Crisi epilettiche generalizzate: cosa fare nel primo intervento?

Piccola guida al primo intervento durante le crisi epilettiche generalizzate: cosa fare e cosa NON fare. Descrizione di sintomi e terapie.

L’epilessia è un disturbo neurologico caratterizzato da crisi convulsive improvvise e transitorie di variabile intensità e durata.

Dal greco “essere colto di sorpresa”, l’evento epilettico avviene quindi senza preavviso o sintomi, senza cause rilevabili e tende a ripetersi.

Alcuni possono sviluppare l’epilessia in seguito a traumi neurologici cerebrali (ictus, trauma cerebrale, tumori al cervello, droghe e alcool, meningite, lesioni prenatali autismo), in altri casi sono state rilevate mutazioni genetiche alla base dell’insorgere di questa condizione.

Circa l’1% della popolazione mondiale soffre di epilessia e soffre di crisi che si manifestano con disturbi motori e convulsioni, formicolii, allucinazioni, alterazioni dei sensi.

Le crisi epilettiche sono suddivise in:

– Convulsioni focali (o parziali): quando riguardano brusche scariche delle cellule nervose di una sola regione della corteccia cerebrale e coinvolgono in genere un area specifica del corpo

  1. semplici: senza perdita di coscienza
  2. complesse: con perdita di coscienza o impossibilità a reagire agli stimoli, movimenti ripetitivi, catatonia.

– Convulsioni generalizzate.

Noi andremo ad analizzare un po’ più nel dettaglio queste ultime illustrandone gli approcci nell’immediato e le terapie a lungo termine.

Crisi epilettiche generalizzate

Le crisi epilettiche generalizzate coinvolgono entrambi gli emisferi del cervello e si distinguono in sei tipi:

  • crisi di assenza: dette anche “piccolo male”, caratterizzate da perdita di coscienza breve (4-20 secondi) e rappresentanp le forme di epilessia tipiche in bambini e giovani
  • convulsioni toniche: irrigidimento dei muscoli, di solito quelli della schiena, braccia e gambe
  • convulsioni atone: perdita del controllo muscolare e possono causare cadute
  • crisi miocloniche: sussulti di braccia o gambe
  • crisi tonico-cloniche: conosciute anche come “grande male”, rappresentano il tipo più grave di crisi epilettica. Possono durare dai 5 ai 10 minuti e possono riguardare tutto il corpo con una fase di contrazione intensa, una fase caratterizzata da convulsioni e una fase di risoluzione caratterizzata da respirazione rumorosa e intensa e perdita di urina. Solitamente il paziente non ha alcun ricordo della crisi.

Cosa fare se assistete ad una una crisi epilettica generalizzata:

Una crisi epilettica generalizzata è un evento violento ed improvviso e può spaventare chi vi assiste.

Innanzitutto si invita a non farsi prendere dal panico, queste crisi durano in genere pochi minuti e solo molto raramente possono portare a conseguenze pericolose.

Ecco delle semplici istruzioni di primo intervento:

  • Porre qualcosa di morbido sotto la testa della persona colpita, per evitare che sbatta il capo a causa delle convulsioni;
  • Slacciare gli indumenti che ostacolano il flusso respiratorio (cravatta, camicia, sciarpe, ecc) al termine delle convulsioni;
  • Ruotare la testa di lato e porre la persona colpita su un fianco per facilitare la repirazione;
  • Passata la crisi cercare di capire se ha ripreso conoscenza e poi verificare il movimento e la messa a fuoco degli occhi e la presenza di eventuali scosse prevalenti da un lato del corpo. Se possibile riferire in seguito al medico curante tutto ciò che è stato notato durante la crisi in modo da riuscire a risalire alle cause.

Normalmente non è necessario l’intervento di un ambulanza, ma nel caso la persona colpita da crisi epilettica generalizzata facesse fatica a recuperare, mostrasse segni di difficoltà respiratorie o fosse caduta malamente, allora sarà il caso di chiamare il pronto intervento.

Cosa NON fare:

  • Non trattenere braccia o gambe durante le convulsioni
  • Non cercare di somministrare farmaci
  • Non cercare di aprirgli la bocca
  • Non mettere nulla in bocca al paziente, il soffocamento con la lingua è una falsa credenza e non esiste pericolo
  • Non cercare di rianimare il paziente con massaggi cardiaci o respirazioni assistite inappropriate.

Diagnosi e terapie

L’epilessia è causata da un attività anomala delle cellule cerebrali, per cui si potrà avere anche episodi di confusione, movimento involontario o sintomi psichici di varia natura.

Molti dei sintomi dell’epilessia possono essere confusi con altri disturbi neurologici, per giungere ad una diagnosi della patologia, il medico esaminerà i sintomi e richiederà esami specifici:

  • esame neurologico
  • test neuropsicologici
  • esami del sangue
  • elettroencefalogramma
  • TAC, PET o SPECT
  • e tutti gli esami utili ad escludere altre patologie.

La maggior parte dei casi di epilessia viene trattata e tenuta sotto controllo con i farmaci anti- epilettici, anticonvulsivanti in grado di ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi, benchè il 25% dei casi sia farmacoresistente.

La terapia per l’epilessia generalizzata, in genere con più farmaci combinati, è solitamente cronica (tranne in alcune forme cliniche che si risolvono spontaneamente), e questo purtroppo fa incorrere il paziente in diversi effetti collaterali. Andando ad agire sul sistema nervoso centrale, non è raro infatti che causino disturbi del comportamento e concentrazione nei bambini, disturbi cognitivi, depressione, sonnolenza negli anziani o che possano alterare il funzionamento neurologico o degli organi.

Farmaci e dosi andranno pertanto studiati di caso in caso a seconda della gravità e del soggetto.

In altre tipologie di epilessia (focale) non sono esclusi interventi chirurgici o l’adozione di regimi alimentari chetogenici che tendono a modificare il metabolismo, nel caso di epilessia infantile da deficit metabolico genetico.

Scritto da Alexandra Tubaro

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