Vivere a lungo e in salute è questione di microbiota, ecco cosa fare

(Adnkronos) – La rivoluzione della longevità si nasconde dentro ognuno di noi. "L'invecchiamento umano è un processo complesso, che sappiamo essere certamente influenzato da fattori genetici, da fattori ambientali, dagli stili di vita. Ma negli ultimi anni l'attenzione della ricerca si è fortemente concentrata sul microbiota intestinale, l'enorme e variegata popolazione di microrganismi che abita il nostro intestino. Questo ecosistema, tuttavia, non è un ospite innocente, un semplice passeggero che si lascia trasportare passivamente, ma una vera e propria sala di controllo che influenza il nostro invecchiamento avendo un impatto formidabile sulla salute generale e sulla longevità. La scienza sta dimostrando che la vera sfida non è solo allungare la vita, ma allungare la vita vissuta in salute, la nostra 'healthspan'. E la chiave di volta è l'intestino". E' la riflessione dell'immunologo clinico Mauro Minelli, docente all'Università Lum e tra i precursori dello studio del microbiota con la Fondazione Medicina personalizzata, che il 15 ottobre sarà tra i relatori di un convegno alla Camera dedicato proprio al legame tra longevità e microbiota. "Quando invecchiamo, il nostro microbiota cambia: perde diversità e ricchezza, lasciando spazio a batteri diciamo 'meno amichevoli'. E tale squilibrio, noto come disbiosi, ha delle conseguenze devastanti sul nostro organismo", puntualizza Minelli all'Adnkronos Salute. "La prima – spiega – è rappresentata dall'intestino permeabile (leaky gut): la barriera intestinale, che dovrebbe proteggerci, diventa debole, permeabile. Questo consente a molecole potenzialmente dannose, come le tossine batteriche (Lipopolisaccaridi o Lps), di migrare dall'intestino contro il flusso sanguigno. Tali migrazioni – e siamo alla seconda conseguenza – scatenano l''inflammaging', uno stato di infiammazione cronica, di basso grado. Questo 'incendio interno' non è acuto, ma costante, e costituisce il terreno fertile per tutte le principali patologie croniche legate all'età: fragilità, malattie cardiovascolari, declino cognitivo. L'invecchiamento patologico è, in grandissima parte, inflammaging. La buona notizia è che siamo armati per combattere l'inflammaging". "Sappiamo che il microbiota non è un fattore genetico immutabile, ma sappiamo anche che risponde in modo estremamente dinamico intanto alla dieta, che è il nostro strumento di prevenzione più potente. E allora quali sono le armi di cui possiamo disporre? Inizierei dal butirrato – indica Minelli – che può essere considerato come la malta del muro intestinale. I batteri amici producono acidi grassi a catena corta, in particolare butirrato che è essenziale: è il nutriente principale delle nostre cellule intestinali e ripara costantemente la barriera. La perdita di produttori di butirrato è direttamente correlata all'aumento dell'inflammaging". Secondo l'immunologo, "investire sulla salute del microbiota è investire sulla longevità attiva della popolazione, riducendo l'onere dell'inflammaging sul nostro sistema sanitario". Quali sono le altre 'armi' che abbiamo per contrastare l'aumento dell'inflammaging? "I polifenoli 'supereroi', che sono sostanze naturali presenti in frutta e verdura, aventi proprietà antiossidanti e antinfiammatorie Ma la loro efficacia, ancora una volta, dipende dal microbiota che li trasforma. Ad esempio, i batteri intestinali metabolizzano gli ellagitannìni (come quelli delle melograne) in urolitine. Queste ultime hanno dimostrato di potenziare i meccanismi antinfiammatori e di amplificare le vie antisenescenza", rimarca Minelli. E poi c'è la dieta mediterranea, aggiunge, "dieta ricca di fibre e vegetali" che "agisce direttamente sul microbiota per contrastare la disfunzione della barriera intestinale e prevenire la fragilità negli anziani". L'immunologo chiede alla politica un impegno: "Il microbiota è un bersaglio terapeutico e un biomarcatore dell'invecchiamento. E' tempo che il decisore agisca per trasformare i dati scientifici in protocolli operativi di salute pubblica. E' necessario insegnare che l'assunzione di cibi come i prebiotici è un atto medico preventivo per sostenere i ceppi benefici come il Bifidobacterium, cruciali per la salute intestinale nell'anziano".
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Scritto da Adnkronos

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