Riscaldamento: scaldare tutto!

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di Gianfranco Di Mare

Performance Engineer
 

Un riscaldamento evoluto riesce a portare al massimo grado di prestazione tutti i tessuti ed i metabolismi coinvolti nell’impegno che ci accingiamo ad affrontare; inoltre ottimizza le qualità neuromuscolari dell’atleta, richiamando schemi motorî evoluti e riducendo l’attività del sistema nervoso centrale al minimo necessario.

Ad esempio, rispetto alla condizione di riposo, un atleta ben caldo nota un (leggero) aumento della temperatura corporea; di conseguenza, molti hanno dovuto pensare (complice il termine stesso di riscaldamento) che scaldarsi fosse, insomma, una questione di diventare più caldi: ma questo è vero in parte.

È vero, comunque, che l’attività fisica porta ad un innalzamento della temperatura corporea; il riscaldamento non fa eccezione. Considerate, infatti, che circa il 60% dell’energia prodotta per alimentare l’attività muscolare viene convertito in calore.

Questo calore supplementare, quando non si accumula in quantità eccessive, ha in effetti grande utilità: a temperature leggermente più alte molti parametri vitali si modificano portandosi ad uno stato di maggiore efficienza:
il sangue diventa più fluido e scorre più velocemente nei piccoli capillari, riesce a scambiare più ossigeno ed a trasferire il calore stesso verso l’esterno del corpo con più efficacia; le sostanze coinvolte nella produzione di energia per la contrazione muscolare sono più attive; i muscoli sono più allungabili, e si contraggono con maggiore efficienza; i tendini lunghi scorrono con più facilità nelle loro guaine perché i nostri lubrificanti naturali sono più fluidi; …
Notate, però, che se queste trasformazioni dinamiche fossero sufficienti, per fare un eccellente riscaldamento basterebbe stare al sole, o coprirci fino a sudare… ci serve invece anche accelerare i biochimismi muscolari, ed un po’ di altre cosette che vedremo.

Restate caldi.