(Adnkronos) – Circa 6 milioni di italiani convivono con un disturbo alla tiroide, ma è una condizione a tutt’oggi sottostimata. Sono numeri che parlano chiaro e che spiegano perché la Fondazione Consulcesi ha scelto di lanciare la 'Campagna di prevenzione Tsh – Focus Ipotiroidismo', in collaborazione con Fimmg Roma, con il patrocinio della Regione Lazio e il contributo non condizionante di Merck. Il primo appuntamento è fissato per il 24 ottobre a Roma, davanti alla sede della Regione Lazio (via Cristoforo Colombo 212): per l’intera giornata, medici e infermieri saranno a disposizione dei cittadini e dei dipendenti regionali nell’Unità mobile 'Salute e inclusione' della Fondazione Consulcesi e in un gazebo dedicato per offrire screening e consulenze gratuite. Durante la giornata, la Regione Lazio darà il buon esempio e inviterà allo screening e alla consulenza gratuita i suoi circa 6 mila dipendenti, ma questa è soltanto la prima tappa di un percorso che mira non soltanto a sensibilizzare sull’importanza della prevenzione delle malattie tiroidee, ma anche a intercettare chi ne è colpito in maniera silenziosa. "Con questa campagna vogliamo portare la prevenzione fuori dagli ospedali e vicino ai luoghi di vita quotidiana – dichiara Simone Colombati, presidente della Fondazione Consulcesi –. La tiroide è una piccola ghiandola, ma con un impatto enorme sulla salute: troppo spesso i suoi disturbi vengono diagnosticati tardi, quando hanno già compromesso la qualità della vita. Il nostro impegno come Fondazione è proprio questo: intercettare i bisogni di salute prima che diventino emergenze. Lo facciamo con progetti di prossimità, collaborando con istituzioni e medici sul territorio, perché crediamo che la prevenzione non sia un lusso ma un diritto di tutti. È un modo concreto di rispondere a un problema reale, non con le parole ma con i fatti". Secondo i dati SaluteLazio, l’ipotiroidismo e la tiroidite di Hashimoto – riporta una nota – sono al terzo posto tra le patologie più diffuse nella Regione, dopo ipertensione e ipercolesterolemia, con un incremento di quasi il 9% in soli cinque anni. Nel 2023 i casi registrati hanno sfiorato quota 360 mila, di cui oltre 300 mila riguardano donne. "Il Lazio è tra le aree italiane più colpite dalle malattie tiroidee, specie nelle province di Frosinone e Latina. Esistono fattori di rischio e sintomi spesso sottovalutati, ma – sottolinea Alessandro Falcione, coordinatore dell’Unità mobile 'Salute e inclusione' della Fondazione Consulcesi e medico di famiglia Fimmg Roma – il medico di famiglia, grazie alla vicinanza e alla profonda conoscenza dei suoi assistiti, svolge un ruolo centrale nell’identificazione precoce e nella gestione di queste patologie, promuovendo strategie di case finding, cioè test mirati e personalizzati in base alle caratteristiche di ogni paziente". "Il nostro sostegno a questa campagna rappresenta un segnale concreto di attenzione verso la salute pubblica e la prevenzione. I dati – sottolinea Fabio De Lillo, responsabile Coordinamento attività strategiche spesa farmaceutica della Regione Lazio – ci dicono che le patologie tiroidee sono in aumento e che l’ipotiroidismo, in particolare, viene spesso diagnosticato tardi. Per questo è fondamentale promuovere iniziative di screening diffuse sul territorio e investire in un’educazione sanitaria continua. La Regione attraverso le Asl ed i propri ambulatori, insieme ai medici di famiglia e le farmacie territoriali, possono avere un ruolo strategico nel sensibilizzare i cittadini sull’importanza dei controlli periodici e sull’aderenza terapeutica. Solo attraverso una corretta informazione e una gestione consapevole del farmaco e dei dispositivi medici possiamo garantire percorsi di cura più efficaci e una spesa sanitaria più sostenibile". "Le patologie tiroidee interessano, secondo le più recenti stime epidemiologiche, circa il 5-10% della popolazione italiana, con una netta prevalenza nel sesso femminile e un’incidenza crescente tra i 35 e i 60 anni. Tuttavia, è fondamentale ricordare che una prevenzione efficace non coincide con una prevenzione di massa – ricorda Riccardo Pofi, tesoriere del Consiglio direttivo della Società italiana di endocrinologia (Sie) -. In endocrinologia, parlare di prevenzione significa parlare di appropriatezza: identificare i soggetti realmente a rischio, per familiarità, presenza di autoimmunità, uso di farmaci interferenti o condizioni come la gravidanza, e indirizzarli verso percorsi diagnostici mirati. La Sie, in qualità di società scientifica di riferimento nazionale, è costantemente impegnata a produrre evidenze scientifiche solide che permettano di individuare i fenotipi nei quali una strategia di screening si traduce concretamente in un beneficio clinico, sia per il paziente sia per il sistema sanitario". "Un altro fronte di lavoro riguarda la collaborazione strutturata con la medicina territoriale e la sinergia con le altre società scientifiche, con cui la Sie – aggiunge Pofi – condivide percorsi e obiettivi comuni, fino all’impegno nella formazione degli endocrinologi del futuro e nella promozione di un approccio sempre più multidisciplinare alla patologia tiroidea. L’obiettivo finale è quello di indirizzare lo screening verso i pazienti realmente meritevoli, ottimizzando l’impiego delle risorse del Ssn e rafforzando la collaborazione con la medicina del territorio. L’impegno della Sie è chiaro, rendere la prevenzione intelligente, personalizzata e fondata sui dati, coniugando efficacia clinica, appropriatezza e sostenibilità del sistema sanitario". L’ipotiroidismo è una delle disfunzioni endocrine più diffuse al mondo: "in Italia si stima una prevalenza di circa il 4%, fino al 9% se si aggiunge anche l’ipotiroidismo subclinico, con circa 300.000 nuovi casi ogni anno – spiega Antonio Spada, referente regionale Ame (Associazione medici endocrinologi) Lazio, Endocrinologia Ao San Giovanni Addolorata – E’ una patologia a lenta evoluzione, con una quota significativa di casi non diagnosticati per la aspecificità dei sintomi iniziali. Pur non essendo raccomandato uno screening universale sulla popolazione, un identikit dei soggetti che dovrebbero sottoporsi a screening comprende: donne sopra i 35-40 anni con familiarità per patologie tiroidee, persone con sintomatologia suggestiva per ipotiroidismo o con riscontro di noduli tiroidei, pazienti con diabete di tipo 1 o altre malattie autoimmuni, donne in gravidanza o in fase pre-concezionale se affette da tiroidite autoimmune o con precedenti aborti, chi assume farmaci che interferiscono con la funzione tiroidea (come amiodarone o litio)". "Tra i giovani e negli uomini la consapevolezza resta ancora bassa – osserva l’endocrinologo – ma i disturbi tiroidei possono manifestarsi anche in queste fasce: per questo è importante riconoscere precocemente segnali come stanchezza persistente, aumento di peso non spiegato, ipertensione, cardiopatie, alterazioni del ciclo mestruale o dell’umore. Importante è anche segnalare alle famiglie i disturbi di crescita dei bambini. L’iniziativa del 24 ottobre è importante perché avvicina la prevenzione alla popolazione generale e consente un primo livello di orientamento consapevole: la tiroide, pur piccola, regola funzioni vitali e intercettarne precocemente le disfunzioni significa proteggere la salute complessiva dell’organismo". Per aderire alla campagna, i cittadini possono effettuare un test orientativo online sul sito della Fondazione Consulcesi (https://www.fondazioneconsulcesi.org/progetti/). La consulenza medica presso l’Unità mobile è consigliata a chi, in base al test, riceve un’indicazione di rischio. Lo screening del 24 ottobre si terrà nel parcheggio sito in via Rosa Raimondi Garibaldi 5.
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