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Un recente studio condotto dalla Sezione di Nutrizione Clinica e Nutrigenomica dell’Università di Roma Tor Vergata ha rivelato che seguire una dieta mediterranea a base di alimenti biologici per quattro settimane può apportare significativi benefici al microbiota intestinale.
La ricerca, finanziata dal Ministero della Salute, ha coinvolto 39 adulti sani, suddivisi in tre gruppi con diete differenti.
I partecipanti sono stati assegnati a tre gruppi: il primo ha seguito una dieta libera, il secondo una dieta mediterranea con alimenti convenzionali, mentre il terzo gruppo ha adottato la stessa dieta ma con cibi biologici certificati. Al termine delle quattro settimane, i ricercatori hanno riscontrato un incremento di batteri potenzialmente benefici nel microbiota intestinale del terzo gruppo, suggerendo che il consumo di cibo biologico possa favorire la salute intestinale.
L’aumento di batteri positivi è significativo poiché un microbiota sano è essenziale per prevenire infiammazioni, ossidazione e deficienze del sistema immunitario. Tuttavia, i risultati, sebbene promettenti, non devono essere interpretati come una prova definitiva che il biologico sia sempre superiore al convenzionale.
Secondo quanto affermato da Mattia Garutti, oncologo e nutrizionista del Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, è fondamentale raccogliere dati più completi su come la dieta biologica influisca non solo sul microbiota, ma anche su processi di invecchiamento e malattie specifiche.
Attualmente, tali dati risultano insufficienti e la letteratura scientifica suggerisce che le differenze nei residui chimici tra alimenti biologici e convenzionali siano trascurabili.
I fatti sono questi: studi condotti dall’Efsa, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, indicano che solo il 2% dei prodotti convenzionali presenta residui chimici oltre i limiti di sicurezza. Questo dato è inferiore rispetto a una percentuale dello 0,9% nei prodotti biologici.
Le cifre suggeriscono che i consumatori possono sentirsi sicuri nell’acquistare prodotti convenzionali, nonostante i prezzi più elevati dei cibi biologici.
La percezione che il cibo biologico presenti una superiorità nutrizionale rispetto a quello convenzionale è un tema dibattuto. Secondo Garutti, i dati scientifici indicano che, in alcune categorie di frutta e verdura, il biologico può mostrare un profilo nutrizionale migliore, mentre in altre il convenzionale può prevalere.
Anche la sostenibilità ambientale è un argomento controverso. Infatti, alcune coltivazioni biologiche richiedono più terreno e risorse, contraddicendo i principi di sostenibilità.
La priorità dovrebbe essere quella di aumentare il consumo di frutta e verdura, indipendentemente dalla loro certificazione. Dati dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che solo il 7% degli italiani riesce a raggiungere le cinque porzioni giornaliere raccomandate. Questo è un dato allarmante, considerando i benefici per la salute associati a una dieta ricca di vegetali.
Per migliorare la salute e ridurre il rischio di malattie, è cruciale concentrarsi su una maggiore assunzione di frutta e verdura piuttosto che sul dibattito tra biologico e convenzionale. Eliminare o ridurre il consumo di alcol e carne rossa può ulteriormente contribuire a una vita più sana.
I prodotti biologici e quelli convenzionali rivestono un ruolo significativo in una dieta equilibrata. È fondamentale che i consumatori siano informati e consapevoli delle scelte alimentari che fanno.