Argomenti trattati
La diagnosi della sclerosi multipla (SM) ha compiuto un significativo progresso grazie all’aggiornamento dei criteri McDonald, recentemente pubblicato sulla rivista The Lancet Neurology.
Questi cambiamenti rivestono un’importanza cruciale per migliorare la tempestività e l’accuratezza diagnostica, consentendo ai medici di identificare la malattia in fasi più precoci e con maggiore precisione.
I nuovi criteri aggiornati si concentrano su tre aree principali, consentendo un approccio diagnostico più flessibile. Un aspetto rilevante è che ora è possibile diagnosticare la sclerosi multipla anche in presenza di segni di Sindrome Radiologicamente Isolata (RIS). Questa condizione si caratterizza per la presenza di lesioni visibili nella sostanza bianca del sistema nervoso centrale, evidenziate tramite risonanza magnetica, anche in assenza di sintomi clinici evidenti.
Un ulteriore cambiamento significativo è che non è più necessario dimostrare che le lesioni si siano sviluppate in momenti diversi, un concetto noto come disseminazione nel tempo (DIT). Attualmente, è sufficiente identificare lesioni in almeno due delle cinque aree principali del sistema nervoso centrale, rendendo la diagnosi più rapida e diretta.
Un ulteriore sviluppo significativo riguarda l’inclusione del nervo ottico come area anatomica da considerare per la diagnosi.
Questo elemento è ora valutato mediante tomografia a coerenza ottica (OCT), una tecnologia che consente di misurare lo spessore del nervo. Tale cambiamento offre una valutazione più completa dello stato del sistema nervoso centrale.
Le modifiche ai criteri diagnostici includono anche l’introduzione dell’analisi delle catene leggere kappa nel liquido cerebrospinale, fornendo strumenti aggiuntivi per una diagnosi accurata. Queste innovazioni risultano particolarmente rilevanti per i pazienti oltre i 50 anni, che presentano fattori di rischio vascolare, come ipertensione o diabete.
Per tali pazienti, si raccomandano criteri aggiuntivi per confermare la diagnosi.
L’obiettivo principale di queste revisioni è ridurre ulteriormente il tempo necessario per una diagnosi. Negli ultimi anni, il periodo medio per diagnosticare la sclerosi multipla si è notevolmente accorciato, passando da quattro anni nel 2001 a pochi mesi attualmente. Questa evoluzione è particolarmente rilevante, considerando che in Italia oltre 144.000 persone convivono con questa malattia, con una nuova diagnosi ogni tre ore.
Le nuove disposizioni mirano a semplificare l’interpretazione degli esami, in particolare della risonanza magnetica, e a rendere disponibili strumenti diagnostici meno costosi e invasivi, utili in contesti con risorse limitate. Questo è il risultato del lavoro di un comitato internazionale composto da esperti provenienti da 16 paesi, che ha considerato le reali esigenze dei pazienti, come l’accesso alle cure e la qualità della vita.
Il coordinamento dell’aggiornamento è stato affidato all’International Advisory Committee on Clinical Trials in Multiple Sclerosis, che ha collaborato con l’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e la sua Fondazione FISM. Questo nuovo approccio rappresenta un cambiamento significativo nella diagnosi della sclerosi multipla, poiché consente un accesso più rapido e preciso alle cure, in particolare nei casi più gravi.
Come sottolineato dal Prof. Mario Alberto Battaglia, Presidente della FISM, l’importanza di un intervento tempestivo non può essere sottovalutata.
Una diagnosi precoce può significare l’inizio immediato di trattamenti efficaci, migliorando notevolmente il decorso della malattia e il futuro dei pazienti.