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Ogni anno, ci troviamo ad affrontare una sfida seria: l’epatite virale, una malattia che continua a mietere vittime, con oltre 1,3 milioni di decessi registrati.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2022 ben 304 milioni di persone vivevano con epatite cronica B e C, ma solo una piccola parte di loro ha ricevuto le cure necessarie. Ti sei mai chiesto perché ci sia così tanta sottodiagnosi e sotto-trattamento? Questa situazione allarmante richiede un intervento immediato e, in occasione della Giornata mondiale dell’epatite, il 28 luglio, è fondamentale riflettere su come possiamo migliorare l’accesso alle diagnosi e ai trattamenti.
Nel panorama dell’epatite, esistono cinque virus noti: A, B, C, D ed E. Tra questi, le epatiti A e B possono essere prevenute grazie a vaccinazioni efficaci. Ma che dire dell’epatite C? Nonostante sia completamente curabile grazie a terapie antivirali, continua a rappresentare una minaccia silenziosa; molti pazienti non mostrano sintomi fino a quando il danno epatico è già significativo. Questo rende la diagnosi precoce e l’intervento tempestivo assolutamente cruciali, soprattutto per prevenire complicazioni gravi come la cirrosi o il carcinoma epatico.
Per combattere questa malattia, la consapevolezza e l’educazione sanitaria diventano strumenti fondamentali. Non è tempo di abbassare la guardia!
Carlo Federico Perno, direttore di Microbiologia al Bambino Gesù di Roma, mette in evidenza l’importanza di mantenere alta l’attenzione sull’epatite, sia tra i cittadini che tra i professionisti della salute. Hai mai pensato che molte persone convivono con l’infezione senza saperlo? Questo comportamento espone non solo loro, ma anche gli altri a rischi significativi.
Per raggiungere l’ambizioso obiettivo dell’OMS di eliminare le epatiti B e C entro il 2030, è essenziale rafforzare le attività di diagnosi e cura. Non parliamo solo di aumentare i test di screening, ma anche di promuovere una maggiore consapevolezza pubblica sui sintomi e sui rischi associati a queste infezioni. Ogni passo in questa direzione è un passo verso un futuro più sano.
Dal 2015, il Piano Nazionale per la Prevenzione delle Epatiti Virali B e C è in atto e viene costantemente aggiornato in base ai dati epidemiologici. In questo contesto, il ruolo dei laboratori di microbiologia è centrale: devono garantire diagnosi accurate e tempestive. Ma non è sufficiente! La collaborazione tra clinici e istituzioni è fondamentale per affrontare questa malattia in modo efficace. Solo attraverso un approccio coordinato e integrato possiamo sperare in un futuro libero da epatite.
Le azioni preventive, l’accesso ai trattamenti e una maggiore sensibilizzazione sono i pilastri su cui costruire una strategia di successo nella lotta contro l’epatite virale. Non possiamo permetterci di restare indifferenti: la salute è una responsabilità collettiva!