L’esperto: “Avanzano nitazeni e oppioidi sintetici e noi rischiamo di essere senza difese”

(Adnkronos) – In Europa avanzano i nuovi oppioidi sintetici. La presenza di questa minaccia veniva ribadita anche nell'ultima relazione europea sulla droga, che censiva due ondate distinte: la prima tra il 2012 e il 2019, causata da 38 derivati del fentanyl, sostituiti poi dal 2019 da oppioidi 'nitazenici' ad alta potenza. "Dati recenti – scrivevano gli autori del report – suggeriscono che la disponibilità e i rischi associati agli oppioidi nitazenici sono in aumento". Nel 2024 "sono stati formalmente notificati al sistema di allerta precoce dell'Ue 7 nuovi oppioidi sintetici, tutti nitazeni, il numero più elevato notificato in un solo anno". E "dal 2019 almeno 21 Paesi dell'Ue hanno segnalato la presenza di un nitazene". Questo il quadro che poi ha portato anche l'Italia nell'aprile del 2024 a lanciare via circolare l'allerta di grado I in riferimento a gruppo di sostanze di questa famiglia, da sottoporre a monitoraggio intensivo. "A livello di opinione pubblica abbiamo parlato molto del fentanyl, meno di questi oppioidi sintetici ancora più potenti che si stanno diffondendo perché c'è in generale una tendenza al passaggio dalle sostanze di origine 'naturale' alle sostanze sintetiche (fenomeno che riguarda anche i cannabinoidi). Da tempo, ormai, in Europa si teme la progressiva distribuzione sul mercato clandestino", osserva all'Adnkronos Salute il medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta Riccardo Gatti, da anni al lavoro sul tema delle sostanze psicoattive, delle dipendenze e delle dinamiche che portano al consumo. I riflettori si sono riaccesi dopo che ieri è stato annunciato un arresto per quello che è stato definito il primo morto in Italia di overdose da nitazeni, verificatosi circa 1 anno fa in Alto Adige a Brunico. "Ma quante altre persone possono essere morte per la stessa ragione, ma il loro decesso, come stava per accadere anche in questo caso, è stato attribuito a cause naturali?", si chiede Gatti. "Se circolano sostanze così pericolose, sarebbe opportuno che i potenziali consumatori di droghe fossero avvisati prontamente. Un'informazione diffusa potrebbe salvare vite". Queste sono sostanze potenti, spiega Gatti, che "possono causare intossicazioni molto rapide con insufficienza respiratoria e danni neurologici. La preoccupazione più immediata è l'overdose, ma non si conoscono neanche gli effetti più a lungo termine, non sono ovviamente sostanze sperimentate per uso umano come i farmaci. Chi le usa è quasi come un 'topo da esperimento'". E noi "rischiamo di essere senza difese" contro questo fenomeno. Sostanze che "entrano nel mercato illegale in un modo abbastanza particolare – evidenzia l'esperto – Spesso le persone che le assumono pensano di prendere qualcos'altro, per esempio farmaci come benzodiazepine o antidolorifici a minore potenza, che poi vengono in realtà contraffatti". O, ancora, fanno breccia "mixati ad altre droghe illecite (come successo negli Usa con il fentanyl che veniva miscelato a cocaina o metanfetamina). Addirittura in Australia i nitazeni sono stati trovati anche in liquidi da svapo acquistati sul mercato nero". Un caso emerso per un 'focolaio' di avvelenamenti. "Le persone non sapevano neanche di svapare nitazeni. Qualcuno è stato male, e dagli esami e dalle ricostruzioni di cosa avevano assunto è emerso che acquistavano inconsapevolmente queste sostanze, diventavano dipendenti dall'oppioide senza nemmeno saperlo". Insomma, prosegue Gatti, "il rischio è grosso e vale un po' per tutte le nuove droghe: scatta la rincorsa degli Stati per cercare di metterle sotto controllo e chi le produce modifica un po' la molecola per sfuggire. Bisogna stare con occhi e orecchie aperte perché è un problema che rischia di andare fuori controllo". Un fattore che complica il quadro è "il mondo della Rete", la 'piazza' di questi scambi, rimarca il medico. "Il rischio è che dentro a ciò che si compra" in questi 'bazar online' "si può trovare qualunque cosa, non solo per quanto riguarda le sostanze inerti, ma anche per quelle attive. Si rischia di stare molto male o di morirne. Siamo tutti molto preoccupati, anche perché le iniziative di riduzione del danno e di analisi delle sostanze danno alcuni elementi, ma in una situazione simile è difficile intercettare il pericolo tempestivamente. Nella maggior parte dei casi i laboratori degli ospedali sono attrezzati per un po' di sostanze classiche ma si fermano lì". Così queste nuove droghe "normalmente sfuggono ai test, anche perché richiedono personale e attrezzature dedicate e finisce che spesso non è possibile avere la risposta nell'urgenza". La situazione è insidiosa, ribadisce lo specialista, "anche perché poi normalmente le persone che assumono sostanze è raro che ne assumano una sola. C'è una strana disponibilità ad approcciare l'uso" di droghe "in un modo nuovo, cercando l'effetto senza sapere esattamente di che cosa si tratta. Senza dimenticare che le droghe possono essere anche uno strumento particolare di destabilizzazione. Chi fa l'osservatore sul campo, come l'Agenzia europea Euda, rappresenta un quadro critico, perché ci sono sempre più sostanze. Ma la domanda che dovremmo porci è: come mai si va verso sostanze sempre più potenti? Teoricamente il mercato delle droghe non ha interesse nell'uccidere clienti". Intanto, aumentano gli episodi collegati ai nitazeni in diversi Paesi anche d'Europa. "Qualcosa che all'inizio sembrava dedicata a una parte del mondo, poco per volta si sta espandendo – fa presente Gatti – C'è una tendenza di un mercato che si sta muovendo verso questa direzione. E noi su questo abbiamo poche difese, soprattutto abbiamo poche difese culturali. C'è da chiedersi perché ci sia tanta disposizione delle persone ad accettare qualunque cosa basta che dia un certo effetto. Se non ci interroghiamo su questi aspetti continueremo a restare senza capacità di risposta". Il problema, conclude l'esperto, "può essere ridotto se le persone acquisiscono consapevolezza. Se invece sono disponibili a tutti i consumi che gli vengono proposti, anche in Rete, c'è ben poco da fare dal punto di vista della repressione. Quindi abbiamo un problema culturale prima di tutto. E il mercato continuerà a giocare su questo, sul fatto che ci sono algoritmi che funzionano in modo da far finire le persone in una bolla d'informazione. Questa cosa vale anche per le sostanze ed è un altro meccanismo pericoloso, perché in queste bolle certi avvertimenti – il classico 'la droga fa male, la droga uccide', eccetera – non riescono a penetrare. Il consumatore vive la cosa in un modo diverso, si sente approvato in quel tipo di comportamento. E noi restiamo estremamente deboli, anche perché i tempi di questi cambiamenti sono più veloci delle generazioni e non si riesce a costruire esperienza".
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Scritto da Adnkronos

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