Tumore al sangue: la bambina si salva

Aspetta solo di tornare a giocare con gli altri bambini: Angelica, malata di leucemia, sa cosa si è rotto nel suo organismo.

Sembrava una semplice influenza, invece era un tumore al sangue.

L’estate sta finendo, Angelica è una bambina di 4 anni piena di energie che vive a San Colombano al Lambro, nella pianura padana tra le province di Milano, Lodi e Pavia. Prima delle vacanze è andata all’asilo, si è fatta degli amici, ha iniziato a seguire un corso di nuoto. Quando torna a casa, alla fine di quel luglio 2018, ha la febbre alta. Non accenna a scendere, e i genitori la portano in ospedale. Le viene diagnosticata la leucemia linfatica acuta.

La migliore terapia

È in cura da allora, ma sta rispondendo bene alla terapia. I genitori sono fiduciosi: dicono che oggi guarisca l’80% dei bambini con questa patologia. Hanno deciso di raccontare la loro storia in occasione della giornata mondiale contro il cancro infantile, che si tiene dal 15 al 16 febbraio. “Abbiamo provato in prima persona quanto sia importante poter offrire a nostra figlia la migliore terapia possibile. Per questo sosteniamo il progetto di Fondazione Umberto Veronesi, che permette ai bambini e ragazzi malati di ricevere cure immediate, efficaci, all’avanguardia. Quelle che offrono le maggiori probabilità di guarire”.

La situazione del nostro Paese vede sorgere più di 2000 nuovi casi di tumore ogni anno, e di questi 1400 colpiscono pazienti che hanno meno di 14 anni. Nel caso di Angelica, si è trattato di leucemia linfatica acuta. Una patologia estremamente aggressiva, che si sviluppa soprattutto nell’età infantile: è la forma di cancro più comune prima dei 14 anni. Fortunatamente, oggi l’80% di questi piccoli pazienti riesce a guarire. Il trattamento usato nella maggior parte dei casi è la chemioterapia, seguita solo dal trapianto di midollo per i casi più gravi.

Questo 80% è il risultato di un miglioramento che la ricerca ha ottenuto negli ultimi cinque anni: all’inizio solo il 10% dei bambini riusciva a sopravvivere. Nonostante il progresso, c’è ancora molto da fare. Innanzitutto, offrire cure migliori a quei bambini che ancora oggi non riescono ad essere guariti. E a ciò bisogna trovare una soluzione per gli effetti collaterali che i piccoli pazienti devono sopportare, che sono tanti e pesanti per la loro giovane età. A questo proposto, la missione della medicina contemporanea è trovare delle combinazioni di terapie di prima classe (dunque molto efficaci e con i minori effetti collaterali possibili).

Tornare a giocare

Oggi Angelica ha completato 3 dei 4 passaggi della chemioterapia. Per essere una bambina, è molto consapevole: Saveria e Simone, la sua mamma e il suo papà, le hanno spiegato come funziona il nostro sangue e cosa “si è rotto” nel suo. “Le abbiamo spiegato ciò che serve per aggiustarlo. E tutto questo cercando di farglielo vivere come un gioco. Lei vede l’ospedale e i medici come una parte del suo gioco, una parentesi nella sua vita, che attende di riprendere”. Da quell’estate le sue giornate sono state sconvolte, e si dividono soprattutto fra casa e policlinico, dove ha ricevuto le cure sia coi ricoveri sia con i day hospital (che le permettono di tornare a casa appena la somministrazione del farmaco è completata). Ha dovuto rinunciare all’asilo e allo sport, e per stare all’aria aperta deve tenere una mascherina sul viso. Il suo sistema immunitario è debole per via della malattia e dei farmaci.

Fortunatamente, il corpo di Angelica continua a rispondere bene alle cure. Manca ancora un anno e mezzo per terminarle, e riprendere finalmente una vita normale. Nel caso della bambina, fatta soprattutto di amici.

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