Obbligo di indicazione dell’origine per alimenti in Italia fino al 2026

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Il panorama alimentare italiano sta subendo un’importante trasformazione, grazie a un recente decreto interministeriale che impone l’obbligo di indicare l’origine su numerosi prodotti.

Questa nuova normativa, valida fino al 31, interesserà non solo il riso e le paste alimentari di grano duro, ma anche i derivati del pomodoro, i sughi, le salse, così come tutti i tipi di latte e i latticini. Infine, anche le carni di ungulati domestici saranno soggette a questa regola.

Il valore della tracciabilità alimentare

Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato l’importanza di conoscere l’origine dei prodotti alimentari.

Secondo Lollobrigida, comprendere da dove proviene il cibo che si acquista è un diritto fondamentale per i consumatori. Questo decreto non solo garantisce maggiore trasparenza, ma è anche un modo per riconoscere il lavoro degli agricoltori e degli allevatori italiani.

Un diritto dei consumatori

Il concetto di conoscenza dell’origine alimentare è particolarmente rilevante nel contesto attuale, dove i consumatori sono sempre più attenti alla qualità e alla provenienza degli alimenti. La trasparenza delle informazioni permette di fare scelte più consapevoli, a favore di prodotti di alta qualità e dal valore etico.

Il decreto rappresenta quindi un passo avanti nella protezione dei diritti dei consumatori.

Impatto della normativa sul settore agroalimentare

Questa iniziativa è stata accolta con favore da molti attori del settore agroalimentare, in particolare da Coldiretti, l’organizzazione agricola più grande d’Italia. Secondo loro, la proroga dell’obbligo di indicazione dell’origine alimentare è un riconoscimento del ruolo dell’Italia nella promozione della trasparenza e della sicurezza alimentare. Coldiretti ha affermato che oltre l’80% della spesa alimentare è ora coperta da indicazioni chiare sull’origine dei prodotti.

Un passo verso l’Europa

Non solo a livello nazionale, ma Coldiretti sta anche spingendo per una legge a livello europeo che imponga maggiore trasparenza su tutti i prodotti alimentari commerciati nell’Unione Europea. Questo sforzo è motivato dalla necessità di combattere l’inganno dei prodotti esteri che vengono spacciati per made in Italy, un fenomeno che può verificarsi a causa delle lacune nel codice doganale europeo.

Le preferenze dei consumatori italiani

Un’indagine condotta da Coldiretti/Censis ha rivelato che l’87% degli italiani dà grande importanza all’italianità dei prodotti alimentari. Questo dato indica una forte preferenza per gli alimenti locali, con i consumatori disposti a pagare un prezzo maggiore per garantire qualità e sicurezza. Anche durante periodi di crisi economica, gli italiani continuano a prioritizzare la qualità dei cibi che portano sulle loro tavole.

In conclusione, il decreto che impone l’indicazione dell’origine non è solo una questione di etichettatura, ma un vero e proprio impegno verso una maggiore trasparenza alimentare e una protezione dei diritti dei consumatori.

Con queste nuove regole, l’Italia si conferma leader nel garantire la qualità e la sicurezza dei propri prodotti agroalimentari.