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Negli ultimi anni, il tema del riconoscimento delle qualifiche professionali nel settore sanitario ha acceso un vivace dibattito, soprattutto per quanto riguarda gli odontoiatri formati all’estero.
È di recente attualità la posizione di Andrea Senna, presidente della Commissione Albo Odontoiatri Nazionale, il quale ha sollevato forti preoccupazioni riguardo alla possibilità per questi professionisti di esercitare in Italia. Senna ha chiesto una revisione chiara della normativa attuale, che consente loro di operare temporaneamente senza un riconoscimento formale delle qualifiche. Ma ci chiediamo: è davvero giusto che professionisti senza un adeguato controllo possano trattare la nostra salute?
La normativa attuale offre due percorsi per i professionisti non UE che desiderano esercitare in Italia. Da un lato, c’è il riconoscimento delle qualifiche attraverso il Ministero della Salute; dall’altro, esiste la possibilità di esercitare temporaneamente presentando un’istanza alle Regioni. Questa seconda opzione, introdotta inizialmente in risposta all’emergenza sanitaria legata al Covid-19, è stata prorogata fino al 31 dicembre 2027. Nella sua lettera, Senna mette in luce come la situazione attuale rappresenti un potenziale rischio per la salute pubblica, sottolineando che la disponibilità di odontoiatri in Italia è più che sufficiente per garantire un’assistenza adeguata ai cittadini.
Inoltre, Senna evidenzia la necessità di una sorveglianza più rigorosa sulla formazione dei professionisti provenienti dall’estero. Attualmente, la loro pratica in Italia avviene senza l’iscrizione agli Albi, creando interrogativi sulla qualità e l’affidabilità delle competenze presentate. Senza controlli adeguati, si rischia di compromettere la sicurezza dei pazienti, un aspetto cruciale in un settore così delicato come quello odontoiatrico. Ma come possiamo garantire la sicurezza dei pazienti se non abbiamo un sistema di controllo efficace?
Un altro punto fondamentale sollevato nella lettera riguarda la mancanza di una sorveglianza deontologica e del potere disciplinare da parte degli Ordini professionali. Senna afferma che, senza l’iscrizione agli albi italiani, si crea un vuoto normativo che mina la credibilità della professione odontoiatrica e la sicurezza dei cittadini. La registrazione all’Albo non è solo una formalità, ma un processo cruciale che assicura che i professionisti abbiano le competenze necessarie per esercitare in modo sicuro ed efficace.
Non sarebbe ora di rivedere queste dinamiche e garantire un sistema più solido?
Conclude la sua missiva sottolineando l’importanza di un sistema di controllo robusto che protegga la salute pubblica e preservi la dignità della professione odontoiatrica in Italia. Solo attraverso un riconoscimento rigoroso delle qualifiche e una sorveglianza adeguata sarà possibile garantire che i pazienti ricevano le cure di cui hanno bisogno da professionisti qualificati e competenti.
Guardando al futuro, è essenziale che le autorità competenti prendano seriamente le preoccupazioni espresse da Senna e implementino misure appropriate per affrontare le carenze evidenziate nella lettera. Rivedere le normative esistenti e adottare procedure di controllo più severe potrebbe non solo migliorare la qualità dei servizi odontoiatrici in Italia, ma anche rafforzare la fiducia del pubblico nei professionisti del settore. Ma ci chiediamo: siamo pronti a fare il passo necessario per garantire una maggiore sicurezza e qualità nel nostro sistema sanitario?
Il tema del riconoscimento delle qualifiche e dell’esercizio della professione odontoiatrica da parte di professionisti con titoli esteri rimane un argomento complesso e delicato.
È fondamentale un dialogo costante tra le istituzioni, gli Ordini professionali e i rappresentanti del settore per trovare soluzioni che tutelino sia i diritti dei professionisti sia la salute dei cittadini. Solo così possiamo sperare in un futuro migliore per la professione odontoiatrica in Italia.