Chi guarisce dal Coronavirus diventa immune? La spiegazione degli esperti

La guarigione dal Coronavirus comporta l'immunità al virus stesso? La risposta degli esperti e l'attesa per un vaccino.

A distanza di mesi dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, la comunità della scienza e la popolazione si interrogano su un quesito fondamentale: chi guarisce dal Coronavirus diventa immune? Secondo le ultime evidenze scientifiche, un numero consistente di pazienti risultati positivi al Covid-19 hanno poi sviluppato gli anticorpi dopo essere guariti dal virus. Si tratta di una notizia molto importante, dal momento che lo sviluppo degli anticorpi apre di fatto a scenari più favorevoli nella lotta per contrastare il Coronavirus.

Chi guarisce dal Coronavirus è immune?

Un accordo tra l’Ospedale Spallanzani di Roma e l’istituto Toscana Life Sciences del comune di Siena prevede la possibilità di clonare gli anticorpi monoclonali sviluppati dai pazienti che hanno contratto il Coronavirus e sono oggi guariti. Lo studio mira a trovare una cura e un vaccino contro il virus Covid-19 grazie agli anticorpi.

Come racconta Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, l’utilizzo degli anticorpi monoclonali potrebbe accelerare il processo per trovare una cura efficace contro la malattia, e in un secondo momento sviluppare anche un vaccino. Ippolito, le cui dichiarazioni sono state riprese da Repubblica e gli altri principali quotidiani italiani, ha ricordato che il suo istituto è stato tra i primi a livello globale ad essere riuscito a isolare il virus Covid-19. Inoltre, l’intesa con Toscana Life Sciences non è casuale: l’istituto senese infatti è specializzato nell’identificare gli anticorpi monoclonali utili contro le specie virali (quale è il nuovo Coronavirus) e quelle batteriche.

Il vaccino-cerotto

Intanto negli Stati Uniti arrivano dati confortanti sul vaccino-cerotto utilizzato in questa prima fase sui topi. I primi risultati hanno infatti confermato che le cavie animali sviluppano specifici anticorpi contro il Coronavirus, in grado cioè di annullare l’azione del virus.

Andrea Gambotto, docente all’Università statunitense di Pittsburgh, ha riportato i primi dati dell’efficacia del vaccino-cerotto sulla prestigiosa rivista scientifica EBiomedicine (appartenente a The Lancet). Il professore italiano ha aggiunto che il vaccino potrebbe essere testato entro un mese in un ristretto gruppo di persone, in quella che la comunità scientifica chiama fase I.

Prima di essere prodotto su larga scala, il vaccino-cerotto degli Stati Uniti dovrà attendere però il semaforo verde una volta conclusa la fase III, la quale prevede il test su migliaia di pazienti. L’obiettivo è quello di rendere disponibile il vaccino contro il Coronavirus già nel prossimo autunno, in concomitanza con la somministrazione di quello per il virus influenzale. Il vaccino-cerotto testato in queste settimane dagli Usa si chiama PittCoVacc.


Test anticorpi in Italia

La regione Veneto è intenzionata a effettuare test rapidi su larga scala della popolazione al fine di trovare il maggior numero di persone che ha sviluppato gli anticorpi contro il Coronavirus. L’obiettivo è di assegnare una patente di immunità a quei cittadini in cui saranno trovati gli anticorpi, in modo da ottimizzare la strategia per il ritorno alla produzione.

Il Governatore del Veneto Luca Zaia vuole rendere la sua regione il modello da seguire, così da accelerare il processo di ripresa nazionale. La stessa idea è al vaglio del Regno Unito, dove il premier Boris Johnson ha parlato del concetto di patente d’immunità. In Italia, la regione Lombardia si è dimostrata invece più prudente, senza escludere però la possibilità di seguire il Veneto, con cui ha diversi punti in comune dal punto di vista economico e sociale. Non a caso, la Lombardia negli ultimi giorni ha implementato la strategia utilizzata dal Veneto dall’inizio dell’epidemia, quella cioè di compiere un numero molto più elevato di tamponi al fine di circoscrivere chi effettivamente ha contratto il virus.

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