Il declino della dieta mediterranea in Italia: un’analisi tra giovani e fasce vulnerabili

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Negli ultimi anni, l’Italia ha registrato un cambiamento preoccupante nelle sue abitudini alimentari, con potenziali ripercussioni significative sulla salute della popolazione.

L’insicurezza alimentare non riguarda soltanto l’accesso al cibo, ma influisce anche sulla qualità delle diete, in particolare nelle fasce più vulnerabili della società.

Un recente rapporto dell’OIPA – Osservatorio Insicurezza e Povertà Alimentare del CURSA mette in evidenza come la povertà economica, unita a contesti alimentari sfavorevoli e difficoltà di accesso, stia conducendo a modelli alimentari di scarsa qualità. Questi fattori aumentano, di conseguenza, il rischio di sviluppare malattie croniche, che in Europa causano circa l’86% dei decessi, evidenziando così l’importanza della prevenzione alimentare.

Il drammatico calo dell’adesione alla dieta mediterranea

Un dato allarmante emerge dall’analisi condotta: solo il 43% degli italiani riesce a seguire un’alimentazione in linea con i principi della dieta mediterranea, rinomata per i suoi benefici sulla salute. Questo modello alimentare è adottato più frequentemente dagli adulti tra i 55 e i 64 anni (53,1%), mentre la percentuale scende drasticamente al 32,8% tra i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni.

Il paradosso dell’obesità e della malnutrizione

Il rapporto evidenzia un paradosso inquietante: nelle aree più svantaggiate, si registrano elevati tassi di obesità infantile, colpendo circa un bambino su tre. Questo accade contemporaneamente a una malnutrizione preoccupante, evidenziando un quadro complesso in cui la qualità nutrizionale delle diete è compromessa, nonostante un apporto calorico apparentemente sufficiente.

I nuovi modelli alimentari e l’impatto economico

Il cambiamento nelle abitudini alimentari degli italiani è accentuato dalla cheapflation, un fenomeno che costringe le famiglie a orientarsi verso cibi ultra-processati a basso costo, i quali, tuttavia, risultano ricchi di calorie e poveri di nutrienti.

Secondo i dati forniti dall’ISTAT, si registrano rincari significativi per frutta e verdura, rispettivamente del 32,7%, rendendo difficile l’accesso a alimenti freschi e salutari.

Deserti alimentari e paludi alimentari

Il rapporto segnala la crescita dei cosiddetti food desert, aree in cui l’offerta di cibo fresco è praticamente assente, e delle food swamp, luoghi saturi di junk food. Maurizio Martina, Vice Direttore Generale della FAO, sottolinea che il legame tra reddito e abitudini alimentari è particolarmente forte.

Di conseguenza, la povertà alimentare rappresenta una sfida complessa che richiede interventi politici urgenti per migliorare la distribuzione del cibo e i salari.

Interventi urgenti sulle politiche alimentari

La presentazione del volume il 18 dicembre a Palazzo Ripetta ha avviato un’importante discussione sulle politiche alimentari necessarie per affrontare le problematiche attuali. È essenziale intraprendere azioni concrete per promuovere stili di vita più sani e ridurre le disuguaglianze alimentari. Solo in questo modo, tutti gli italiani potranno beneficiare di una dieta equilibrata e nutriente, in linea con i principi della dieta mediterranea.