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La salute pubblica italiana si trova nuovamente al centro di un acceso dibattito grazie alla manovra finanziaria del 2026.
Le organizzazioni sindacali e le istituzioni sanitarie hanno lanciato un chiaro segnale di allerta riguardo al rischio di un definanziamento del sistema sanitario nazionale (SSN). In particolare, la CGIL e la Fondazione Gimbe hanno messo in evidenza come le risorse destinate alla sanità non siano sufficienti per affrontare le crescenti necessità della popolazione.
Secondo la segretaria confederale della CGIL, Daniela Barbaresi, la proposta di legge di bilancio per il 2026 prevede una riduzione preoccupante delle risorse destinate alla sanità pubblica.
Dal 2025 ad oggi, infatti, il finanziamento ha subito un abbattimento di quasi 0,5 punti percentuali del Prodotto Interno Lordo (PIL), corrispondente a circa 9 miliardi di euro in meno ogni anno. Questo trend di riduzione ha sollevato serie preoccupazioni riguardo alla sostenibilità del SSN.
Le stime del sindacato indicano che il fabbisogno sanitario nazionale raggiungerà i 136,5 miliardi di euro, pari al 6,05% del PIL.
Le previsioni per il 2026 non sono migliori, con un aumento previsto a 142,9 miliardi (6,15%). Si prevede che questo fabbisogno continuerà a crescere, con incrementi di 2,4 e 2,65 miliardi per il 2027 e 2028 rispettivamente. Nonostante ciò, il finanziamento del SSN è destinato a restare inadeguato, toccando nel 2028 un minimo storico del 5,93% del PIL.
Di fronte a questa situazione critica, la CGIL ha avanzato delle richieste precise per il futuro.
È fondamentale un incremento dei fondi di 10,5 miliardi per il 2026, 14,2 miliardi nel 2027 e 14,7 miliardi dal 2028, destinati a potenziare i servizi sanitari pubblici e favorire l’assunzione di personale qualificato. È necessario un intervento deciso per evitare che il sistema sanitario, già in difficoltà, venga ulteriormente compromesso.
Anche la Fondazione Gimbe ha confermato l’allerta riguardo al definanziamento strutturale della sanità.
Il presidente, Nino Cartabellotta, ha sottolineato come negli ultimi quattro anni il sistema sanitario abbia perso risorse equivalenti a una legge di bilancio. Rispetto al fondo sanitario effettivo e quello che si sarebbe potuto raggiungere mantenendo il finanziamento al 6,3% del PIL, il divario accumulato dal 2025 al 2026 ammonta a 17,5 miliardi di euro.
Durante le audizioni in Commissione Bilancio, il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani, ha evidenziato alcuni aspetti positivi della manovra, ma ha avvertito che non sono sufficienti per mantenere l’attrattività dell’Italia nel settore.
Farmindustria ha richiesto un ulteriore aumento della soglia per gli acquisti diretti e l’esclusione dei plasmaderivati dal conteggio della spesa soggetta a tetto. Inoltre, è stata proposta una riduzione dei tempi di accesso alle terapie e un incremento delle risorse destinate a prevenzione, immunizzazione e screening.
Infine, anche la presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), Barbara Mangiacavalli, ha richiesto maggiore chiarezza riguardo alla destinazione dei fondi per le assunzioni.
È essenziale che queste risorse siano distribuite in modo equo e che ci sia un piano strutturale di investimento per la formazione e lo sviluppo della professione infermieristica. Solo così si potrà garantire un servizio sanitario di qualità e in grado di rispondere alle necessità della popolazione.