Aumentano i decessi tra adolescenti e giovani adulti, “una crisi emergente”: lo studio

(Adnkronos) – Nonostante la crescita e l'invecchiamento della popolazione, a livello globale il tasso di mortalità standardizzato per età nel 2023 è diminuito del 67% rispetto al 1950, e tutti i Paesi e territori hanno registrato cali. L'aspettativa di vita globale è tornata ai livelli pre-pandemici, a 76,3 anni per le donne e 71,5 anni per gli uomini, pari a oltre 20 anni in più rispetto al 1950. Nonostante questi miglioramenti, però, "il mondo si trova ad affrontare una crisi emergente". Si registrano infatti "tassi di mortalità più elevati tra gli adolescenti e i giovani adulti" in diverse aree geografiche. Si segnala inoltre "l'aumento vertiginoso" dei disturbi di salute mentale, con una crescita del 63% per l'ansia e del 26% per la depressione. Il maggiore aumento dei decessi "è stato registrato tra i 20 e i 39 anni nel Nord America ad alto reddito dal 2011 al 2023, principalmente a causa di suicidi, overdose di droga e alti livelli di alcol. Nello stesso periodo, i decessi nella fascia d'età 5-19 anni sono aumentati nell'Europa orientale, nel Nord America ad alto reddito e nei Caraibi". Permangono inoltre forti differenze geografiche, con un'aspettativa di vita che va da un massimo di 83 anni nelle regioni ad alto reddito a un minimo di 62 anni nell'Africa subsahariana. E' il quadro tracciato dall'ultimo studio 'Global Burden of Disease' (Gbd) pubblicato su 'The Lancet' e presentato al World Health Summit di Berlino. Tra le tendenze, gli autori segnalano che le malattie non trasmissibili rappresentano ormai quasi due terzi della mortalità e morbilità totali a livello mondiale, con cardiopatia ischemica, ictus e diabete in testa. Nell'analisi, si stima anche che "quasi la metà di tutti i decessi e le disabilità potrebbero essere prevenuti modificando alcuni dei principali fattori di rischio", come la riduzione di alti livelli di glicemia e di un elevato indice di massa corporea (Bmi). "La rapida crescita dell'invecchiamento della popolazione mondiale e l'evoluzione dei fattori di rischio hanno inaugurato una nuova era di sfide per la salute globale", sottolinea Christopher Murray, direttore dell'Institute for Health Metrics and Evaluation (Ihme) all'University of Washington School of Medicine. "Le evidenze presentate nello studio sono un campanello d'allarme, che esorta i governi e i leader del settore sanitario a rispondere rapidamente e strategicamente alle tendenze preoccupanti che stanno rimodellando le esigenze di salute pubblica". Il team di Murray e la rete del Gbd, composta da 16.500 scienziati e ricercatori, hanno raccolto e analizzato dati e prodotto stime per 375 malattie e infortuni e 88 fattori di rischio per età e sesso a livello globale, regionale e nazionale per 204 paesi e territori e 660 località subnazionali dal 1990 al 2023. Il che rende il Gbd la ricerca più completa che quantifica la perdita di salute. Nell'intero periodo di studio, il numero di decessi infantili, quindi dei bimbi più piccoli, è diminuito più che in qualsiasi altra fascia d'età. Dal 2011 al 2023, l'Asia orientale ha registrato la maggiore diminuzione del tasso di mortalità nella fascia d'età inferiore ai 5 anni, pari al 68%, grazie a una migliore alimentazione, ai vaccini e a sistemi sanitari più solidi. E' emerso poi che la mortalità nei bambini di 5-14 anni in Africa subsahariana dal 1950 al 2021 è stata superiore a quanto stimato in precedenza, un aumento dovuto agli alti tassi di infezioni respiratorie e tubercolosi, altre malattie infettive e lesioni accidentali. Nuovi calcoli hanno anche mostrato che la mortalità nelle giovani donne adulte di età compresa tra 15 e 29 anni nell'Africa subsahariana è stata superiore del 61% rispetto a quanto stimato in precedenza, principalmente per mortalità materna, incidenti stradali e meningite. L'altra tendenza è lo spostamento delle cause di morte dalle malattie infettive a quelle non trasmissibili. Per esempio il Covid, dopo essere stato la principale causa di morte nel 2021, è precipitato al 20esimo posto nel 2023, riportando la cardiopatia ischemica e l'ictus al vertice della classifica, seguiti dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva, dalle infezioni delle basse vie respiratorie e dalle patologie neonatali. Dal 1990, i tassi di mortalità per cardiopatia ischemica e ictus sono diminuiti, così come le malattie diarroiche, la tubercolosi, il cancro allo stomaco e il morbillo. Al contrario, nello stesso periodo il tasso di mortalità è aumentato per diabete, malattie renali croniche, morbo di Alzheimer e Hiv/Aids. Mentre l'età media globale al decesso è aumentata da 46,4 anni nel 1990 a 62,9 anni nel 2023, le disuguaglianze geografiche sono rimaste profonde: l'età media al decesso più alta è stata registrata nella super-regione ad alto reddito (80,5 anni per le donne e 74,4 anni per gli uomini), la più bassa è stata registrata nell'Africa subsahariana (37,1 anni per le donne e 34,8 anni per gli uomini). La probabilità di morte per tutte le cause prima dei 70 anni è diminuita in ogni super-regione e regione analizzata dal 2000 al 2023. Nella super-regione ad alto reddito è aumentata per i disturbi da uso di droghe e a questa voce l'età media di morte è risultata inferiore al previsto. Quasi la metà della mortalità e morbilità globale nel 2023 era attribuibile a 88 fattori di rischio modificabili. I 10 fattori di rischio con la più alta percentuale di perdita di salute sono: pressione alta, inquinamento da particolato, fumo, glicemia a digiuno elevata, basso peso alla nascita e prematurità, indice di massa corporea elevato, colesterolo Ldl elevato, disfunzione renale, ritardo della crescita infantile ed esposizione al piombo. Per quest'ultimo fattore di rischio nuovi metodi hanno anche rilevato un legame diretto con le malattie cardiovascolari. I rischi legati al clima, come l'inquinamento atmosferico e il caldo, continuano ad avere un impatto significativo sulla salute globale, specie in Asia meridionale, Africa subsahariana, Nord Africa e Medio Oriente. E gli autori segnalano infine "l'aumento vertiginoso" dei disturbi di salute mentale, con una crescita del 63% per l'ansia e del 26% per la depressione. Inoltre, l'abuso sessuale e la violenza del partner sono stati identificati come fattori prevenibili che contribuiscono alla depressione, all'ansia e ad altre conseguenze sulla salute. Tra i bambini sotto i 5 anni, i principali fattori di rischio nel 2023 erano la malnutrizione infantile e materna, l'inquinamento da particolato e l'acqua, i servizi igienico-sanitari e l'igiene non sicuri. Nella fascia 5-14, la carenza di ferro era il rischio principale. Per la fascia 15-49, i due principali rischi erano rapporti sessuali non protetti e infortuni sul lavoro, seguiti da Bmi elevato, pressione alta e fumo. Per la fascia 50-69 anni, la pressione altra era il rischio principale, seguito da fumo e glicemia, Bmi, colesterolo Ldl alti, e in ultimo disfunzione renale. Lo studio Gbd 2023, concludono gli autori, "evidenzia l'urgente necessità che i decisori politici estendano le priorità sanitarie oltre la riduzione della mortalità infantile, includendo anche adolescenti e giovani adulti, in particolare nelle aree con tassi di mortalità più elevati di quanto precedentemente noto". Decenni di lavoro fatto per colmare i divari "rischiano di essere vanificati dai recenti tagli agli aiuti internazionali", è la denuncia di Emmanuela Gakidou, autrice senior e professoressa dell'Ihme. "Questi Paesi fanno affidamento sui finanziamenti sanitari globali per l'assistenza primaria salvavita, i farmaci e i vaccini. Senza di essi, il divario è destinato ad aumentare".
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Scritto da Adnkronos

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