Avanzamenti nella rete di Pancreas Unit in Italia

Un passo avanti significativo nella cura delle malattie pancreatiche: il nuovo modello di rete Pancreas Unit.

Negli ultimi anni, l’Italia ha compiuto passi significativi nella gestione dei pazienti affetti da patologie pancreatiche, sia oncologiche che benigne. Ma cosa significa tutto questo per i pazienti? Con l’approvazione di un documento strategico da parte del Ministero della Salute, è stata avviata l’implementazione di una rete di Pancreas Unit. Questa iniziativa ha come obiettivo quello di connettere centri specializzati secondo un modello multidisciplinare, per migliorare gli esiti clinici e garantire un accesso equo alle cure in tutto il Paese.

Un modello di successo dalla Lombardia

Un esempio emblematico di questo approccio si trova in Lombardia, dove nel 2022 è stata lanciata una rete composta da 14 centri Hub e numerosi Spoke. Ma quali sono i segreti del suo successo? Questa rete è stata sviluppata seguendo criteri rigorosi, come la multidisciplinarità, il rispetto di volumi minimi di attività, incontri clinici strutturati tra il team multidisciplinare e la presenza di case manager dedicati. E non è tutto: la formazione continua del personale e l’uso di piattaforme digitali per monitorare gli indicatori di qualità sono elementi essenziali per garantire standard elevati di assistenza.

Questo modello non solo ha già dimostrato la sua efficacia, ma rappresenta anche una guida preziosa per la Cabina di regia ministeriale, che intende espandere la rete di Pancreas Unit su scala nazionale. L’obiettivo? Ridurre la mobilità sanitaria e garantire equità territoriale, affinché ogni paziente possa ricevere cure appropriate e tempestive. Come afferma Silvia Carrara, presidente della Associazione Italiana Studio Pancreas (Aisp), “una rete ad alta specializzazione, connessa con il territorio, è l’unico modo per garantire cure tempestive e appropriate”.

Integrazione tra specialisti e priorità per la rete

Il successo di questo modello si basa sull’integrazione reale tra vari specialisti: gastroenterologi, endoscopisti, chirurghi, oncologi, radiologi, patologi, nutrizionisti e palliativisti. Ma come si possono superare le sfide di questa integrazione? Luca Frulloni, presidente della Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva (Sige), sottolinea l’importanza di questa collaborazione. Secondo Aisp e Sige, le priorità per rendere operativa la rete nazionale includono investimenti nella formazione di nuovi specialisti e l’attivazione e il finanziamento di registri clinici nazionali, utili per raccogliere dati real-world.

Inoltre, è fondamentale l’adeguamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) per includere procedure endoscopiche e radiologiche avanzate, attualmente non rimborsate. E non finisce qui: sostenere la ricerca multicentrica attraverso reti coordinate e piattaforme condivise è cruciale. Le due associazioni sono impegnate a promuovere questo percorso mediante attività di formazione, advocacy istituzionale, aggiornamenti scientifici e un forte legame con le associazioni dei pazienti. Solo così sarà possibile garantire una cura di qualità per i pazienti con patologie pancreatiche, contribuendo a migliorare la loro qualità di vita. Ma ci chiediamo: quanto è importante per noi avere un sistema sanitario che funzioni in modo così efficiente?

Scritto da Staff

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