(Adnkronos) –
Tempo di influenza e di malanni stagionali per i bimbi, fascia d'età più esposta agli attacchi dei virus per via della vita fra i banchi di scuola e degli stretti contatti con i coetanei. Lo conferma anche l'ultimo bollettino RespiVirNet sulle infezioni respiratorie acute: l'incidenza più alta resta fra i piccoli da 0 a 4 anni, "circa 21 casi per 1.000 assistiti". Ma come distinguere situazioni che richiedono un approfondimento medico dai classici e passeggeri fastidi del periodo autunno-inverno? "Di fronte a febbre e dolore, capita che i genitori vadano in ansia", osserva il pediatra Italo Farnetani, secondo cui è possibile "stilare una 'top ten' degli errori più frequentemente commessi. Evitandoli – assicura l'esperto all'Adnkronos Salute – si prevengono danni alla salute del bambino, paure da parte dei genitori e anche disservizi assistenziali, perché talvolta è proprio una valutazione errata a generare un accesso inutile al pronto soccorso, con il rischio di intasamento di questi reparti. In genere sono proprio i dolori addominali, la cattiva interpretazione del pianto e la febbre con un mal di testa che induce al sospetto di meningite i 3 casi che portano più spesso il bambino in pronto soccorso". Il primo capitolo affrontato da Farnetani riguarda proprio "gli errori sul dolore", in tutto 5, elenca il camice bianco dei bimbi, che ha affrontato il tema anche in occasione di un evento che si è svolto a Milano in questi giorni, 'Hot topics in pediatria, neonatologia e sociale'. Quando il punto dolente riferito dal piccolo è l'addome, "per non impaurirsi si controlli il movimento: più il bambino si muove, meno è grave il disturbo. Se c'è ad esempio l'appendice infiammata, tenderà a stare fermo per evitare di avvertire dolore toccandola e toccando le pareti dell'addome. Altro elemento dirimente è la durata: un dolore ricorrente che va e viene in genere non è un pericolo d'interesse chirurgico. Quando uno stato di sofferenza è continuo e supera un'ora, è da far visitare con una certa urgenza. Già dopo mezz'ora si può valutare di richiedere una visita. Se si prolunga anche più ore, il rischio che si tratti di qualcosa di più impegnativo sale". "La posizione conta – prosegue il pediatra – più è vicino all'ombelico meno è probabile che il motivo sia di interesse chirurgico. Potrebbe trattarsi di una difficoltà intestinale, anche di parassiti, o di problemi di tipo psicologico. Far fare un salto al bambino è un test che fa capire meglio l'entità del dolore: se il piccolo riesce a farlo bene, senza provare un aumento del fastidio, la situazione non è grave". Quando invece il dolore segnalato è mal di testa (punto secondo del decalogo di Farnetani), "va tenuto presente che fino a 6 anni i bimbi non sanno localizzare bene la sofferenza – magari indicano genericamente la testa, ma a far male sono le orecchie – e talvolta scambiano per dolore un giramento di testa o un senso di vuoto. Il consiglio è di consultare il medico ma senza corse d'urgenza". Altri errori frequenti? "Convincersi, in presenza di dolori agli arti, che un malessere possa essere inquadrato come 'dolori di crescita' – dice Farnetani – Questi ultimi non esistono e occorre valutare che all'origine non ci sia un trauma, un processo infiammatorio in corso, una malattia reumatica". Altro punto: il pianto, altra situazione che crea emergenza. "I genitori pensano quasi sempre che le lacrime siano per un dolore legato a malattia. E invece il bimbo, soprattutto quando è molto piccolo, non sapendo parlare, può piangere per comunicare qualcosa. Quando è più grande può farlo per ragioni di emotività". Come orientarsi? "Il pianto dovuto a malattia – descrive il pediatra – è un pianto non energico. E' piuttosto flebile, diminuisce di tonalità nel tempo". Altro tema insidioso: le coliche del lattante. "In linea di principio si può dire che non esistono. Se il bambino nei primi mesi ha un pianto lungo e inconsolabile, potrebbe essere che sta comunicando con l'ambiente esterno. E se i genitori si impauriscono, non colgono il senso del pianto e non danno una risposta, sicuramente questo pianto si prolunga, il piccolo tende a piangere più intensamente per sollecitare mamma e papà a comprenderlo". Il secondo capitolo, con altri 5 errori, è rappresentato dagli sbagli legati alla febbre. Ad esempio, la misurazione non corretta. "C'è – elenca Farnetani – la cosiddetta 'febbre da calura' che si presenta d'estate quando si è fuori e ci sono picchi di temperature. Se si sta in un ambiente a 39 gradi non si può pretendere che il bambino abbia una temperatura corporea a 37, come sarebbe ideale. Un'eccessiva sudorazione, l'attività fisica, l'alimentazione sono fattori che possono indurre in errore, facendo aumentare la temperatura corporea. Dopo il Covid i genitori hanno recepito meglio l'informazione che la temperatura normale può arrivare fino a 37,5 gradi e può aumentare o quando fa molto caldo oppure perché c'è un surriscaldamento dell'organismo, e questo capita ad esempio quando il bambino fa sport, è sudato e così via. In questi casi è sempre bene far riposare e misurare nuovamente la febbre". Una delle convinzioni inossidabili ha poi a che fare con "la cosiddetta 'febbre da denti': un falso mito – chiarisce il pediatra – C'è poi la circostanza in cui si ha febbre con mal di testa e rigidità nucale. Il sospetto va subito alla meningite. Può aiutare a dirimere le situazioni più dubbie il cosiddetto 'test della camminata': se il bimbo non riesce a stare in piedi e si affloscia o non riesce a muoversi senz'altro bisogna correre in pronto soccorso. Altro errore, quando c'è febbre, è non introdurre liquidi sufficienti, bere meno di quel che si dovrebbe. I genitori devono stimolare i figli a introdurre liquidi, anche provando con bevande che gradiscono di più, purché si idratino". Ultimo errore della top 10: vestire troppo il bimbo febbricitante. "E' corretto fare il contrario – avverte Farnetani – il bambino va alleggerito e così anche il letto in cui riposa, perché è importante consentire la dispersione del calore, che è una reazione all'attacco dei virus", la reazione di un organismo che li sta contrastando. Questo calore si mitiga "attraverso la sudorazione, la traspirazione della pelle". Il risultato di evitare questi errori, conclude l'esperto, "sarà una più attenta e serena gestione delle malattie dei figli. E' importante informare i genitori al riguardo in modo che sappiano cosa fare. Un consiglio va anche ai medici: devono usare i social per sensibilizzare e diffondere informazioni corrette da fonti autorevoli, evitando che questo venga fatto da persone senza competenza specifica o attraverso interventi di carattere commerciale".
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