Mammografia vs Lavaggio duttale, Intervista con Susan Love M.D

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Che cos’è il lavaggio duttale? A cosa serve? Ce lo dice Susan Love, professore aggiunto di Chirurgia presso l’UCLA e il direttore medico della fondazione per il cancro al seno Susan Love MD, un’associazione non profit votata all’eliminazione del cancro al seno.

È lei l’autrice di “Il libro del seno di Susan Love” e “Il libro dell’ormone di Susan Love”.

I limiti della mammografia

Il problema è che la mammografia non è perfetta. Noi vorremmo che lo fosse ma ciò che la mammografia fa è fare una foto del seno. Guarda le ombre e, a seconda della densità del tessuto del tuo seno, può vedere attraverso esse bene o male. In alcune donne il tessuto è così denso che non riesce a vedere i tumori.

È come cercare un orso polare nella neve, può essere che non lo si veda.

In altre persone i tumori sono così aggressivi che si sono già diffusi nel momento in cui si vedono con la mammografia. In altre persone sono così lenti che non li trovi. Al momento la mammografia, nelle donne sopra i cinquanta, cambierà la sopravvivenza del 30%. È molto ma non è il 100%. E nel restante 70% non fa davvero molta differenza.

È il miglior strumento che abbiamo. Penso che le donne dovrebbero farla, ma dovremmo anche lavorare quanto più duramente possiamo per ottenere qualcosa di meglio, per ottenere qualcosa che non funzioni solo nel 30% dei casi ma nel 80%, 90% o 100%.

A confronto con la mammografia. quali sono i vantaggi del lavaggio duttale?

Il problema della mammografia è che nel momento in cui vedi o senti un nodulo questo è già lì da 8o 10 anni, per cui quella che chiamiamo scoperta in anticipo in realtà è solamente una scoperta leggermente in anticipo e non realmente una scoperta preventiva.

Ciò di cui abbiamo realmente bisogno è ottenere di più molto prima nel processo. Non trovare tumori, ma trovare cellule che potrebbero diventare tumori un giorno così che possiamo deviarle al passaggio e non avere mai il tumore. Tutti i tumori al seno iniziano nel rivestimento dei dotti lattiferi, così se possiamo arrivare al rivestimento dei dotti lattiferi abbiamo l’opportunità di trovare cellule all’inizio del processo di sviluppo del tumore, prima che sia un cancro e forse fare qualcosa e rovesciare la situazione.

Il lavaggio duttale è un modo per farlo. Si tratta di un piccolo catetere che può essere inserito nel dotto lattifero, strizzato in acqua salata, e lava via le cellule e queste si possono guardare attraverso il microscopio e vedere cosa stanno facendo. È lo stesso modo in cui si effettua il pap test.

Che cosa le ha fatto pensare al lavaggio duttale?

Diciamo che continuava ad infastidirmi il fatto che eravamo così in ritardo nel processo e che il tumore al seno inizia veramente nei dotti lattiferi.

Il latte esce in una direzione, perché non potevamo andare nell’altra? Ero sorpresa nel vedere che c’era così poca ricerca sui dotti lattiferi; nessuno conosceva l’anatomia dei dotti, nessuno sapeva quanti fori c’erano nel capezzolo.

Mi sono presa un’assistente di ricerca e siamo andate ad un incontro di donne che allattavano al seno, contato e mappato i fori nel capezzolo perché è il momento in cui li puoi vedere, ma nessuno aveva fatto questo prima.

Così avevamo pensato al seno come ad un intero organo piuttosto che ad un insieme di sistemi duttali. Quando cominci a pensare che solo un sistema duttale prende il cancro, allora questo cambia il modo in cui approcci la malattia.

Come concepisce un sistema duttale?

Quando contrai il cancro al seno lo prendi solo in un sistema duttale, non al seno intero. La mia speranza è che con il lavaggio duttale passeremo al livello successivo e saremo in gradi semplicemente di strizzare fuori qualcosa dal sistema duttale, pulirlo e non arrivare mai all’operazione, alla radioterapia e alla chemioterapia.

Quando per la prima volta ha fatto scendere acqua salata ed è arrivata a queste cellule come è stato? Ha visto le cellule pre-tumorali?

Be’, all’inizio abbiamo cominciato a guardare lungo il dotto con uno strumento ottico, in realtà circa dieci anni fa. Potevi guardare nel dotto ma era facile perdersi perché ha un sacco di ramificazioni, come una radice. E allora ho deciso che pulire con acqua il dotto poteva essere meglio, mi sono guardata dietro e ho scoperto che non ero stata la prima a pensarla così.

Pensiamo sempre di avere queste meravigliose idee ma in realtà la prima persona a pensarci è stato un ragazzo in Uruguay negli anni ’40 che fece qualcosa che chiamò risciacquo duttale, strizzò alcuni fluidi lungo i dotti e gli furono restituite cellule. Successivamente fu George Papanicolau che, negli anni ’50, strizzò il capezzolo e ottenne piccole cellule. E qualcun altro provò negli anni ’70. Così ho realizzato: primo, che era fattibile e, secondo, che non ero stata la prima a pensarci.

Ma la parte difficile era inserire correttamente il catetere in modo che potessimo strizzare il liquido e farlo tornare indietro ancora. I dotti si allargano molto quando allatti al seno, improvvisamente diventano più grossi e possono portare molto più latte. Così, quando metti dentro l’acqua salata, si espandono e si è in grado di far tornare ancora indietro l’acqua salata. Per scoprire l’intera procedura ci sono voluti anni.

Per chi dovrebbe essere utilizzato il lavaggio duttale?

Al momento penso che il lavaggio duttale è il migliore nelle donne che sono ad alto rischio di cancro al seno o hanno il cancro ad un seno e vogliono monitorare l’altro.

L’utilità del lavaggio duttale per la scoperta preventiva del cancro al seno è ancora sotto studio.