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Ogni anno, in Italia, si registrano più di 750.000 casi di infezioni delle vie urinarie, un fenomeno in crescita costante che ha raggiunto un incremento del 18% rispetto all’anno precedente. Questo aumento è direttamente correlato all’uso improprio degli antibiotici, un problema che coinvolge fino a quattro pazienti su dieci e contribuisce in modo significativo alla diffusione delle resistenze antimicrobiche.
Il presidente della Società Italiana di Urologia, Giuseppe Carrieri, dell’Università di Foggia, ha evidenziato come la gestione inadeguata di queste infezioni stia diventando sempre più comune. Spesso, i pazienti, trovandosi a fronteggiare infezioni ricorrenti, ricorrono al fai-da-te, utilizzando farmaci già prescritti senza consultare un medico.
Le conseguenze dell’autogestione
La tendenza all’autogestione ha effetti negativi non solo sulla salute individuale, ma anche su quella collettiva. L’uso di antibiotici inappropriati o non necessari alimenta il problema della resistenza antibiotica, un fenomeno che ha raggiunto livelli allarmanti. Per esempio, tra i ceppi di Escherichia coli, che causa oltre il 70% delle infezioni urinarie, si stima che dal 30% al 50% sia resistente ai farmaci comunemente prescritti.
Il rischio per i pazienti ospedalizzati
In particolare, i pazienti ospedalizzati che utilizzano cateteri per periodi prolungati sono a rischio di contrarre infezioni da batteri multiresistenti. Inoltre, circa la metà dei batteri isolati in pazienti con infezioni ricorrenti mostra resistenza a almeno tre classi di antibiotici, complicando ulteriormente il trattamento.
Strategie per affrontare il problema
Per contrastare questa emergenza, la Società Italiana di Urologia ha avviato programmi di formazione a distanza per medici e farmacisti, collaborando con farmacologi per esplorare nuove molecole alternative. Questi sforzi sono accompagnati da iniziative di antibiotic stewardship, mirate a ridurre le prescrizioni inappropriate senza compromettere la sicurezza dei pazienti.
Carrieri ha anche anticipato lo sviluppo di biomarcatori innovativi, come Ngal e Il-6, per facilitare la diagnosi precoce delle infezioni urinarie e del danno renale, anche se queste tecnologie non sono ancora di uso comune. È fondamentale che i pazienti si rivolgano al proprio medico di base per una diagnosi accurata e per evitare l’uso non necessario di antibiotici.
Il ruolo della sensibilizzazione
Un altro aspetto cruciale è la sensibilizzazione della popolazione riguardo all’uso degli antibiotici. Come sottolineato dal dottor Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, è essenziale che i pazienti comprendano l’importanza di utilizzare questi farmaci solo sotto prescrizione medica.
Per affrontare efficacemente l’emergenza delle infezioni urinarie e delle resistenze agli antibiotici, è necessario un approccio integrato che coinvolga pazienti, medici e istituzioni. Misure preventive e corretta informazione sono la chiave per contenere un problema che, se trascurato, può avere conseguenze gravi per la salute pubblica.



