Microonde non termiche: una nuova frontiera nell’inattivazione virale

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La lotta contro i virus respiratori ha acquisito una nuova dimensione grazie a recenti scoperte scientifiche.

Uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Infection ha messo in luce l’efficacia delle microonde non termiche nell’inattivare virus come SARS-CoV-2, H1N1 e H5N1. Queste ricerche rappresentano un potenziale significativo per le strategie di prevenzione e controllo delle infezioni in ambienti chiusi, rispondendo a una necessità crescente emersa durante la pandemia di COVID-19.

Un’analisi dettagliata delle microonde non termiche

Le microonde non termiche operano in uno spettro elettromagnetico che va da 300 MHz a 300 GHz, utilizzando un meccanismo di assorbimento risonante a microonde (MRA).

Questo processo genera oscillazioni risonanti che creano stress meccanico sulle particelle virali, compromettendo la loro integrità strutturale e inibendo il potere patogeno. La ricerca ha revisionato 304 articoli scientifici, analizzando prove di sicurezza, efficacia e applicazioni pratiche di questa tecnologia innovativa.

Come sottolineato da Silvio Brusaferro, professore dell’Università di Udine e autore dello studio, la pandemia ha evidenziato l’importanza di sviluppare nuove strategie per affrontare la trasmissione aerea dei virus.

L’irradiazione a microonde non termica emerge come un metodo promettente, che non solo inattiva i virus, ma preserva anche l’integrità dei tessuti umani. Ciò rende questa tecnologia particolarmente interessante per ambienti sanitari e altre situazioni ad alto rischio.

Studi indipendenti e validazione della tecnologia

Diverse ricerche indipendenti, condotte da istituzioni come l’Ospedale Militare del Celio e le Università di Milano e Genova, hanno confermato l’efficacia della tecnologia E4Shield, sviluppata dalla società italiana e4life.

Questi studi hanno dimostrato che le microonde non termiche possono inattivare oltre il 90% dei virus respiratori, rappresentando un potenziale significativo per ridurre la diffusione delle infezioni in ambienti chiusi.

Gaetano P. Privitera, professore emerito di Igiene e Medicina preventiva dell’Università di Pisa e coautore dello studio, ha evidenziato come l’irradiazione a microonde non termica possa essere scalabile e adattabile a diverse situazioni, rendendola una soluzione praticabile per migliorare la sicurezza degli ambienti interni.

Questo approccio non solo affronta le sfide immediatamente legate alla pandemia, ma offre anche una visione a lungo termine per la salute pubblica.

Implicazioni per il futuro della prevenzione delle infezioni

Le scoperte riguardo alle microonde non termiche pongono interrogativi interessanti su come le tecnologie innovative possano trasformare le strategie di prevenzione delle infezioni. La ricerca continua a esplorare nuovi orizzonti, e i dati ci raccontano una storia interessante riguardo alla possibilità di integrare questa metodologia nei protocolli di sanificazione degli ambienti, specialmente in luoghi ad alta affluenza.

Con l’aumento della consapevolezza riguardo alla trasmissione aerea dei virus, è fondamentale che i responsabili della salute pubblica e i decisori considerino queste tecnologie come parte integrante delle loro strategie.

In conclusione, l’uso di microonde non termiche per l’inattivazione dei virus respiratori apre la porta a nuove opportunità per migliorare la salute pubblica e gestire le pandemie future. La continua validazione di questa tecnologia attraverso studi scientifici è essenziale per garantirne la sicurezza e l’efficacia nell’uso pratico.