Morte: cosa succede nel nostro corpo

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Per alcuni di noi, la morte è qualcosa che abbiamo visto solo in televisione o sul grande schermo.

La nostra percezione della morte è stata forgiata da attori che puntavano a premi in scene drammatiche sul letto di morte, o dai cattivi che venivano puniti da una scarica di proiettili. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sull’argomento.

La morte, tra fiction e realtà

Abbiamo posticipato le pagine di svolta dei best-seller per mantenere in vita i nostri eroi e abbiamo ascoltato il dolore di una perdita in radio.

La morte è anche sui giornali: celebrità che muoiono di overdose, principesse che muoiono in incidenti d’auto e persone comuni che muoiono durante attacchi terroristici. La morte è un concetto affrontato anche dai giovani studenti durante le lezioni di storia, cercando di capire l’impatto di milioni di morti a causa di guerre, malattie, disastri naturali o campi di concentramento.

Altri di noi vi hanno assistito da un punto di vista più vicino e personale.

Abbiamo perso nonni e genitori per malattie degenerative, abbiamo perso fratelli e amici in incidenti stradali o conosciuto qualcuno che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Fuggire e combattere la morte

Quando arriva, sembra spesso ingiusta. Potrebbe sembrare innaturale anche perché dal momento della nascita investiamo parecchie energie nel prevenire la morte. Riceviamo i vaccini dell’infanzia per non ammalarci. Sentiamo le severe raccomandazioni per guardare a destra e sinistra prima di attraversare.

Inghiottiamo i broccoli riluttanti i broccoli perché sappiamo che fanno bene. Diventando adolescenti, impariamo i fattori di rischio che potrebbero abbreviare le nostre vite, dal tabacco agli alcolici, al sesso non protetto e alla guida spericolata. E quando entriamo nell’età adulta, iniziamo a inghiottire vitamine e farmaci e ci iscriviamo a corsi strani in palestra e ai regimi di bellezza, nel tentativo di ingannare la morte.

Non è un avversario che possiamo battere né una battaglia da vincere.

È piuttosto una parte naturale della vita che prima o poi si verifica, perché i nostri corpi non sono fatti per durare per sempre. È anche l’evento che da significato alla vita. Si potrebbe dire che senza la scadenza non concluderemmo mai nulla. In questo modo, ci mette sotto pressione senza che noi ci sentiamo mai davvero pronti. Inoltre è una cosa misteriosa. Dopotutto, gli unici a saperne qualcosa non possono condividere le loro conoscenze.

Conseguenze biologiche della morte

La morte ha una serie di conseguenze sul corpo, dal punto di vista strettamente biologico. Questi effetti sono comuni a tutti gli esseri umani e sono oggettivi. Vanno al di là delle convinzioni etiche e religiose di ognuno su quanto accada, invece, alla parte spirituale della persona.

La prima conseguenza del decesso è l’algor mortis, cioè il raffreddamento del corpo. Segue il rigor mortis, l’irrigidimento del corpo.

Infine, il livor mortis, ovvero il ristagno di sangue nei tessuti, dovuto alla mancanza di circolazione.

La decomposizione tecnicamente comincia subito dopo la cessazione del battuto cardiaco. È infatti la conseguenza della mancata circolazione del sangue, che porta a ossidazione rapida. Ma i suoi effetti sono evidenti solo dopo alcune ore, se il corpo non è trattato correttamente.

Cosa si intende per morte

Innanzitutto bisogna specificare che esistono diversi tipi di morte.

Può sembrare strano, ma a seconda dell’aggettivo che facciamo seguire alla parola “morte” cambia il suo significato, anche di parecchio.

In generale, la morte è il contrario della vita. È la fine di tutti quei processi che caratterizzano un essere vivente. Sembra ovvio: una persona è morta quando il suo cuore smette di battere, il suo cervello non manda più stimoli, i suoi polmoni non gli consentono più di respirare e il sangue cessa di circolare.

Ma non sempre è così semplice definire quando un individuo è morto e quando non lo è e questo può portare a una serie di dilemmi etici e di problemi legali.

La morte cerebrale

La morte cerebrale è una condizione caratterizzata dalla cessazione di tutte le attività cerebrali, o, per essere più specifici, del tronco encefalico. Questa zona del sistema nervoso è quella che controlla le funzioni vitali come il battito del cuore, il respiro, la deglutizione, la pressione sanguigna.

Senza gli impulsi del tronco encefalico, non è possibile la vita. Ma un paziente cerebralmente morto può essere artificialmente tenuto in vita mediante un respiratore artificiale. Si tratta, dunque, di vera e propria morte?

In situazioni di questo tipo, siamo di fronte a un dilemma etico e scientifico. Tuttavia bisogna ricordare che, a differenza dello stato vegetativo, la morte cerebrale non ha possibilità di recupero e non c’è nessun segno di coscienza da parte del soggetto.

Non è più, quindi, vita come noi la intendiamo. Generalmente un paziente cerebralmente morto viene tenuto artificialmente in vita solo quanto basta per poter praticare il trapianto degli organi, se è un donatore.

La morte presunta

In questo caso, si tratta di una definizione legale più che scientifica. Si parla di morte presunta quando una persona è scomparsa, il corpo non è stato ritrovato ma c’è una serie di ragioni per cui è più probabile che sia deceduto piuttosto che semplicemente scomparso.

È possibile richiedere un certificato di morte presunta se sono passati dieci anni dalla scomparsa. Può sembrare una questione di lana caprina, ma dal punto legale non lo è. Solo se il soggetto è dichiarato legalmente morto, per esempio, i suoi beni possono essere spartiti. O, ancora, il coniuge può contrarre un nuovo matrimonio.