Le sfide legali sulla cannabis light in Italia

La questione della cannabis light si complica con nuovi sviluppi legali e normativi.

Il dibattito attorno alla cannabis light è tornato a infiammarsi, con il governo italiano che si trova a dover affrontare una situazione giuridica complessa. Da un lato, vi sono le leggi nazionali che limitano l’uso di foglie e infiorescenze di cannabis; dall’altro, le normative europee che promuovono la libertà di commercio delle varietà agricole registrate nel catalogo comune. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea avrà l’ultima parola su questa questione cruciale.

Il 2 novembre, la Sesta Sezione del Consiglio di Stato ha deciso di rinviare il caso alla corte di Lussemburgo, creando una situazione di stallo che potrebbe avere ripercussioni significative per produttori e consumatori. Il cuore della disputa riguarda la coltivazione e la commercializzazione della canapa sativa con basso contenuto di THC, il principale principio psicoattivo presente nella cannabis.

Il contesto normativo attuale

La Corte di Giustizia si troverà a dover stabilire se il mercato delle infiorescenze di canapa sia compatibile con le attuali normative europee. Questa decisione è attesa da un ampio gruppo di sostenitori della legalizzazione, tra cui produttori e aziende del settore, ma si scontra con un’opposizione forte da parte del governo italiano, che ha proposto leggi per vietarne la commercializzazione.

Il percorso legislativo

La questione risale al 2025, quando il governo Draghi ha approvato un decreto che limitava l’uso della canapa alle sole fibre e semi, escludendo le infiorescenze. Questa restrizione ha suscitato una forte reazione da parte delle associazioni del settore, portando a contestazioni legali. Nel, una sentenza del Tribunale amministrativo ha annullato il decreto, ritenendo che fosse illecito limitare l’uso della canapa in tal modo senza solidi dati scientifici a supporto.

A sua volta, il tribunale ha citato sentenze europee favorevoli, come quella del Consiglio di Stato francese, che ha legalizzato il commercio di CBD e cannabis light in Francia. Tuttavia, l’Italia ha introdotto ulteriori ostacoli con il decreto Sicurezza del 2025, che ha ribadito la proibizione delle infiorescenze femminili di Cannabis sativa L..

Le implicazioni per il mercato

Attualmente, il fiore di cannabis è considerato illegale, il che comporta che anche prodotti come l’olio di CBD e altri estratti siano vietati, indipendentemente dal loro contenuto di THC. Le recenti misure adottate richiedono un riesame della questione da parte della Corte di Giustizia, ma nel frattempo, il Consiglio di Stato ha sospeso il giudizio, seguendo una linea simile in un caso parallelo.

Le conseguenze per i produttori

Questa incertezza normativa potrebbe avere effetti di vasta portata, non solo sulle azioni legali in corso ma anche sulle dinamiche produttive e sulle regolazioni del settore. In Italia, il solo produttore autorizzato dal Ministero della Salute è lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, che coltiva cannabis per uso medico.

Qualora la Corte di Giustizia dovesse stabilire che il diritto europeo prevale, l’Italia sarà costretta a rivedere le proprie leggi, in particolare la legge 242/2016 e il Testo unico sugli stupefacenti. Questo potrebbe portare a una distinzione tra cannabis light e cannabis ad alto contenuto di THC, almeno per le varietà certificate che rispettano i limiti fissati a livello europeo.

In conclusione, la situazione riguardante la cannabis light è in continua evoluzione e presenta sfide significative per il settore. La decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sarà cruciale nel definire il futuro della cannabis in Italia e nella regolamentazione delle sue varie applicazioni.

Scritto da Staff

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