Rabarbaro, una pianta digestiva e depurativa

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Il rabarbaro è una pianta appartenente alla famiglia delle Poligoniaceae.

Molto utilizzato e apprezzato in Oriente, il rabarbaro è decongestionante, digestivo, depurativo ed epatoprotettivo. Scopriamolo meglio.

Proprietà e caratteristiche del rabarbaro

Il rabarbaro contiene al suo interno la reina, principio attivo tipico della pianta, e i tannini, fibre di buona qualità. La pianta contiene anche pectine, crisofanolo, acido crisofanico, acido folico e gallico, che donano alla pianta le sue proprietà digestive, epatoprotettive, depurative e decongestionati.

Inoltre la parietina, un pigmento tipico di questa pianta, pare essere in grado di combattere le cellule leucemiche.

Il rabarbaro viene impiegato principalmente per trattare la stitichezza cronica, dato che agisce come lassativo naturale. La pianta, inoltre, fluidifica la bile e perciò è indicata nel trattamento delle malattie croniche del fegato.

Se assunto a piccole dosi, esercita un’azione digestiva dovuta alla sua azione stomachica. Infatti, è in grado di provocare un incremento della secrezione dei succhi gastrici. Dosi maggiori, invece, agiscono sull’intestino, inibendo l’assorbimento di acqua ed elettroliti, aumentando così il volume del contenuto intestinale.

In questo modo viene favorita la peristalsi intestinale, con un conseguente effetto lassativo.

Utilizzi

La parte utile del rabarbaro è la sua radice. Essa viene raccolta, fatta essiccare e poi viene sminuzzata per poter preparare dei decotti. Tali bevande sono utili per beneficiare degli effetti depurativi e lassativi della pianta.

La radice può essere anche utilizzata fresca, per sfruttare il suo estratto alcolico nella preparazione di liquori. Gli estratti alcolici sono utili anche per facilitare la digestione e per purificare e decongestionare l’organismo.

I decotti a base di radice di rabarbaro possono essere utilizzati anche esternamente per effettuare impacchi cicatrizzanti e per lenire ragadi ed emorroidi.

Controindicazioni

Il rabarbaro è sconsigliato in gravidanza, allattamento, a chi è affetto da ulcere gastriche, calcoli renali, emorroidi e nei bambini. Per via delle sue proprietà lassative e depurative, la pianta può irritare più del dovuto l’intestino.

L’utilizzo prolungato del rabarbaro, inoltre, può causare una perdita consistente di elettroliti, che a sua volta può portare all’inibizione della motilità intestinale.

Altri effetti collaterali sono edemi, aritmie e deterioramento osseo. Per questo si consiglia di assumere il rabarbaro per massimo due settimane.