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Negli ultimi anni, l’uso di dolcificanti artificiali è diventato sempre più comune nella vita quotidiana di molte persone.
Dalla colazione con il caffè dolcificato alla scelta di bibite ‘senza zucchero’, questi prodotti sono stati spesso visti come alternative più salutari rispetto allo zucchero tradizionale. Tuttavia, un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurology ha sollevato interrogativi significativi riguardo agli effetti a lungo termine di questi dolcificanti sulla salute cognitiva. I dati suggeriscono che il consumo regolare di dolcificanti a basso o nullo apporto calorico potrebbe accelerare il declino delle capacità cognitive.
Il recente studio ha analizzato un campione di quasi 13.000 adulti brasiliani, di età compresa tra 35 e 75 anni, per un periodo di otto anni. I ricercatori hanno monitorato le abitudini alimentari e le capacità cognitive dei partecipanti attraverso test di memoria, richiamo delle parole, velocità di elaborazione e fluenza verbale. I risultati ottenuti sono stati sorprendenti: coloro che consumavano quantità elevate di dolcificanti artificiali mostravano un declino cognitivo globale del 62% più rapido rispetto a chi ne assumeva quantità minime.
Questo dato è equivalente a un invecchiamento cerebrale di 1,6 anni in più per i consumatori più assidui di dolcificanti.
In particolare, le persone collocate nella fascia intermedia di consumo hanno registrato un peggioramento del 35%. I ricercatori hanno esaminato vari tipi di dolcificanti, tra cui aspartame, saccarina, acesulfame-K, eritritolo, xilitolo, sorbitolo e tagatosio. È interessante notare che il tagatosio non è stato associato a peggioramenti cognitivi, mentre gli altri dolcificanti sono stati collegati a difficoltà significative nella memoria di lavoro e nella fluenza verbale.
Il declino cognitivo era particolarmente accentuato tra le persone affette da diabete, già a rischio di demenza e Alzheimer. Inoltre, i dati evidenziano che gli effetti negativi dei dolcificanti artificiali si manifestano in modo più marcato nei soggetti sotto i 60 anni, suggerendo che le scelte alimentari fatte in età adulta possono avere ripercussioni durature sulla salute cerebrale. Sebbene lo studio abbia un carattere osservazionale e non dimostri un nesso di causalità, l’associazione significativa tra consumo di dolcificanti e declino cognitivo merita attenzione.
Secondo gli autori della ricerca, i dolcificanti artificiali non possono essere considerati una scelta neutra come comunemente si pensa. Le principali autorità sanitarie, rappresentate dall’International Sweeteners Association, ribadiscono che i dolcificanti artificiali sono stati ritenuti sicuri e utili per ridurre zuccheri e calorie. Tuttavia, è fondamentale considerare le implicazioni a lungo termine del loro utilizzo quotidiano.
Questa ricerca si inserisce in un dibattito più ampio riguardante i dolcificanti artificiali e la salute cerebrale.
Mentre non è necessario demonizzare un consumo occasionale, è opportuno riflettere sulle abitudini quotidiane. Ridurre l’assunzione di bibite dietetiche e prodotti ultraprocessati, privilegiando alternative naturali e meno raffinate, potrebbe rivelarsi una scelta saggia per preservare la memoria e la salute cognitiva a lungo termine. È importante che i consumatori siano consapevoli delle proprie scelte alimentari e considerino i potenziali effetti sulla salute nel lungo periodo.