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Durante l’estate scorsa, una notizia ha catturato l’attenzione di molti sui social media: la creazione di un gel innovativo capace di rigenerare la cartilagine, promettendo di eliminare dolori articolari e la necessità di protesi.
Tuttavia, dietro questa affermazione si cela un prodotto già noto: il ChondroFiller, un gel a base di collagene sviluppato in Germania e commercializzato dal 2013.
Inizialmente, molti post sui social hanno tratto in inganno, suggerendo che si trattasse di un trattamento miracoloso per la cartilagine danneggiata. In realtà, il gel viene utilizzato in contesti chirurgici specifici e non garantisce una crescita autonoma della cartilagine, ma piuttosto un supporto alla sua rigenerazione.
Secondo il dottor Daniele Comba, ortopedico esperto e presidente del Gruppo CO.GI.TO, la medicina moderna si basa sull’Evidence-Based Medicine (EBM), che implica l’utilizzo di evidenze scientifiche concrete. Questo approccio è fondamentale anche nel settore della rigenerazione cartilaginea, una delle aree di ricerca più attive in medicina ortopedica.
Numerosi studi hanno investigato le varie sostanze e tecniche per affrontare il problema del danno cartilagineo, che colpisce una porzione significativa della popolazione mondiale.
Si stima che tra il 20% e il 30% delle persone possa soffrire di questo disturbo, e con l’aumento dell’età media, la necessità di trattamenti efficaci cresce di pari passo.
Un aspetto cruciale della ricerca è la limitata capacità di replicazione dei condrociti, le cellule della cartilagine. A differenza di altri tessuti, la cartilagine ha una rigenerazione complessa, rendendo difficile il lavoro degli scienziati nel trovare soluzioni efficaci.
La ricerca si sta quindi orientando verso approcci più innovativi, come l’uso di cellule mesenchimali, che hanno mostrato potenzialità per trasformarsi in diversi tipi di tessuto.
Una delle tecniche più promettenti è quella delle microfratture, sviluppata negli anni ’90 dal chirurgo Richard Steadman. Questa procedura prevede la creazione di piccoli fori nell’osso sottostante la cartilagine danneggiata, causando un sanguinamento controllato che rilascia cellule e fattori di crescita.
Le cellule mesenchimali intrappolate nel coagulo possono così stimolare un processo riparativo, generando un tessuto simile a quello cartilagineo.
Nonostante questa procedura abbia mostrato risultati incoraggianti, il tessuto prodotto è una forma di fibrocartilagine e non la cartilagine ialina originaria, il che significa che non possiede le stesse proprietà meccaniche. Tuttavia, può comunque contribuire a una significativa riduzione del dolore articolare.
Oltre alle microfratture, i ricercatori stanno esaminando altre strade, come il trapianto di condrociti coltivati in laboratorio, ma i risultati iniziali non sono stati all’altezza delle aspettative.
Oggi, l’attenzione è rivolta all’uso di centrifugati di tessuti ossei e cartilaginei, creando un ‘impasto biologico’ che potrebbe avere effetti benefici nel trattamento delle articolazioni danneggiate.
Un’altra area di studio è quella delle iniezioni di sostanze protettive direttamente nelle articolazioni. Questi trattamenti mirano a ridurre i processi degenerativi, utilizzando materiali biologici che potrebbero rallentare il deterioramento della cartilagine. Prodotti come il ChondroFiller si inseriscono in questa categoria, fungendo da barriera protettiva e creando un ambiente favorevole alla riparazione del tessuto.
Ogni nuovo trattamento deve essere rigorosamente testato per garantirne l’efficacia, attraverso studi clinici che confrontano i risultati dei diversi approcci. Secondo Comba, ad oggi non esiste una tecnica che si dimostri superiore alle altre; i risultati si equivalgono, rendendo fondamentale considerare anche il costo e la sostenibilità delle diverse opzioni terapeutiche.
Inizialmente, molti post sui social hanno tratto in inganno, suggerendo che si trattasse di un trattamento miracoloso per la cartilagine danneggiata.
In realtà, il gel viene utilizzato in contesti chirurgici specifici e non garantisce una crescita autonoma della cartilagine, ma piuttosto un supporto alla sua rigenerazione.0