciabile, a prescindere dalla lingua parlata, e per l’appunto rimanda al Coronavirus.

Già prima l’OMS aveva per l’appunto introdotto una guida adatta agli scienziati, in modo che questi ultimi fossero prudenti nelle scelte di nuovi termini scientifici, al fine di non intaccare o discriminare in alcun modo qualsiasi tipo di territorio, persona, animale o gruppo di persone. Infatti, il nome del virus dovrebbe basarsi su termini descrittivi, sulla sua gravità/stagionalità o altri tipi di caratteristiche.

Modalità di trasmissione

Come oggi sappiamo, molte persone sono state contagiate. Prevalentemente, il contagio avviene in due modi:

    • Inalazione di goccioline volatili: uno delle maggiori cause di trasmissione del virus avviene infatti tramite l’inalazione di goccioline volatili espulse da persone già infette che tossiscono, starnutiscono o respirano;
    • Contatto fisico: anche il contatto fisico con mani, cibi, oggetti o superfici contaminati può indurre ad un successivo contagio.

È stato infatti consigliato l’utilizzo della mascherina e una distanza di sicurezza da altre persone, al fine di evitare il contagio e ridurlo quanto più possibile.

Tale pratica viene principalmente attuata in Cina, luogo dove per l’appunto era già usanza utilizzare delle mascherine per motivi salutari, e dove oggi è diventato obbligatorio utilizzarle nei territori più a rischio di infezione.