Epilessia: cos’è e quali sono le cause

Tag: epilessia
Condividi

Se è vero che ad oggi sono ancora molteplici le patologie di ordine neurologico per le quali non è stata ancora individuata una cura specifica, è vero anche che l’epilessia può essere compresa in questa cerchia.

Si tratta di un’affezione la quale, colpendo il sistema nervoso centrale, vede come propria manifestazione principale la comparsa delle cosiddette crisi epilettiche. Queste ultime sono definibili come una sorta di convulsioni che, nei casi più gravi, possono rendersi responsabili di perdite di coscienza più o meno prolungate.

In base a ciò che afferma l’Organizzazione Mondiale della Sanità a riguardo, pare che siano circa 50 milioni i pazienti che in tutto il mondo risultano esserne affetti, di cui una percentuale vicina all’80% vive in Paesi il cui reddito pro capite medio è davvero molto basso.

Epilessia: cos’è

Definire l’epilessia significa quindi individuare una malattia cronica non infettiva che si caratterizza per l’insorgenza delle crisi epilettiche, episodi di tipo involontario i cui segni evidenti sono costituiti dal mancato controllo dei movimenti e dalla perdita di coscienza. Le convulsioni possono interessare sia la totalità del corpo sia delle sue parti circoscritte. Per ciò che riguarda un numero nutrito di persone che ne sono affette, circa 6 su 10, non è possibile individuarne la causa specifica e si parlerà perciò di epilessia idiopatica.

Per tutti gli altri casi, al contrario, diversi potrebbero essere i fattori scatenanti, da aspetti inerenti la genetica fino ad arrivare ad infezioni cerebrali pregresse.

Da cosa è provocata?

Se per la maggioranza dei soggetti epilettici la malattia non può essere ricondotta ad una causa nota e circoscritta, diversi sono i fattori che potrebbero contribuire alla manifestazione delle crisi:
– tra le prime cause ci sarebbe predisposizione genetica. Si è infatti dimostrato nel corso degli anni che alcune tipologie di epilessia hanno una componente ereditaria;
– altra causa potrebbe essere ricercata in un trauma cerebrale, magari successivo ad un incidente stradale.

Ad apparire particolarmente pericolosi sono i traumi ostetrici, imputabili ad un’eccessiva compressione subita dal cranio del feto in occasione di un parto prolungato;
– fattore di rischio ulteriore è rappresentato dalla presenza di una patologia a livello cerebrale, come ad esempio un tumore al cervello.

Alcune ricerche sono giunte alla conclusione che, per tutti quegli individui che abbiano superato i 35 anni di età, l’ictus è inseribile tra le principali cause della malattia;
– a volte, l’epilessia è manifestazione secondaria di affezioni a carattere infettivo, tra cui l’AIDS e la meningite;
– in ultimo, non in ordine di importanza tuttavia, pare esserci una relazione piuttosto stretta fra l’epilessia e disturbi del neurosviluppo (autismo).

I sintomi

Contrariamente a quello che si potrebbe credere, le sindromi convulsive che affliggono i malati sono tra loro molto differenti.
Esse infatti possono essere suddivise in due distinte categorie:
Le convulsioni parziali. Una convulsione parziale può essere sia semplice che complessa. Rientrano nel primo genere formicolii e comparsa di allucinazioni. A differenza di quelle semplici, le convulsioni parziali complesse provocano perdita di conoscenza, insieme a gesti ripetuti come lo sfregamento spasmodico delle mani;
Le convulsioni generalizzate.

Analogamente alle convulsioni parziali, anche quelle generalizzate vanno catalogate in sottoinsiemi. Vi sono prima di tutto le manifestazioni toniche, riconoscibili dall’indurimento muscolare che ne consegue. Sottoclassi aggiuntive sono poi costituite dalle convulsioni cloniche e da quelle miocloniche. Aspetto identificativo di entrambe è dato da sussulti a livello delle braccia e delle gambe. Per tasso di gravità ed intensità, in cima alla lista vanno collocate le crisi tonico cloniche, la cui durata può raggiungere anche i 10 minuti.