Translucenza Nucale e Autismo: Nuove Prospettive per una Diagnosi Prenatale Efficace

La translucenza nucale potrebbe fungere da indicatore precoce di autismo nei feti, secondo studi recenti.

Negli ultimi anni, la medicina prenatale ha registrato significativi progressi, introducendo nuove metodologie per identificare potenziali rischi per la salute dei nascituri. Tra queste, l’analisi della translucenza nucale rappresenta un esame fondamentale eseguito durante il primo trimestre di gravidanza. Questo test potrebbe fornire un primo segnale di problemi immunitari materni, con possibili ripercussioni sullo sviluppo neurologico del feto.

Che cos’è la translucenza nucale?

La translucenza nucale rappresenta una misura della raccolta di liquido situata nella parte posteriore del collo del feto, formata a partire dalla decima settimana di gravidanza. Questo liquido tende ad aumentare fino alla quattordicesima settimana, momento in cui generalmente inizia a scomparire. Durante un’ecografia, l’area appare anecogena, ovvero non riflette gli ultrasuoni, permettendo così ai medici di misurarne con precisione lo spessore. Un incremento di questo spessore può risultare correlato a anomalie cromosomiche, come la sindrome di Down.

Il test combinato

Prima di sottoporsi all’esame della translucenza nucale, è fondamentale che la donna in gravidanza effettui un prelievo di sangue, noto come Bitest, per valutare la presenza di determinati ormoni. I risultati di questo esame e dell’ecografia vengono combinati in un software che, considerando variabili quali l’età della madre e parametri fetali, stima il rischio di anomalie genetiche nel feto. Maggiore è lo spessore della translucenza, maggiore è il rischio associato.

Nuove scoperte sul legame con l’autismo

Uno studio recente dell’Istituto di Ricerca Altamedica ha evidenziato che un aumento significativo della translucenza nucale, in assenza di anomalie cromosomiche, potrebbe indicare problemi immunitari nella madre. Questi problemi potrebbero interferire con lo del feto, aumentando il rischio di insorgenza di autismo. I ricercatori hanno analizzato circa 3.600 ecografie, concentrandosi su 27 feti con translucenza nucale notevolmente elevata.

Analisi dei risultati

Tra i 27 casi esaminati, 16 presentavano difetti cromosomici accertati, mentre per gli 11 rimanenti sono stati effettuati test genetici negativi. Durante l’analisi, sono stati misurati gli autoanticorpi anti-recettore alfa del folato nelle madri, rivelando che 4 su 11 risultavano positive. Tutti i figli di queste madri hanno ricevuto diagnosi di Disturbo dello Spettro Autistico tra i 2 e i 3 anni, mentre tra le madri negative solo un bambino ha sviluppato autismo.

Implicazioni cliniche e future direzioni

Queste scoperte indicano un potenziale cambiamento nella gestione della gravidanza. L’aumento della translucenza nucale potrebbe rappresentare un primo segnale di un problema immunitario. La misurazione degli autoanticorpi nella madre potrebbe diventare un test cruciale, affiancando lo screening prenatale tradizionale. Inoltre, l’utilizzo di una profilassi con acido folinico, una forma attiva di folato, potrebbe essere utile per proteggere lo sviluppo cerebrale del feto.

Riflessioni finali

L’analisi della translucenza nucale non si limita a identificare anomalie cromosomiche, ma potrebbe rivelarsi un indicatore precoce di rischio di autismo. Un approccio clinico che consideri la salute immunitaria della madre potrebbe aprire nuove strade per la prevenzione e la diagnosi precoce di disturbi neuropsichici nei bambini. Se confermato da ulteriori studi, questo potrebbe avere un impatto significativo sulla medicina prenatale e sulla salute infantile.

Scritto da Staff

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