Tricogramma: cos’è e come si fa

Cos’è il Tricogramma? Scopriamo come si fa e a cosa serve

Il tricogramma, meglio noto come esame del capello, è una tecnica poco invasiva che serve a studiare l’attività del follicolo pilifero. Ecco cos’è, i benefici e come si fa nella pratica. 

Tricogramma: cos’è e come si fa

Il tricogramma è una tecnica semplice, poco invasiva, per misurare l’attività del follicolo pilifero in cui hanno origine il pelo e le sue guaine. Questo metodo consiste nell’esame microscopico di capelli prelevati dal cuoio capelluto e fornisce informazioni sullo stato di salute della radice del capello e della punta.

Ma a cosa serve? Questo metodo fornisce un’istantanea del follicolo pilifero al momento dell’esame. Per evitare errori interpretativi, viene richiesto al paziente di non lavare i capelli per almeno una settimana prima del test. In vista del tricogramma, per almeno due settimane andranno evitate anche frizioni e trattamenti cosmetici come ondulazioni o tinture permanenti. Ecco come si fa il tricogramma.

Si inizia con il prelievo, mediante strappo, di 50-100 capelli. Lo strappo deve essere piuttosto deciso ed effettuato nella direzione di crescita dei capelli; in caso contrario può provocare deformazioni strutturali delle radici inficiando i risultati del test. Nel caso in cui il paziente soffra di seborrea e/o iperidrosi, il prelievo dovrà essere effettuato anche nelle zone temporali.

Se, invece, il paziente soffre di forfora, il prelievo dei capelli può essere effettuato solo nell’area della nuca. Il campione di capelli viene quindi posto su un vetrino cosparso di balsamo del Perù, con i peli disposti parallelamente tra loro. Si copre col vetrino copri-oggetti e si procede con l’esame al microscopio ottico o a luce polarizzata. Grazie agli ingrandimenti ottici il dermatologo può valutare in quale fase di crescita si trovano i capelli stappati, osservandone la struttura con particolare attenzione a livello della radice.

Una volta esaminate le radici del preparato, il tricogramma prevede la conta minuziosa del numero di capelli presenti nelle varie fasi, seguito dal calcolo delle relative percentuali. Generalmente, nel tricogramma normale le percentuali dei capelli nelle varie fasi corrispondono indicativamente ai seguenti valori:

Anagen: 80-90% dei capelli

Catagen: 1-2% dei capelli

Telogen: 10-20% dei capelli.

Cos’è il Tricogramma: come si fa?

Il tricogramma, come visto, è una tipologia di esame del capello che consiste nell’esaminare il suo ciclo di vita partendo dal follicolo pilifero. E’ molto importante perché consente di ottenere informazioni precise sullo stato di salute dei capelli, permettendo di individuare eventuali anomalie ed alterazioni nel suo normale ciclo vitale. Inoltre permette di valutare la presenza di anomalie che possono determinare la caduta dei capelli. E’ così possibile stabilire se il diradamento avviene in fase anagen o telogen. 

Effluvio in anagen: ovvero una copiosa perdita di capelli in fase di crescita. Questa situazione si può verificare in seguito a un forte stress e può portare all’alopecia areata con una durata limitata.

Effluvio in telogen: quando la percentuale di capelli che cadono è molto più alta di quella dei capelli che si rigenerano. Può essere in forma acuta oppure cronica.

Defluvio in anagen: una perdita di capelli dovuta alla distruzione dei follicoli piliferi, in seguito a malattie come lichen planus, lupus cutaneo eritematoso discoide, follicolite alopecizzante, sclerodermia lineare.

Defluvio in telogen: la casistica più diffusa di caduta dei capelli, cioè una perdita non eccessiva, ma spesso irreversibile, causata dalle caratteristiche del capello in fase di declino. La forma più comune di defluvio in telogen è l’alopecia androgenetica, una condizione legata all’attività degli ormoni androgeni.

Alopecia androgenetica, che può colpire sia gli uomini che le donne, ma nella donna il defluvio in telogen può provocare anche altri disturbi, come: iperprolattinemia (produzione del latte materno), anoressia nervosa, alopecia, sindrome dell’ovaio policistico.

Scritto da Chiara Sorice

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