Caffeina: come agisce sul sistema nervoso? Rischi e benefici

Se assunta in dosi massicce, la caffeina può rivelarsi dannosa per l'organismo: ecco i valori consigliati per godere al meglio dei suoi benefici

Cosa accomuna un buon espresso, una cola frizzante e uno sfizioso cioccolatino? La caffeina naturalmente! Forse non tutti sanno che questo composto chimico è presente in natura all’interno di varie piante, prime fra tutte il caffè e il cacao. Oltre ad essere assunta sotto forma di bevanda, essa viene utilizzata largamente anche nella produzione di dolci, come per esempio il tiramisù. L’uso della caffeina è inoltre frequente per migliorare il metabolismo e le prestazioni sportive. Non da ultimo, molti prodotti di bellezza come maschere e creme contengono piccole percentuali di questa sostanza, famosa per il suo potere tonificante e stimolante.

Come viene metabolizzata la caffeina?

Iniziare la giornata con una buona tazza di caffè è sicuramente un’abitudine di molti. Se assunta oralmente infatti, la caffeina non tarda a manifestare i propri effetti sull’organismo. Esso è ingrado di assorbirla piuttosto velocemente, tanto da impiegare dai 15 ai 30 minuti per sperimentarne gli effetti. Un particolare enzima, il Citocromo p450 1A2, è responsabile della metabolizzazione della caffeina. Esso si trova nel fegato, ed è inoltre demandato all’assimilazione di molti farmaci, fra i quali il paracetamolo e la fluvoxamina.

La relazione fra caffeina e sistema nervoso

Prima di conoscere le conseguenze che l’assunzione di caffeina comporta al nostro organismo, è bene descrivere brevemente quali sono i meccanismi d’azione di questa sostanza. Recenti studi hanno dimostrato che essa interagisce con un particolare composto chiamato adenosina. Quest’ultima è una sostanza coinvolta in numerosi processi biochimici, svolgendo un’attività di inibizione e sedazione dell’attività neuronale. Proprio grazie all’adenosina il sistema nervoso centrale è in grado di determinare quando sia giusto andare a dormire o riposarsi. L’assunzione di caffeina inibisce però la funzione dell’adenosina in quanto è in grado di prenderne il posto. Le due molecole sono infatti molto simili, tanto da indurre i recettori specifici dell’adenosina a interagire con la caffeina. Quest’ultima però, anzichè comunicare al cervello il bisogno di riposo, blocca i recettori permettendo all’organismo di rimanere sveglio e performante.

Gli effetti sull’organismo

La caffeina è senza alcun dubbio un validissimo aiutante contro la sonnolenza e la stanchezza, capace di salvare studenti, lavoratori ed artisti dal rischio di addormentarsi prima del tempo. Tuttavia, il consumo regolare di questa sostanza è in grado di ridurre l’attività di altri importanti recettori, come quelli della noradrenalina, un ormone implicato nella regolazione dell’umore. Dopo l’ennesima tazza di caffè quindi, sentirsi irritabili e privi di energie è piuttosto normale. Ma non solo: gli effetti nocivi nel breve termine possono includere anche altri disturbi del sistema nervoso centrale come ansia, palpitazioni e tachicardia. A lungo termine invece, il consumo eccessivo di caffeina è associato a problemi ancora più gravi: primi fra tutti quelli cardiovascolari e, in caso di gravidanza, a gravi variazioni nella crescita del feto.

Quanta caffeina è possibile assumere?

La risposta degli esperti è chiara: non superare mai i 200 mg, che equivalgono circa a 3 mg per kilogrammo di peso corporeo. Per regolarsi quindi, può essere interessante conoscere quanta caffeina sia contenuta nei cibi e nelle bevande consumati più di frequente:

  • Tazza di caffè americano: 80mg
  • Tazzina di caffè espresso: 60 mg
  • Latina di cola: 50 mg
  • Barretta di cioccolato fondente: 10 mg

L’importante infine, è impegnarsi a non trasformare un consumo moderato e controllato di questa sostanza in una vera e propria dipendenza.

Scritto da Flavia Ferrero

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