Il Futuro della Cannabis Light: Normative Italiane e Diritti Europei a Confronto

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Il dibattito sulla cannabis light si intensifica, con il Consiglio di Stato italiano che ha deciso di rimandare la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Questa decisione è significativa, poiché mette in luce l’attrito tra la legislazione nazionale e le normative europee riguardanti le infiorescenze di canapa.

In particolare, la normativa italiana vieta attualmente l’uso di foglie e fiori di cannabis, nonostante le disposizioni dell’Unione Europea permettano la libera circolazione delle varietà agricole registrate. La sentenza della Corte di Giustizia sarà cruciale per stabilire le regole di questo mercato emergente, che ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni.

Il contesto normativo attuale

Il 2 novembre, il Consiglio di Stato ha emesso un’ordinanza che richiede il parere della Corte di Giustizia, evidenziando un stallo normativo che preoccupa molti operatori del settore. La questione centrale riguarda la coltivazione e la commercializzazione della canapa sativa a basso contenuto di THC, il principale composto psicoattivo della cannabis.

Il verdetto della Corte di Giustizia non solo determinerà se le infiorescenze di canapa possano essere legalmente commercializzate, ma avrà anche ripercussioni significative su come l’Italia gestisce l’intero settore agricolo della cannabis, che include un numero crescente di produttori e aziende.

Le posizioni in campo

Da un lato ci sono i sostenitori della legalizzazione, tra cui aziende e associazioni di settore, che argomentano che la cannabis light deve essere considerata un prodotto agricolo e quindi lecito. Questi gruppi citano studi scientifici e sentenze europee a supporto della loro posizione, come la recente decisione del Consiglio di Stato francese che ha legalizzato il commercio di CBD (cannabidiolo) e cannabis light.

Dall’altro lato, il governo italiano ha adottato una posizione restrittiva, creando leggi che criminalizzano il fiore di canapa e limitano l’uso della pianta solo a fibra e semi.

Questa contraddizione normativa ha sollevato forti proteste e azioni legali da parte di diversi gruppi di interesse, i quali sostengono che l’approccio italiano è in contrasto con le normative europee.

Il percorso legale e le attese future

La questione giuridica ha radici profonde, risalenti al 2025 quando un decreto del governo Draghi ha classificato la canapa tra le piante officinali, escludendo l’uso del fiore. Questa decisione ha scatenato una serie di ricorsi legali, culminati nella sentenza del Tribunale amministrativo che ha annullato il decreto, ritenendo illegittimi i limiti imposti senza prove scientifiche adeguate.

Attualmente, il decreto Sicurezza del 2025 ha complicato ulteriormente la situazione, escludendo le infiorescenze femminili dalla legge sulla canapa industriale. Questo ha reso illegali anche i prodotti a base di CBD derivati dai fiori, aggravando la già delicata situazione per i produttori italiani.

Il ruolo della Corte di Giustizia Europea

Il rinvio alla Corte di Giustizia è visto come un’opportunità per risolvere una volta per tutte le ambiguità normative. Se l’organo europeo dovesse stabilire la prevalenza delle leggi europee, l’Italia sarà costretta a rivedere le proprie normative, allineandosi ai criteri europei per le varietà di cannabis a basso THC.

Il settore della canapa in Italia è rappresentato da oltre 3300 aziende e più di diecimila lavoratori, e la sua legalizzazione potrebbe contribuire a combattere il mercato nero e la criminalità organizzata, come sottolineato dall’eurodeputato Dario Nardella. In attesa del verdetto della Corte, il futuro della cannabis light resta incerto, ma le aspettative di un chiarimento normativo sono alte.