Giuliana Storino: Un Viaggio nella Memoria tra Corpo e Spazio

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La nuova esposizione di Giuliana Storino si colloca in un contesto ricco di significato, dove la memoria del corpo si fonde con quella dello spazio.

Si tratta di un’esperienza artistica che invita il visitatore a riflettere sul concetto di tempo, inteso non come un elemento statico, ma come un ciclo dinamico che fluisce e si trasforma. La galleria 10 & zero uno, situata in un ex macelleria a Venezia, diventa il palcoscenico ideale per questa esplorazione sensibile.

Questo spazio, intriso di storia e segni del lavoro manuale, si trasforma in un organismo vivente capace di accogliere e restituire le tracce del passato.

Ogni opera diventa una tappa di un viaggio visivo che richiede attenzione e un tempo dilatato per essere pienamente apprezzato. L’arte di Storino non è solo un oggetto da osservare, ma un’esperienza da vivere.

Un percorso di ascolto e interazione

Le installazioni di Giuliana Storino creano un’atmosfera di oscillazione, dove il movimento è parte fondamentale dell’esperienza. Nella cella frigorifera della galleria, l’opera Cicàdidi irrompe con il canto delle cicale, contrastando il freddo dell’ambiente e iniettando calore e vitalità.

Questo suono provoca una rivoluzione percettiva, invitando il visitatore a riconsiderare la propria relazione con lo spazio circostante.

Il ritmo della durata

Al centro della galleria, l’installazione Cavalletto a dondolo si fa simbolo del ritmo stesso della durata. Il suo dondolio e le superfici riflettenti creano un gioco di luci e ombre, richiamando la pulsazione della vita, che persiste e cambia. Le opere di Storino, come le carte bifronti, si aprono e chiudono, rappresentando la dualità di presenza e assenza, di ciò che è voluto e di ciò che rimane come un’impronta indelebile nel tempo.

La trasformazione come elemento centrale

La mostra si sviluppa in un equilibrio mobile, dove ogni opera è in relazione con le altre, creando una coerenza stratificata che abbraccia il materiale, il concettuale e il temporale. La pratica artistica di Giuliana è radicata nel corpo e nell’ascolto, permettendo all’opera di essere un movimento interno, piuttosto che una semplice manifestazione visiva. Non c’è spazio per la monumentalità; la sua arte è un invito alla trasformazione e alla riflessione.

Un invito all’ascolto attivo

Ciò che colpisce di questa esposizione è la sua capacità di comunicare attraverso il silenzio e l’assenza di didascalie invasive. Non impone significati precostituiti, ma incoraggia il visitatore a vivere l’arte come un’esperienza personale. Ogni gesto diventa un atto di presenza, dove la distanza tra l’osservatore e l’opera si accorcia, mentre il tempo sembra espandersi, permettendo una connessione più profonda con le installazioni.

La pratica artistica di Storino si nutre di diversi linguaggi, sfiorando la ritualità e stimolando una riflessione sul tempo come condizione vulnerabile e al contempo fertile.

La galleria stessa, non un semplice contenitore ma un interlocutore attivo, accoglie le opere come corpi che si riconoscono e interagiscono. La memoria del luogo e la metamorfosi del gesto in forma si intrecciano, legittimando ogni elemento presente.

In questo contesto, la durata non è solo un tema di studio, ma il fondamento stesso dell’esistenza. La mostra di Giuliana Storino si trasforma in un canto che si protrae oltre l’opera, risuonando nel silenzio dello spazio e nel tempo di chi la osserva.