Sindrome della capanna: cos’è e come superarla

Paura, insicurezza e tristezza sono alla base della sindrome della capanna. Tutti i consigli su come riconoscere i sintomi e superarla.

Cos’è la sindrome della capanna? Conosciuta anche come sindrome del prigioniero, si tratta di è un particolare fenomeno che può manifestarsi in seguito a lunghi periodi di distacco dalla realtà. Provoca una sensazione mista di paura, insicurezza e ansia al solo pensiero di dover uscire di casa e lasciare il luogo in cui ci si è rifugiati a lungo.

Che cos’è la sindrome della capanna?

La sindrome della capanna, cabin fever in inglese, viene anche chiamata sindrome del prigioniero. Come si comprende dal nome, deriva dalla sensazione di sicurezza che arriva dal restare chiusi nel proprio rifugio. Porta a uno stato di smarrimento e di ansia che implica la voglia di continuare a rimanere al sicuro all’interno di casa propria. Questo mix di sensazioni viene provato spesso dopo essere stati per un lungo periodo confinati all’interno di quattro mura o comunque distaccati dalla realtà.

Se all’inizio infatti restare chiusi in casa può essere noioso o portare mal contento, col trascorrere del tempo per alcune persone diventa un modo per sentirsi protetti. Dopo aver stabilito nuovi ritmi di vita e nuove consuetudini quotidiane, può essere complesso lasciarseli alle spalle e tornare alla vita precedenti.

Il nome di questa sindrome risale al periodo in cui negli Stati Uniti c’era la corsa all’oro. Nel XIX secolo, i cercatori di oro erano costretti a trascorrere lunghi periodi in capanne, in aree isolate e lontane dalle città popolose, proprio per portare a termine questa fruttuosa attività. Al ritorno alcune di queste persone manifestavano un rifiuto verso la civiltà, ansia, stress e suscettibilità.

I sintomi della sindrome del prigioniero

La sindrome della capanna porta con sé sintomi differenti che dipendono da molteplici circostanze. Quelli più comuni sono:

  • irritabilità
  • tristezza, paura, angoscia, frustrazione
  • sentirsi perennemente stanchi, avere difficoltà ad alzarsi al mattino e sentire la necessità di riposare spesso
  • percepire malessere fisico
  • difficoltà di concentrazione
  • problemi di memoria
  • demotivazione

Va detto che non si tratta di un vero e proprio disturbo mentale. Inoltre, dal momento che manca di letteratura e casistica, non è ancora riconosciuta completamente a livello psicologico e scientifico. Nell’ultimo periodo si sono registrati comunque molti dati relativi alla sindrome della capanna. Questi registrano l’insorgenza di tale sindrome nelle persone che dopo un lungo ricovero hanno sviluppato insicurezza, paura e ansia verso il mondo esteriore.

Come superare la sindrome della capanna

Generalmente la sindrome della capanna dovrebbe sparire o almeno diminuire da sola nel tempo con il normalizzarsi della situazione esterna o con l’adattamento a una nuova condizione. Per superare la sindrome più velocemente, è possibile mettere in atto delle strategie per affrontarla.

Il cervello ha bisogno di routine per gestire il tempo, sentirsi al sicuro e non dare troppo spazio ai pensieri negativi. Per ridurre gli effetti della sindrome della capanna è consigliato di ridurre il tempo del riposo, evitando soprattutto di passare molte ore a letto da svegli o facendo lunghi riposini pomeridiani.

È fondamentale quindi stabilire una routine quotidiana e seguirla. Dividere la giornata in vari momenti è molto importante perché permette di sapere sempre cosa fare senza farsi prendere dalla noia o dallo sconforto.

Anche stabilire obiettivi da raggiungere aiuta a gestire il tempo senza dare spazio all’insorgere di pensieri ed eccessive preoccupazioni. Importante anche prendersi cura di sé riservandosi piccoli gesti quotidiani allo scopo di soddisfare i propri bisogni.

Quando l’idea di uscire da casa terrorizza e non tende ad alleviarsi, è importante chiedere aiuto. Quindi, se lo stato di paura derivante dalla sindrome della capanna diventa ingestibile e impossibile da controllare, è importante esserne consapevoli e rivolgersi a un professionista per riuscire a vivere serenamente.

Scritto da Elisa Cardelli

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