Malva: pianta officinale ricca di benefici per la salute

La malva è un'erba dalle numerose proprietà anti infiammatorie, emolienti e analgesiche. Per questo è - da sempre - un must have. Vuoi saperne di più?

C’è una saggezza antica nell’uso della malva a fini terapeutici: da secoli, i super-poteri di questa pianta spontanea vengono impiegati per trattare decine di sintomi. Ippocrate e Pitagora la consigliavano come rimedio per la costipazione, Marziale ne beveva il succo per rimettersi in sesto dopo una notte di bagordi, Carlo Magno ne impose la coltivazione ai sudditi dell’impero. La verità è che un alone di magia ha sempre circondato questa pianta, celebrata come “omnimorbia”, curatrice di tutti i mali.

La malva come panacea

L’umile malva è un punto fermo della medicina popolare tradizionale. Non si tratta di un dato vagamente folcloristico: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra il 65 e l’80% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo dipende dalla fitoterapia tradizionale per curarsi, anche per le difficoltà di accesso e i costi della medicina moderna.

Tutto questo mentre il mercato mondiale è dominato da pochi, grandi gruppi farmaceutici, impegnati a trovare l’equilibrio tra gli investimenti in ricerca e la protezione dei brevetti. La buona notizia è che, a sua volta, la medicina moderna ha intrapreso da tempo lo studio di centinaia di specie vegetali per mettere a punto farmaci complementari o alternativi. Ad esempio, il 75% dei nuovi farmaci anti-cancro sviluppati negli ultimi trent’anni sono basati su prodotti naturali.

Grazie al metodo scientifico è possibile analizzare la composizione chimica e i rapporti di causa-effetto che rendono efficaci, o inefficaci, alcuni rimedi naturali. Dall’intestino pigro alle nevralgie, dalle lacerazioni della cute alle irritazioni oftalmologiche, dalle punture d’insetto alle infiammazioni dei reni o della colecisti, la malva è un trattamento per tutte le stagioni.

Così per i dolori mestruali e del parto, la dismenorrea e le vaginiti, le emorroidi e le infiammazioni gengivali, senza dimenticare stomatiti, gastriti, riflusso esofageo, ulcere, ansia, insonnia ed epilessia.

È uno di quei rimedi della nonna che funzionano davvero, tramandati per generazioni quando un medico era un lusso per pochi. E, secondo la scienza, la nonna, almeno nel caso della malva, ha ragione da vendere e ci spiega anche perché.

Emolliente naturale

La malva mantiene fede alla sua etimologia, che la vuole correlata all’aggettivo “molle” in latino. Un agente emolliente è un composto che ha la caratteristica di ridurre l’evaporazione e di aumentare l’idratazione, e quindi il contenuto in acqua, della superficie, l’epidermide o la mucosa, alla quale viene applicato.
Grazie a questa modus operandi, la malva è un alleato prezioso nel trattamento del catarro e delle infiammazioni della mucosa orale, ma anche della tosse secca e delle bronchiti.
Impacchi, pomate e creme di malva sono efficaci per ammorbidire la pelle secca e irritata, mentre come shampoo o balsamo si può applicare sul cuoio capelluto, per rinforzare in particolare i capelli sottili e fragili che tendono a spezzarsi.
C’è di più: secondo ricercatori coreani dell’università di Daejon la malva è efficace nella prevenzione dell’alopecia e di altri disturbi dei capillari.

Antinfiammatorio

Il potere antiflogistico della malva è la sua proprietà forse più studiata. Trae origine dalla presenza di un cocktail di antocianine e fenoli, sostanze antiossidanti che si trovano anche nell’uva e nelle olive. Tra queste, la malvidina, il pigmento che conferisce alla malva la sua colorazione violetta.

Antocianine e fenoli svolgono un’importante azione anti-ossidante e anti-radicalica. In altre parole, sono capaci di contrastare i processi di invecchiamento o le modificazioni cellulari provocati dall’ossidazione. Uno studio sull’impatto delle antocianine della malva sui lipidi nel sangue e sui radicali liberi nei topi ha evidenziato una riduzione del 20% del colesterolo e del 34% dei trigliceridi.

La malva può dunque agire dall’interno per combattere le infiammazioni del sistema urinario, digestivo e respiratorio, ma anche il mal di testa o il mal di denti generico, mettendo a frutto anche le sue proprietà analgesiche.
Può essere interessante farsi un’idea di come vengano testate queste proprietà analgesiche: farà inorridire gli animalisti convinti, ma offre uno spaccato su come funziona un protocollo sperimentale. Si inietta capsicina (è la sostanza che rende piccante il peperoncino) nella zampa di una cavia e si misura quanto tempo l’animale passa a leccarsela. Bene, questo tempo si riduce del 63% se la zampa è trattata con l’estratto di malva.

Per l’uso interno, la malva può essere assunta in compresse, come tisana in bustina o macerando in acqua tiepida, per qualche ora, foglie e fiori, evitando la bollitura per ottimizzare il suo potenziale terapeutico.

In forma di collutorio, la malva è efficace per trattare tonsilliti, laringiti e faringiti, ma anche gengiviti e ascessi. Usata come impacco, olio essenziale o gel riduce l’infiammazione in una ricca casistica di lesioni cutanee: ferite, ustioni, scottature da esposizione solare, orzaioli, punture d’insetti, brufoli, eczemi, orticaria, dermatiti atopiche e acne.

Dove si trova la malva

Esiste una trentina di specie di malva e quella comune (malva sylvestris, secondo la classificazione di Carlo Linneo, padre della botanica e zoologia moderna) è originaria dell’Europa e dell’Asia, ma si trova praticamente in tutte le zone temperate o subtropicali del globo. È una pianta erbacea annuale o perenne, caratterizzata da foglie verde-scuro, a 5 o 7 lobi, molto simili a quelle del gerani.

I fiori, con la loro corolla a calice, possono essere rosa, ma il viola in diverse gradazioni è il colore più tipico (in francese, la parola “mauve” indica allo stesso tempo la pianta e il colore viola). La si può raccogliere fresca, nei prati, ma la si può anche coltivare in giardino o in un vaso.

Per chi non ha il pollice verde, un erboristeria ben fornita, un vivaio, un negozio specializzato in cibi biologici sono valide alternative alle scampagnate o alla paziente arte del giardinaggio.

Controindicazioni ed effetti collaterali

La malva non è tossica e non c’è evidenza di controindicazioni o effetti collaterali, mentre qualche cautela si rende necessaria nel caso di impiego combinato con farmaci o durante la gravidanza o l’allattamento. In questi casi, un consulto medico servirà a fugare dubbi e timori.

Le proprietà della malva

Dietro alla chimica, nuda e cruda, della malva, c’è la lista straordinaria delle sue proprietà, ovvero delle sue interazioni rilevanti dal punto di vista biologico.

La malva è biologicamente attiva come antinfiammatorio, antiossidante, antibatterico, lassativo, diuretico, emolliente, cicatrizzante, espettorante, lenitivo e analgesico. Esercita un’azione epatoprotettiva (è stata sperimentata contro la tossicità del paracetamolo) e rallenta la proliferazione di alcune linee cellulari cancerose. Svolge un’efficace azione anti-ulcerogena: testata sui ratti, garantisce una protezione superiore a quella della cimeditina, che è stato per decenni il farmaco di riferimento per trattare la gastrite.

Mucillagine

La malva è ricca di vitamine (A,B,C ed E), tannini, fenoli, tocoferoli, flavonoidi, ma anche di calcio, magnesio, zinco, selenio e potassio. In più, ha una elevata concentrazione di mucillagine, presente nei fiori e nelle foglie in misura superiore al 15% della massa totale.

La mucillagine è una combinazione di polisaccaridi, con una consistenza colloidale che permette alla pianta di trattenere una maggiore quantità di acqua per prevenire l’essiccazione. Si tratta dello stesso trucco evolutivo messo in atto dai cactus per prosperare in ambienti aridi.

Proprio la mucillagine è uno dei segreti del potere curativo della malva. Quando questa viene consumata come verdura, la mucillagine agisce dall’interno sulle pareti dell’intestino, stimolando l’evacuazione delle feci con una delicata azione meccanica.

Tuttavia può comportarsi anche come una sorta di gel naturale protettivo, che aderisce alla superficie dei tessuti molli. Questo permette di isolare dagli agenti esterni la mucosa orale o gastrica e la cute irritata o ferita, accelerando la cicatrizzazione ed evitando che l’infezione eventuale possa propagarsi.

La storia della malva

La malva, che a differenza del cotone, suo parente prossimo, è commestibile, ha una storia millenaria anche come alimento. In Siria, gli archeologi ne hanno trovato i semi incastrati nella dentatura di crani umani risalenti a 3000 anni prima di Cristo. Gli stessi epigrammisti greci e Orazio celebrarono la malva come cibo quotidiano.

Il grande poeta latino, in particolare, confessava di avere una dieta piuttosto spartana e di nutrirsi principalmente di olive, indivia, cicoria e, appunto, malva. Per tradizione, veniva coltivata in prossimità delle necropoli, nella convinzione che potesse costituire un prezioso alimento anche nella vita ultraterrena.

Otto secoli avanti Cristo, offriva un pretesto al poeta greco Esiodo per mettere alla berlina “i ricchi, che ignorano quanto una metà sia molto più piena di un intero, oppure quali siano i benefici della malva”.
Questa connotazione alimentare è viva anche nella cultura ebraica e in quella araba, dove la parola “malva” è collegata alla parola “pane”.

Durante la guerra del 1948, Gerusalemme assediata poté contare proprio sulla malva come fondamentale riserva di cibo. Ancora oggi è l’ingrediente basilare del piatto con cui si celebra l’indipendenza.

La malva in cucina

Oggi la malva è in pieno revival come ingrediente non solo per gli chef più creativi, ma anche per chi si mette ai fornelli ispirandosi ad una ricetta online.

Nei risotti, come addensante per zuppe e vellutate, come sostituto degli spinaci nelle insalate o nel ripieno di una pasta fresca, la malva è ritornata di attualità. È sempre stata un cibo povero, insapore, ma nutriente, capace di recepire ed esaltare il gusto dominante di altri ingredienti (volendo, una sorta di tofu ante litteram).

Scritto da Gian Marco Litrico

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