Curcuma: gli effetti curativi e i possibili rischi per il fegato

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La curcuma è una pianta erbacea della famiglia delle Zingiberaceae, per questo motivo è parente dello zenzero, originarie entrambe dei paesi asiatici.

La curcuma, sotto forma di radice, polvere o integratori, ha conquistato un mercato molto ampio come rimedio naturale ed i suoi effetti sono in parte dimostrati dal suo largo uso nella medicina popolare indiana e asiatica, questo spiega la presenza e l’ampio utilizzo di numerosi integratori a base di curcuma e di tanti prodotti alimentari arricchiti con questo ingrediente per le sue proprietà benefiche salutistiche, utilizzata quindi come rimedio naturale per vari disturbi e patologie sia internamente che esternamente.

Proprietà curative della curcuma per il fegato

Lo stress ossidativo è considerato una delle cause principali di danno epatico che può essere indotto da numerosi fattori: alcol, droghe, infezioni virali, inquinanti ambientali, dieta scorrette ecc.

Uno studio condotto nel 2018 ha evidenziato la capacità della curcuma di migliorare la risposta cellulare allo stress ossidativo, tuttavia sono necessari ulteriori studi per approfondire meglio l’argomento.

La radice di curcuma contiene fino al 7% di curcumina in peso, ma la sua natura chimica la rende poco assorbibile e quindi l’assorbimento intestinale richiede un aiuto associandola ad alcuni grassi e alla piperina.

Alla curcumina vengono riconosciute qualità antinfiammatorie che potrebbero essere benefiche al fegato. Infatti, secondo alcuni studi clinici, proprio grazie alle sue comprovate qualità antiossidanti e antinfiammatorie, la curcumina apporterebbe benefici nella prevenzione e nel trattamento della steatoepatite non alcolica, conosciuta come “fegato grasso”, che si sviluppa prevalentemente in persone obese, con dislipidemia o con ridotta tolleranza al glucosio.

Inoltre, pare che la curcuma aiuti a disintossicare il fegato in quanto favorisce il lavoro di alcuni enzimi deputati alla depurazione epatica.

La curcumina è quindi una delle molecole più comunemente usate per proteggere il fegato.

Tutti gli effetti salutistici della curcuma: non solo per il fegato

Oltre ai vantaggi per alcuni disturbi epatici, alla curcuma sono state riconosciute numerose proprietà curative a vantaggio di:

  • obesità,
  • sindrome metabolica,
  • diabete,
  • artrite,
  • depressione,
  • varie patologie cutanee,
  • patologie dell’intestino,
  • sindrome premestruale,
  • sintomi post-menopausa,
  • uveite,
  • persino neoplasie.

La curcumina è fra le sostanze che hanno dimostrato di possedere dei reali effetti salutistici e in India la dieta tradizionale porta a consumarla quotidianamente come radice essiccata ed è oramai accertato che abbia un’azione anti-invecchiamento e antinfiammatoria, specie a livello delle giunture o nei casi di artrite reumatoide.

I rischi per il fegato degli integratori alla curcuma

Tuttavia, pur essendo un prodotto naturale, può presentare una serie di effetti collaterali anche importanti in soggetti predisposti: l’effetto più evidente è la produzione di più bile e la contrazione della cistifellea.

Stimolando la secrezione il flusso biliare nell’intestino, potrebbe essere una delle cause di epatite coleretiche dovute al dotto biliare che, strozzandosi, impedisce il flusso di bile in modo corretto.

Molti dei casi di epatiti colestatiche (ossia causate da stasi della bile nel fegato) regrediscono non usando prodotti a rischio, in altri casi, se il danno è esteso, purtroppo è il fegato a risentirne per primo perché la strozzatura del dotto crea una reflusso della bile che trova il fegato impreparato, causandone sofferenza.

Questi casi di epatiti potrebbero essere collegati a un abuso di questi integratori.

L’assunzione di integratori a base di curcuma è quindi controindicata nelle persone che soffrono di problemi alla cistifellea, in caso di occlusione delle vie biliari, in soggetti con disturbi della coagulazione del sangue, in gravidanza e durante l’allattamento.

Alla curcuma vengono riconosciuti effetti gastro-protettivi; tuttavia, dosaggi elevati possono avere l’effetto contrario e causare disturbi gastrici, nausea e diarrea.