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Il forum RFS – Ragazze Fuori di Seno ha celebrato un importante traguardo: il suo quindicesimo compleanno. In un’intervista rilasciata al Corriere.it, il fondatore e facilitatore del forum, Dr. Salvo Catania, ha condiviso una riflessione sull’evoluzione della comunità e sul cambiamento della percezione riguardo alla malattia.
I fatti
Secondo il dottore, nel corso degli anni, è emersa una nuova consapevolezza tra le pazienti. “Oggi molte donne affrontano il cancro con una preparazione e una conoscenza che prima erano impensabili”, ha dichiarato. “Le terapie sono avanzate, l’informazione è più accessibile e il cancro non è più visto come una sentenza di morte.”
Tuttavia, questa disponibilità di informazioni può anche avere effetti collaterali. Le pazienti, pur essendo più informate, possono trovarsi a fronteggiare un mare di dati spesso confusi e talvolta poco affidabili. “Alcune arrivano in ambulatorio con domande precise, ma anche con paure e ansie generate dalle ricerche online”, ha aggiunto il Dr. Catania.
Il ruolo fondamentale della comunicazione medica
In questo contesto, il chirurgo sottolinea l’importanza di instaurare un rapporto di fiducia con l’equipe medica. “Essere aperti e chiari è cruciale. Le pazienti devono sentirsi libere di esprimere i loro dubbi e di ricevere spiegazioni comprensibili.”
Affrontare il tabù del cancro
Un altro tema rilevante emerso nel corso degli anni è il tabù che circonda la parola “cancro”. Sebbene la società stia diventando sempre più aperta, il termine continua a suscitare paura e fatalismo. Il Dr. Catania ricorda come in passato le diagnosi venissero sussurrate, con termini eufemistici come “brutto male”.
Fortunatamente, la situazione sta evolvendo. Sempre più persone condividono le proprie esperienze, affermando il diritto di nominare la malattia senza timore. “Quando si parla apertamente di cancro, si riduce il suo potere emotivo”, ha spiegato il chirurgo.
Il momento della diagnosi: un passo cruciale
Il Dr. Catania ha anche parlato dell’impatto devastante che una diagnosi può avere. “Il primo consiglio che darei è: prendi un respiro profondo, non sei sola”, ha affermato. La confusione iniziale è una reazione normale, così come la ricerca di risposte immediate online. Tuttavia, è fondamentale distinguere tra informazioni utili e disinformazione.”
Affidarsi a specialisti e non affrontare il percorso da soli è vitale. “Chiedere supporto a un professionista o a una comunità come RFS è un atto di cura verso se stesse”, ha sottolineato Catania.
Storie di speranza e resilienza
In occasione del quindicesimo anniversario, il Dr. Catania ha menzionato alcune storie significative emerse dal forum. Una di queste è quella di Lori Fiduciaria, operata nel 1996 e colpita da metastasi ossee anni dopo. Nonostante il suo percorso difficile, Lori è diventata un faro di speranza all’interno della comunità, esprimendo il suo amore per la vita con il motto “VIVA LA VITA”.
Le sue parole ispirano molte donne che si sentono spaventate e disorientate, dimostrando che è possibile convivere con il cancro e continuare a vivere intensamente.
Il coraggio di vivere oltre la malattia
Secondo il dottore, nel corso degli anni, è emersa una nuova consapevolezza tra le pazienti. “Oggi molte donne affrontano il cancro con una preparazione e una conoscenza che prima erano impensabili”, ha dichiarato. “Le terapie sono avanzate, l’informazione è più accessibile e il cancro non è più visto come una sentenza di morte.”0
Secondo il dottore, nel corso degli anni, è emersa una nuova consapevolezza tra le pazienti. “Oggi molte donne affrontano il cancro con una preparazione e una conoscenza che prima erano impensabili”, ha dichiarato. “Le terapie sono avanzate, l’informazione è più accessibile e il cancro non è più visto come una sentenza di morte.”1
Secondo il dottore, nel corso degli anni, è emersa una nuova consapevolezza tra le pazienti. “Oggi molte donne affrontano il cancro con una preparazione e una conoscenza che prima erano impensabili”, ha dichiarato. “Le terapie sono avanzate, l’informazione è più accessibile e il cancro non è più visto come una sentenza di morte.”2



