Addio a Borloni, padre dell’adroterapia

Il padre dell'adroterapia italiana, Erminio Borloni, è morto dopo aver rivoluzionato la radioterapia per la cura dei tumori.

Erminio Borloni, il padre dell’adroterapia oncologica italiana, è morto la mattina dello scorso 9 febbraio, a 82 anni. Era presidente emerito del CNAO di Pavia (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica), una delle sei migliori strutture al mondo e l’unica nel nostro Paese a trattare i tumori con fasci di protoni e ioni carbonio.

Cos’è l’adroterapia

L’adroterapia è stata portata in Italia nel 2001, quando nacque il CNAO. I lavori erano iniziati nel 2000, grazie all’allora Ministro della Sanità Umberto Veronesi, che aveva autorizzato un finanziamento per realizzare il progetto. Erminio era diventato presidente emerito l’anno scorso, nominando come suo successore Gianluca Vago, che ancora oggi lo ricorda per “lo spirito visionario, il senso etico e lo straordinario impegno”.

L’adroterapia sfrutta le proprietà di due tipi di radiazioni: i fasci di protoni e gli ioni carbonio.

Il trattamento coi protoni è una forma di radioterapia. Ma mentre le radioterapie comunemente note usano i raggi X, cioè delle particelle di luce (fotoni), quella studiata da Erminio Borloni sfrutta delle particelle di idrogeno con carica positiva (protoni). La massa tumorale viene bombardata con queste particelle di idrogeno, che possono essere indirizzate con più precisione rispetto alle particelle di luce, e ad una velocità superiore. Sono insomma più efficaci nel distruggere il tumore, perché concentrano tutta la loro energia su di esso.

Anche il trattamento con gli ioni carbonio è una forma di radioterapia. In questo caso si usano delle particelle di carbonio, che essendo più pesanti e cariche di energia rispetto ai protoni vanno impiegate solo per particolari tipi di tumori (cordomi e condrosarcomi).

Come si cura il tumore

Entrambi i trattamenti possono essere eseguiti con la stessa apparecchiatura, e mostrano una serie di vantaggi rispetto ad altre cure.

  • Hanno un maggior potere curativo e meno effetti collaterali.
  • Le particelle di cui si servono riescono a volte a guarire tumori che hanno resistito ad altre forme di radioterapia più convenzionale.
  • Gli ioni di idrogeno e di carbonio riescono a penetrare più in profondità nella massa tumorale (fino a 30 centimetri), grazie alla velocità con cui vengono “sparate”. I fotoni della solita radioterapia, invece, non riescono ad arrivare così a fondo perché nel tragitto disperdono una parte della loro energia.
  • Gli stessi ioni di idrogeno e di carbonio sono più precisi dei fotoni, per cui colpiscono solo la massa tumorale, lasciando intatto il tessuto circostante. Un fatto che può fare la differenza nel caso di tumori posizionati in punti delicati del corpo, come il cervello, il nervo ottico o l’intestino.
  • La terapia viene addirittura preferita per i bambini, proprio perché è meno invasiva e rischiosa.

Insomma, Borloni ha portato in Italia una grande scoperta della fisica e l’ha applicata per migliorare la salute dei pazienti. La sua morte ha commosso anche Fernando Ferroni, presidente dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), che si è detto orgoglioso di aver reso possibile, assieme al CERN, il progetto di Erminio: “ha portato a compimento un’impresa davvero complessa, attraverso un percorso lungo e non senza ostacoli”.

Scritto da Alice Sacchi

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