Ricerca, fra Dna e Big data a Milano la ‘Bollywood’ dell’Ifom si prepara per il Diwali

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(Adnkronos) – Lunedì 20 ottobre per loro – e per circa un miliardo di persone in tutto il mondo – sarà un giorno speciale: la 'festa delle luci', il Diwali, un giorno per pensare ancora di più all'amata India lontana.

C'è una piccola 'Bollywood della ricerca' all'Ifom di Milano. E' la comunità di scienziate e scienziati indiani che ha scelto i laboratori dell'Istituto di oncologia molecolare di Fondazione Airc per realizzare i propri progetti. Insieme celebreranno nella metropoli lombarda la sentita ricorrenza che cade nel 14esimo giorno di luna calante, nel mese lunare di Karttika (fra ottobre e novembre). La 'luce' che li illumina non è solo quella della tradizione, ma la passione scientifica che li ha portati fino in Italia a condurre i loro studi.

Quest'anno, poi, il Diwali sarà arricchito dalla visita del Console generale dell'India a Milano, Lavanya Kumar, che vanta un background scientifico, e andrà in istituto per conoscere le attività a cui stanno contribuendo, spiegano all'Adnkronos Salute. La comunità di 280 ricercatori Ifom si compone per il 25% di stranieri, provenienti da 30 Paesi del mondo. Gli scienziati indiani – in tutto 10, di cui 3 donne e 7 uomini in forze attualmente nei laboratori del centro milanese – si distinguono per densità e continuità nel tempo (per un totale di 50 talenti provenienti negli ultimi 15 anni dal subcontinente).

Età media 30 anni, laureati prevalentemente in biologia e in medicina, ma anche in ingegneria e in informatica, competenze apprezzate per la caccia a nuove cure contro il cancro in Ifom. Tra Dna e Big Data, molti di loro sono 'fioriti' nell'istituto e hanno poi proseguito il proprio percorso – spesso assumendo posizioni di leadership – in altri Paesi, o sono tornati in India, oppure sono rimasti in Italia, mettendo anche radici permanenti di famiglia nel Belpaese.

Bhat e Narayani Ganesh, per esempio, hanno ottenuto insieme un dottorato in Ifom nel 2012 e, una volta terminato, hanno scelto di rimanere a Milano: lui proseguendo il suo percorso di ricerca in neurobiologia al San Raffaele, lei come docente di scienze al Collegio San Carlo. "Nostra figlia ha 7 anni – racconta Narayani – frequenta la seconda elementare e va in una scuola italiana; parla fluentemente sia inglese che italiano. Si sta integrando bene, imparando nuovi sport e altre attività".

Bhat fa un bilancio della sua esperienza meneghina. A colpirlo è "come le persone riescano a mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata e, allo stesso tempo, eccellere nella ricerca accademica. E' uno degli aspetti più apprezzabili della ricca cultura della ricerca europea". Quanto al contributo dei professionisti indiani alla scienza tricolore, "noto che gli studenti sono molto competitivi e laboriosi, con una forte ambizione di eccellere nella ricerca, e Ifom ne è certamente una prova.

Come indiani abbiamo forti valori culturali e morali che cerchiamo di mantenere ovunque ci troviamo". Nella vita a cavallo fra due mondi, Bhat riserva un posto speciale alla cucina italiana: in cima alla lista dei piatti del cuore mette "gli spaghetti aglio, olio e peperoncino, seguiti da tanti altri come le tagliatelle ai funghi porcini, la polenta con gorgonzola", sorride. Ma cosa attrae questi talenti all'ombra della Madonnina lo spiega Ramveer Choudhary, uno dei ricercatori 'storici' della comunità, approdato in Ifom nel 2014 col suo bagaglio di conoscenze in biologia molecolare e microscopia maturato in un colosso della ricerca indiano, il National Centre for Biological Sciences.

Segni particolari: conosce Milano più di un milanese, ormai. Per lui le parole chiave sono "scambio interdisciplinare e innovazione", in un ambiente "collaborativo, ricco di risorse e internazionale". Sempre in prima linea per attività di volontariato (come al Pane Quotidiano) e iniziative sportive tra cui maratone, Ramveer nel polo che ha sede nel cuore dello Scalo di Porta Romana, ha incontrato anche l'amore: la sua attuale moglie, una scienziata di Bolzano ora a Cambridge.

La loro storia continua a distanza, come tante nel mondo multiculturale e 'globetrotter' di chi fa ricerca. Ramveer è un esperto di Dna: studia com'è organizzato dentro le cellule, osserva le piccole curve e i giri che lo aiutano a sistemarsi bene e a funzionare correttamente ed esplora in particolare le specifiche proteine che mantengono stabile questa struttura. Quando queste proteine non funzionano, "il Dna può danneggiarsi, un problema chiamato instabilità genomica, che può portare al cancro".

L'ultima arrivata nella comunità Ifom dal subcontinente è Moulikta Sanjeev, 25 anni. E' qui dal 2024 e spiega di aver trovato "un ambiente dove ognuno è rispettato per l'unicità che porta". Specializzata in biologia quantitativa, lavora in un laboratorio che, usando modelli matematici insieme a dati sperimentali, cerca di capire il checkpoint mitotico (il meccanismo che controlla la divisione cellulare) e l'adattamento delle cellule ai farmaci antimitotici, alla base della resistenza farmacologica.

Dietro ogni storia di integrazione riuscita, spiegano dall'Ifom, c'è un supporto sistematico, che fa la differenza: una volta arrivati in suolo italico (e spesso anche prima di arrivare), al termine di un viaggio lungo migliaia di chilometri, i ricercatori vengono accolti sotto l'ala del Welcome Office, struttura creata ormai 13 anni fa. La sua anima è Marina. "Mi ha guidato con il visto, mi ha aiutato a trovare alloggio", racconta il dottorando Thennavan Jayaraman, 26 anni.

E anche Moulikta elenca una lunga lista di pratiche: "Nulla osta, contratti, guest house gratuita per un mese, attivazione del codice fiscale, ricerca di un appartamento, apertura di un conto in banca. Praticamente tutto". Marina ha 'assistito' anche la nascita di tre bambini figli di ricercatrici e ricercatori indiani, colmando il 'canyon linguistico' in ospedale e la lontananza degli affetti familiari cruciali in quei momenti. Ora questi piccoli sono sparsi nel mondo, "zia Marina" resta nel loro cuore.

E poi ci sono i momenti conviviali. "Le pause caffè in Ifom sono un'ottima occasione per condividere", racconta Thennavan. "Ho cucinato piatti di casa mia e assaggiato i loro". E da milanese adottivo "ho iniziato a fare colazione con caffè e brioche e adoro l'aperitivo". Per il Diwali però il menu sarà rigorosamente indiano, proposto dalle ricercatrici e dai ricercatori allo chef della mensa per condividere le proprie radici con tutta la comunità Ifom.

"Stiamo pianificando di vestirci in abiti tradizionali e offrire dolci", racconta Moulikta per il suo primo Diwali lontano da casa. "Bilanciare la mia identità – commenta Ramveer – significa celebrare le mie tradizioni abbracciando le usanze italiane. Il rispetto reciproco è centrale". Nell'istituto milanese i dottorandi restano 3-5 anni, poi ripartono verso altri laboratori, altri Paesi. Ma i legami restano. "La comunità indiana in Ifom è sempre stata un supporto – dice Rajagopal Papagudi, ricercatore sostenuto da una borsa Airc – Poter parlare nella mia lingua madre mi ha aiutato significativamente".

Così come, aggiunge Thennavan, l'apertura verso i colleghi italiani ("mi hanno aiutato enormemente a integrarmi"). Il consiglio per chi vuole venire a lavorare in Italia? "Siate aperti – dice Ramveer – cercate collaborazioni, approfittate dei sistemi di supporto. Costruire sia expertise scientifica che comprensione interculturale renderà il viaggio gratificante".
—salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)