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Se si soffre di disordini temporomandibolari, fibromialgia o altre forme di dolore cronico, è possibile che non sia mai stata considerata l’esistenza di problemi legati a apnee notturne.
Questa mancanza di attenzione può nascondere una causa significativa del dolore, la quale merita di essere esplorata in modo più approfondito.
È possibile svegliarsi più volte durante la notte senza una ragione apparente. Inoltre, sentirsi sempre stanchi al risveglio può essere un segnale di apnee notturne, una condizione in cui la respirazione si interrompe temporaneamente durante il sonno. Questo fenomeno porta a un sonno frammentato, creando una sensazione di affaticamento persistente durante il giorno.
Le apnee notturne non solo influenzano il riposo, ma possono anche avere ripercussioni sullo stato d’animo e sulla vita quotidiana. Frequenti episodi di irritabilità o ansia possono manifestarsi, così come un calo della libido. Questi sintomi sono spesso correlati alla privazione del sonno causata dalle apnee. Inoltre, la mancanza di sonno può portare a problemi di concentrazione e rendimento, rendendo attività come la guida o il lavoro potenzialmente pericolose.
Le apnee notturne, conosciute anche come OSAS (Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno), si manifestano attraverso interruzioni involontarie della respirazione durante il sonno. Tali interruzioni possono provocare micro-risvegli che disturbano il ciclo del sonno, con conseguente diminuzione dei livelli di ossigeno nel sangue. Questa condizione non solo causa stanchezza e sonnolenza diurna, ma può comportare effetti collaterali più gravi.
Studi recenti hanno evidenziato che la scarsa qualità del sonno è correlata a una sensibilità aumentata al dolore.
L’assenza di un adeguato riposo compromette la resistenza del corpo al dolore, aggravando condizioni esistenti come la fibromialgia e l’artrite. Inoltre, la riduzione dell’ossigeno nel sangue provoca uno stato di stress, che porta al rilascio di ormoni, tra cui il cortisolo, i quali possono incrementare la tensione muscolare e il dolore.
Uno studio condotto da Borsoi e colleghi ha rivelato che circa il 51% dei pazienti con ossigeno-saturazione notturna alterata (OSAS) non trattata presenta anche sintomi di disordini temporomandibolari.
Questo dato desta preoccupazione, considerando che le apnee notturne colpiscono oltre 11 milioni di italiani, ma solo una piccola percentuale di questi viene diagnosticata e trattata. Inoltre, il 21% di coloro che soffrono di apnee notturne presenta anche fibromialgia, evidenziando un numero allarmante di persone che potrebbero beneficiare di una diagnosi corretta.
Agire tempestivamente è fondamentale. In caso di sospette apnee notturne, è consigliabile utilizzare il test STOP-BANG.
Questo questionario è semplice e affidabile e aiuta a identificare i soggetti a rischio. Rispondere in modo onesto a queste otto domande consente di ottenere un punteggio indicativo, utile per stabilire se è necessario approfondire la questione con una polisonnografia, l’esame che conferma la diagnosi di apnee notturne.
Una volta confermata la diagnosi, sono disponibili diverse opzioni terapeutiche. La CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) rappresenta la terapia più comune per le forme gravi di apnee notturne.
Tuttavia, non tutti i pazienti riescono a tollerare questa terapia. Per coloro che non possono utilizzare la CPAP, esistono alternative come la mandibular advance therapy, che però può risultare controindicata per chi soffre di disordini temporomandibolari.
È fondamentale consultare un specialista in grado di valutare la situazione e suggerire la terapia più appropriata. In alcuni casi, una dieta può rivelarsi utile, soprattutto se l’obesità è un fattore aggravante. Adottare un approccio multidisciplinare è essenziale per affrontare efficacemente sia le apnee notturne che il dolore cronico.