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Con l’avvicinarsi di dicembre, molte persone si sentono sopraffatte da un senso di stanchezza persistente.
Questo fenomeno, spesso definito crash out, rappresenta una fase in cui il corpo e la mente sembrano cedere sotto il peso delle pressioni quotidiane. In questo articolo, vengono analizzate le cause di questa condizione e forniti suggerimenti pratici per affrontarla in modo efficace.
Una delle motivazioni principali alla base del crash out è la diminuzione della luce naturale durante i mesi invernali. Le giornate più corte influenzano il funzionamento dell’ipotalamo, la parte del cervello che regola i ritmi circadiani, inclusi sonno e veglia.
La mancanza di luce solare riduce la produzione di melatonina, l’ormone del sonno, e di serotonina, che regola l’umore e l’energia. Di conseguenza, ci si può sentire più assonnati e privi di motivazione, come se si fosse in uno stato di semi letargo.
Aggiungendo a questa situazione, il freddo invernale richiede un maggiore dispendio di energie, poiché il corpo deve lavorare di più per mantenere la temperatura interna e sostenere il sistema immunitario.
Questo ulteriore sforzo può contribuire a una sensazione di affaticamento, rendendo difficile affrontare le sfide quotidiane.
Le neuroscienze hanno messo in luce che circa il 10% della popolazione italiana vive una stanchezza persistente che dura oltre sei mesi. La professoressa Mirta Fiorio dell’Università di Verona spiega che la fatica ha una funzione di protezione, ma può diventare problematica quando è costante e non si allevia con il riposo.
In effetti, il cervello può sovrastimare lo sforzo necessario per svolgere certe attività, rendendole percepite come più faticose di quanto siano realmente.
Inoltre, dicembre è un mese caratterizzato da impegni lavorativi e familiari che aggiungono ulteriore stress. Le scadenze di fine anno, le festività e le aspettative sociali possono intensificare il carico mentale, nonostante il corpo chieda di rallentare. Una ricerca di Mastercard ha rivelato che il 60% degli italiani desidera realizzare esperienze significative prima della fine dell’anno, creando una compressione di desideri e aspettative che può aggravare l’affaticamento.
Per affrontare la stanchezza di fine anno, è essenziale ridurre il carico e migliorare la qualità del recupero. Una delle prime raccomandazioni è quella di sincronizzare le abitudini quotidiane con i ritmi naturali. Esporsi alla luce naturale durante le ore centrali della giornata, anche in assenza di sole, è fondamentale per regolare la produzione di melatonina e serotonina.
Mantenere orari regolari di sonno e veglia è cruciale per consentire al cervello di stabilizzare i meccanismi di recupero.
Le micro-pause, brevi interruzioni lontano dallo schermo e dalle notifiche, favoriscono attivazioni del sistema parasimpatico, responsabile del rilassamento. Anche attività come la respirazione profonda o una camminata leggera possono contribuire a ridurre la tensione e migliorare la concentrazione.
La riduzione degli stimoli sensoriali è un’altra strategia efficace per il recupero mentale. L’assenza di input continui fornisce un vero e proprio detox cognitivo, aiutando a diminuire il sovraccarico e migliorare la chiarezza mentale.
Pratiche di attenzione consapevole, come l’osservazione dell’ambiente, possono interrompere il flusso di pensieri e migliorare la regolazione emotiva.
Infine, in un mondo sempre più connesso, il digital detox, anche se parziale, è fondamentale per ridurre la pressione informativa e le sollecitazioni emotive. Passare dalla FOMO (fear of missing out) alla JOMO (joy of missing out) permette di apprezzare il valore del tempo libero e di diminuire l’ansia da prestazione sociale.