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Il disturbo cognitivo lieve (MCI) è una condizione che si colloca tra il naturale invecchiamento del cervello e le malattie degenerative come la demenza. Recentemente, uno studio europeo ha rivelato che circa il 10% delle persone affette da MCI ha mostrato un’evoluzione verso forme di demenza nel corso di due anni, mentre circa il 20% ha evidenziato un significativo declino cognitivo.
Il progetto AI-MIND e i suoi risultati
I risultati sono emersi da una ricerca condotta nell’ambito del progetto AI-MIND, che ha coinvolto oltre 1.022 partecipanti provenienti da quattro diverse città europee: Madrid, Oslo, Helsinki e Roma. Durante la conferenza di presentazione tenutasi a Roma, il professor Paolo Maria Rossini, esperto nel campo delle neuroscienze, ha sottolineato l’importanza di questi dati per comprendere meglio il rischio di demenza associato al MCI.
Rischi elevati e progressione della malattia
Secondo Rossini, il MCI indica un rischio aumentato di sviluppare demenza, ma non tutti i soggetti affetti evolveranno necessariamente verso questa condizione. Gli studi indicano che solo una porzione compresa tra il 30% e il 50% dei pazienti con MCI presenta una reale progressione nel tempo. Questo rende cruciale l’identificazione precoce di chi è a rischio.
Fattori genetici e differenze geografiche
Una delle scoperte più interessanti riguarda le differenze geografiche nel rischio di demenza. Il progetto ha evidenziato che le popolazioni del Nord Europa presentano una maggiore prevalenza di una variante genetica, l’APOE ε4, che aumenta il rischio di sviluppare Alzheimer. In aggiunta, nei campioni del Nord Europa si registrano livelli elevati di biomarcatori come p-tau181 e p-tau217, indicatori di processi neurodegenerativi.
Implicazioni per la diagnosi precoce
Queste evidenze suggeriscono che, oltre ai fattori genetici, anche variabili come livello educativo e strategie diagnostiche influiscono sulla capacità di diagnosi precoce della demenza. Rossini ha affermato l’importanza di armonizzare i percorsi di cura in Europa per garantire diagnosi tempestive e precise.
Il futuro della ricerca sul MCI
Il progetto AI-MIND, avviato nel e finanziato con circa 14 milioni di euro dalla Commissione Europea, coinvolge un team di oltre 100 ricercatori provenienti da otto paesi. Le analisi condotte includono valutazioni neuropsicologiche, genetiche e strumentali, con l’obiettivo di utilizzare algoritmi di intelligenza artificiale per identificare i soggetti a rischio di demenza.
La speranza è di arrivare a una comprensione più profonda di come il MCI possa evolvere e di sviluppare strumenti efficaci per la diagnosi precoce. Con oltre 950.000 persone affette da MCI in Italia e circa 10 milioni in tutta Europa, è essenziale investire nella ricerca per migliorare la vita di questi pazienti.



