Aritmia cardiaca: come affrontare l’attività sportiva in sicurezza

Molte persone che praticano sport devono fare i conti con l'aritmia cardiaca. Scopriamo come deve comporsi uno sportivo che ha battiti irregolari.

Quando si pratica sport può succedere di soffrire di aritmie cardiache. Il cuore pare fermarsi un istante, come se avesse perso un colpo, oppure al contrario inizia a battere molto rapidamente e in modo irregolare. Questo non è raro nelle persone che praticano allenamento intensi, ma è necessario fare grande attenzione perchè non insorgano dei gravi problemi a livello di salute.

Aritmia cardiaca nello sport

Quando si parla di aritmia cardiaca si intende un’alterazione del normale battito caridiaco che dovrebbe essere compreso tra le 50 e le 100 pulsazioni al minuto. Il cuore in alcune situazioni tende a perdere la regolarità dei battiti. Il battito può essere troppo rapido, troppo lento oppure ci può essere la sensazione che si fermi un attimo come a saltare un battito.

Lo sforzo fisico legato allo sport e l’attivazione emotiva possono provocare aritmia cardiaca. Per fortuna spesso si tratta di situazioni benigne in cui le aritmie compaiono in persone sane che non hanno alcun problema di cuore. In questi casi non viene compromessa nè la salute nè la pratica sportiva del soggetto. In alcuni casi rari c’è però il rischio di veder insorgere delle complicanze e quindi è essenziale riuscire a riconoscere rapidamente la presenza del problema.

Per tale motivo chi pratica sport dovrebbe effettuare regolarmente dei controlli dal proprio medico in modo da tenere controllata la salute del proprio cuore. Già prima di iniziare a fare sport è bene andare dal medico sportivo per controllare che non ci siano problemi di aritmia. Questo viene fatto attraverso prove di sforzo, elettrocardiogrammi e ecg dinamico Holter allo scopo di identificare la benignità delle eventuali aritmie identificate. Nell’eventualità in cui ci sia il sospetto di problemi cardiaci seri, è bene approfondire attraverso indagini più approfondite, che di solito dovrebbero comprendere la risonanza magnetica cardiaca e la valutazione elettrofisiologica.

Scritto da Elisa Cardelli

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