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Negli ultimi anni, la cardiologia ha visto un’evoluzione significativa nelle tecniche interventistiche, con un focus crescente su metodi mininvasivi. Questa trasformazione ha reso possibile trattare le malattie delle valvole cardiache in modo più efficace, riducendo i rischi e i tempi di recupero rispetto alla tradizionale chirurgia a cuore aperto.
Oggi, è possibile affrontare patologie come la stenosi aortica e l’insufficienza mitralica con procedure che richiedono solo piccole incisioni, rendendo la chirurgia tradizionale una scelta sempre meno comune, specialmente per i pazienti più giovani.
Le nuove linee guida europee
Recentemente, le nuove linee guida europee presentate dalla Società Europea di Cardiologia (ESC) e dall’Associazione Europea di Chirurgia Cardiotoracica (EACTS) hanno posto un’accelerazione a questo cambiamento, enfatizzando l’importanza delle procedure transcatetere. Queste tecniche, infatti, consentono di riparare o sostituire le valvole cardiache attraverso cateteri, in genere passando dall’arteria femorale, il che significa meno invasività e un recupero più rapido per i pazienti.
Vantaggi delle procedure mininvasive
Il dottor Ciro Indolfi, già presidente della SIC, sottolinea come questi interventi portino a un recupero più veloce, spesso realizzati in anestesia locale, con degenze che si limitano a pochi giorni. Inoltre, i risultati sono comparabili, se non superiori, rispetto alla chirurgia tradizionale. Un aspetto rivoluzionario è che ora queste procedure sono considerate standard anche per pazienti più giovani, a prescindere dal loro rischio operatorio.
Focus sulla stenosi aortica
Una delle patologie più comuni trattate con queste nuove tecniche è la stenosi aortica, che in Italia colpisce circa un milione di persone. L’intervento di TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation) è diventato la pratica di riferimento per i pazienti a partire dai 70 anni, e non più esclusivamente per quelli oltre i 75. Questo approccio innovativo prevede l’impianto di una valvola biologica senza necessità di un intervento chirurgico invasivo.
Associazione con altre patologie
Un’altra scoperta interessante è l’associazione tra stenosi aortica e amiloidosi cardiaca, una condizione spesso non diagnosticata che è presente in oltre il 50% dei pazienti sottoposti a TAVI. Questo mette in evidenza l’importanza di una diagnosi accurata e tempestiva per garantire trattamenti efficaci.
Trattamento dell’insufficienza mitralica
Significativi progressi sono stati fatti anche nel campo dell’insufficienza mitralica, una condizione frequente nei pazienti con scompenso cardiaco. Le nuove raccomandazioni indicano le procedure di riparazione percutanea come la prima scelta per l’insufficienza mitralica secondaria. Queste tecniche utilizzano piccole protesi simili a micro-pinze metalliche per avvicinare i lembi della valvola, migliorando così la qualità di vita e aumentando la sopravvivenza.
Il ruolo dell’Heart Team
Un elemento cruciale delle nuove linee guida è l’importanza dell’Heart Team, un gruppo multidisciplinare composto da cardiologi, cardiochirurghi, anestesisti e altri specialisti. Questo approccio collaborativo è fondamentale per valutare in modo completo l’anatomia e le condizioni cliniche di ciascun paziente e per scegliere la strategia terapeutica più appropriata.
Nonostante i progressi, il accesso alle terapie mininvasive rimane limitato. Ogni anno, in Italia, più di 10.000 pazienti che potrebbero beneficiare della TAVI non ricevono il trattamento necessario, a causa di liste d’attesa e disparità regionali. È fondamentale garantire che il trattamento giusto venga fornito al momento giusto per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da malattie valvolari.
Le nuove linee guida rappresentano un passo importante verso l’ottimizzazione della diagnosi e del trattamento delle patologie valvolari, promuovendo un approccio sempre più personalizzato e basato su evidenze scientifiche.



