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La dieta mediterranea rappresenta un elemento centrale dell’identità alimentare italiana, ma attualmente affronta una situazione complessa.
Due dei suoi ingredienti fondamentali, il grano duro e l’olio extravergine d’oliva, sono soggetti a una crescente pressione commerciale proveniente dall’estero, con una conseguente erosione dei margini di profitto per molti agricoltori.
Il problema principale riguarda il grano canadese, le cui importazioni sono aumentate drasticamente negli ultimi anni. Secondo le analisi effettuate, oltre il 50% del grano in arrivo presenta gravi difetti, come chicchi germogliati e danni causati da funghi e insetti.
Questa qualità del prodotto è nettamente inferiore rispetto agli standard italiani, creando un potenziale rischio per l’industria nazionale.
Nel mercato agricolo, le importazioni di grano canadese hanno mostrato un incremento significativo, con un raddoppiamento quasi totale. Questo aumento è stato facilitato dalla rimozione dei dazi prevista dall’accordo Ceta. Tale situazione ha suscitato proteste tra migliaia di agricoltori, che hanno chiesto l’intervento del governo per affrontare il costante calo dei prezzi.
Le conseguenze di questa dinamica si fanno sentire in un settore già fragile, che coinvolge circa 140.000 aziende agricole, molte delle quali operano in aree economiche vulnerabili.
Il grano duro affronta momenti di difficoltà e la situazione non è migliore per l’olio extravergine d’oliva. I dati di importazione evidenziano un incremento del 67% nelle forniture di olio estero nei primi otto mesi dell’anno.
Questo ha determinato una significativa diminuzione dei prezzi dell’olio italiano, sceso da 9,4 a 7,74 euro al chilo in poche settimane. Un calo inaspettato, specialmente in un periodo in cui si prevede un aumento della disponibilità di olio nuovo.
I dati del ultimo rapporto Icqrf presentano un quadro preoccupante. Le giacenze di olio italiano sono aumentate, mentre quelle di origine straniera sono praticamente raddoppiate.
Questa discrepanza ha sollevato sospetti di manovre speculative, spingendo Coldiretti e Unaprol a richiedere un intervento straordinario da parte dell’Ispettorato Centrale Controllo Qualità. È fondamentale istituire controlli nei porti e sui punti di ingresso per garantire la tracciabilità e la qualità dei prodotti.
La questione va oltre il mero aspetto economico; tocca le fondamenta della cultura alimentare italiana e mediterranea. Il grano duro, che si trasforma in pasta, e l’olio extravergine, simbolo di tradizione, affrontano sfide senza precedenti.
Entrambi i prodotti hanno resistito a crisi e calamità nel passato, ma oggi si trovano a dover affrontare una concorrenza globale che tende a favorire il prezzo a discapito della qualità.
Gli agricoltori italiani richiedono misure concrete per ripristinare un equilibrio nel mercato. È necessario implementare controlli più rigidi e garantire trasparenza nelle pratiche commerciali. Inoltre, è essenziale che le politiche agricole europee assicurino una reale reciprocità nella qualità e nei metodi di produzione, affinché i produttori italiani possano continuare a prosperare e a mantenere viva una tradizione alimentare che rappresenta un patrimonio inestimabile.