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La vita frenetica e le richieste lavorative sempre più flessibili possono generare una discrepanza tra i ritmi naturali del corpo e le esigenze quotidiane.
Questo fenomeno, noto come jet-lag sociale, colpisce in particolare le persone che lavorano a turni, gli studenti notturni e chi deve gestire molteplici impegni. La disconnessione tra il ciclo sonno-veglia naturale e l’orario di lavoro può causare vari disagi, che vanno da una semplice stanchezza a problemi più seri, tra cui irritabilità e difficoltà di concentrazione.
Il jet-lag sociale si verifica quando gli orari di sonno e veglia non si allineano con le necessità fisiologiche del corpo.
Un esempio è rappresentato da un individuo che, durante i giorni di riposo, dorme dalle 1:00 alle 9:00, con un picco di sonno intorno alle 5:00. Nei giorni lavorativi, invece, è costretto a svegliarsi alle 6:00 dopo un riposo che inizia a mezzanotte. Questa differenza di fuso orario interno può provocare uno scarto di 2 ore e mezza, che, se persistente, porta a stanchezza accumulata e riduzione delle prestazioni.
Per i lavoratori a turni, la situazione si complica ulteriormente. I rapidi cambiamenti tra turni di lavoro mattutini, pomeridiani e notturni possono rendere difficile per il corpo adattarsi. La continua rotazione degli orari non solo provoca fatica fisica, ma aumenta anche il rischio di incidenti sul lavoro e di errori, poiché il corpo non riesce a stabilire un ritmo stabile.
Dormire in modo irregolare ha ripercussioni dirette sulla produzione di ormoni vitali. Una riduzione della melatonina, l’ormone del sonno, e un abbassamento del picco di cortisolo al risveglio complicano l’inizio della giornata. Inoltre, la mancanza di sonno porta a un aumento della grelina, l’ormone della fame, e a una diminuzione della leptina, l’ormone della sazietà. Questo squilibrio ormonale si traduce spesso in una maggiore voglia di cibi zuccherati, specialmente durante la notte, accentuando ulteriormente problemi di salute e benessere.
La continua alterazione del sonno e dei pasti contribuisce a quella che è definita infiammazione cronica di basso grado, la quale può avere effetti deleteri sul cuore e sul metabolismo. I gruppi più vulnerabili includono coloro che lavorano in turni notturni, i giovani adulti e i neogenitori, oltre a chi è esposto a un’eccessiva illuminazione artificiale durante le ore notturne.
Il raggiungimento di un equilibrio tra le necessità biologiche e le richieste lavorative non dipende solo dalla disciplina personale. Migliorare questa armonia può portare a un incremento della vigilanza, a un miglioramento dell’umore e a una maggiore sicurezza nel lavoro. Per conseguire tale obiettivo, è essenziale adottare piccoli cambiamenti quotidiani.
Un protocollo di 14 giorni è efficace per ridurre gli effetti del jet-lag sociale. Nei primi tre giorni, è consigliabile anticipare la sveglia di 30 minuti nei giorni di riposo, dedicare 20 minuti alla luce solare al mattino e limitare l’uso di schermi almeno un’ora prima di coricarsi.
Tra il quarto e il settimo giorno, l’obiettivo è anticipare anche l’ora di sonno e mantenere pasti regolari. Negli ultimi giorni, è utile cercare di ridurre le differenze di sonno tra giorni lavorativi e di riposo, evitando recuperi eccessivi durante il fine settimana.
È fondamentale che le farmacie svolgano un ruolo attivo nel riconoscere e gestire il jet-lag sociale. I farmacisti possono effettuare screening mirati per valutare i problemi di sonno e suggerire strategie per migliorare il benessere generale.
Un consulto tempestivo può rivelarsi decisivo per chi presenta sintomi persistenti, come sonnolenza e irritabilità.