Virus Ebola: gli Rh-Negativi sono veramente immuni?

Alcune persone sostengono una correlazione tra virus Ebola e immunità dovuta al fattore Rh negativo. Scopriamo di cosa si tratta

Il virus ebola è sempre fonte di discussioni e approfondimenti. In occasione dell’epidemia del 2014, in particolare, è stata analizzata la correlazione tra il virus e una probabile immunità di coloro che possiedono un gruppo sanguigno Rh-negativo.

Ebola: Rh-negativi e immunità

Esiste una sorta di mistica associata al gruppo sanguigno Rh-negativo. Alcuni pensano coloro che non posseggono il fattore Rh possano avere un’origine aliena; altri credono che i soggetti Rh-negativi abbiano un quoziente intellettivo più sviluppato basandosi anche sul fatto che esista un’incompatibilità di sangue alla nascita tra Rh negativo e Rh positivo. Questa mentalità ha portato alla teoria che possedere questo gruppo sanguigno porti ad essere immuni ai virus, come l’Ebola.

Gruppi sanguigni e fattore Rh

Ogni persona possiede nei propri globuli rossi diversi marcatori, chiamati anche antigeni. Essi identificano le cellule del sangue nel corpo umano e lo aiutano a riconoscere possibili agenti esterni reputati invasori. Gli esseri umani possono appartenere a uno dei quattro gruppi sanguigni principali. Ogni tipo ha un proprio marcatore: A, B, AB e O.

Oltre a queste quattro tipologie di sangue, alcune persone possiedono un marcatore aggiuntivo, chiamato “fattore Rh“. Rh è un’abbreviazione di “rhesus” (scimmia). Il sangue Rh-positivo (con marcatore aggiuntivo) è molto più comune del sangue Rh-negativo. Circa l’85% dei caucasici sono Rh-positivi. Le persone di origine africana, asiatica e i nativi americani possiedono una percentuale ancora maggiore.

Origine Rh-negativo

Le teorie precedentemente esposte possono derivare dall’erronea interpretazione di uno studio della Stanford University School of Medicine. Nel sistema immunitario, la serie di antigeni leucocitari umani (HLA) aiuta a difendere il corpo umano da virus ed altri invasori. Lo studio della Stanford, condotto dal dottor Peter Parham, afferma che gli antenati degli uomini moderni, migrando dall’Africa 65mila anni fa, si accoppiarono con alcuni popoli antichi quali i Neandertaliani e i Denisoviani. Questa situazione portò alla creazione di alcune varianti specifiche di antigeni HLA che diedero un impulso ai loro sistemi immunitari. Le persone rimaste in Africa non ebbero questo vantaggio.

Perciò, il fattore Rh-negativo entra in gioco raramente poiché la maggior parte degli individui africani possiede un fattore Rh-positivo. Per questo motivo, alcuni ritengono che i virus mortali rimangano confinati al continente africano sostenendo che i suoi residenti non abbiano la capacità di combattere questi virus. Gli antenati europei avrebbero, infatti, sviluppato un fattore Rh-negativo tramite interrelazione con altri gruppi antichi.

Dott. Randy Johnson

Generalmente, gli articoli che sostengono la connessione tra sangue Rh-negativo e la capacità di combattere virus mortali contengono il seguente paragrafo:

“Secondo Randall Johnson del Baylor College of Medicine di Houston, solo il 7% della popolazione americana risulta positivo al gene HLA-B27. Questo gene, trovato solo in persone con sangue Rh-negativo, può dare il via al sistema immunitario per agire a velocità di curvatura in tempi di emergenza medica”.

Tuttavia, non ci sono prove che il dottor Randy Johnson abbia veramente dichiarato ciò. Anche nel caso in cui l’affermazione fosse veritiera, non potrebbe valere in modo universale.

In conclusione, dunque, secondo la scienza nessuno può considerarsi immune a priori ad un qualsiasi virus. Sicuramente alcuni possono avvalersi di un sistema immunitario più forte di altri in base alla genetica e a malattie autoimmuni.

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