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Il 16 ottobre ha segnato l’appuntamento annuale del ritiro dei sacerdoti diocesani, ospitato nel suggestivo tempio di San Nicolò.
Questo incontro ha rappresentato un’opportunità preziosa per la riflessione spirituale e la crescita comune. Il cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino, ha guidato la meditazione, invitando i partecipanti a considerare il tema “Leggere i segni dei tempi” a sessant’anni dalla promulgazione della Costituzione pastorale Gaudium et Spes.
La riflessione proposta dal cardinale Repole ha toccato punti cruciali riguardanti le sfide contemporanee che la Chiesa e la società affrontano.
Il tema di quest’anno è di particolare rilevanza, poiché invita i sacerdoti a riconoscere e interpretare i cambiamenti sociali e culturali che caratterizzano il nostro tempo. Repole ha sottolineato l’importanza di non rimanere passivi di fronte a queste trasformazioni, ma piuttosto di agire con consapevolezza e responsabilità.
Nel suo intervento, il cardinale ha esortato i presenti a sviluppare uno sguardo profondo sulla realtà, per cogliere le opportunità di evangelizzazione e di servizio che emergono dalle attuali difficoltà.
Ha invitato i sacerdoti a diventare testimoni attivi di speranza, trasformando le sfide in occasioni di crescita spirituale e comunitaria. Questa visione è in linea con il messaggio di Gaudium et Spes, che promuove l’idea di una Chiesa in dialogo con il mondo.
Per coloro che non hanno potuto partecipare all’evento, è stata annunciata la registrazione della meditazione, che sarà disponibile sul canale YouTube della diocesi di Treviso a partire da domenica 19 ottobre.
Questo permetterà a tutti di beneficiare delle riflessioni del cardinale Repole e di rimanere aggiornati sui temi trattati durante il ritiro.
Il cardinale ha concluso il suo intervento sottolineando l’importanza di mantenere viva la speranza e la fiducia nell’umanità, elementi fondamentali per affrontare le sfide odierne. La Chiesa è chiamata a essere una luce nel buio, un faro di speranza per coloro che si sentono smarriti o abbandonati.
Questo ritiro ha rappresentato non solo un momento di riflessione, ma anche un’opportunità per rinnovare l’impegno di ciascun sacerdote nei confronti della comunità e del mondo intero.