Tutte le cose da sapere sul sonnambulismo nei bambini

Il sonnambulismo è un disturbo del sonno che colpisce soprattutto i bambini in età pediatrica. Vediamo di cosa si tratta

Il sonnambulismo è un disturbo del sonno, legato al movimento e alla deambulazione, che può colpire chiunque e a qualsiasi età. Ciononostante, ha un impatto maggiore in età pediatrica e puberale.

Sonnambulismo

Questo disturbo, in psicologia è considerato una parasonnia, ovvero un fenomeno legato al disturbo del sonno, al pari di altre comuni sintomatologie come parlare durante il sonno e il bruxismo, che si manifesta come una tensione mandibolare che può causare danni anche seri. Il sonnambulismo è il fenomeno più frequente in questo campo.

Il sonnambulo manifesta degli atteggiamenti particolari, solito, dopo circa un’ora e un quarto dalla fase di rilassamento del corpo ed è caratterizzato da un apparente risveglio, durante il quale il soggetto sembra svegliarsi a tutti gli effetti. Il soggetto, infatti, si mette seduto, scende dal letto e si muove all’interno della stanza. Vi è uno stato di allerta nel soggetto che sembra guidarlo. Nel caso in cui, ad esempio, conosca bene l’ambiente nel quale è inserito, è possibile che si muova in modo del tutto appropriato, come se fosse spinto da un meccanismo inconscio.

Accade, inoltre, che il sonnambulo esca dalla stanza e compia movimenti abitudinari come, ad esempio, accendere le luci. E’ possibile, però, nel caso in cui non conosca l’ambiente, che possa urtare contro ad oggetti o mobili. E’, perciò, necessario, soprattutto se si tratta di bambini, vigilare su di loro e, nel caso in cui la situazione lo richieda, accompagnarli nella loro stanza. Al mattino, il sonnambulo non ricorderà nulla di quanto accaduto.

Sonnambulismo: fase non-REM

Le parasonnie sono disturbi del sonno caratterizzati da comportamenti anomali, spesso associati a sintomi come tachicardia e sudorazione. Nei bambini, soprattutto in età prescolare, solitamente vengono classificate in base alla fase del sonno nella quale si presentano. Esistono due tipi; fase di sonno non-REM e fase di sonno REM.
Nella prima fase, i disturbi del risveglio tipici sono quelli a carattere confusionale, tra cui anche il sonnambulismo.
I risvegli confusionali si presentano soprattutto nella fascia d’età compresa fra i 3 e i 13 anni.

Mentre il bambino dorme, comincia a lamentarsi e a piangere, come se qualcosa lo spaventasse. Al mattino, però, non ricorda nulla e sembra adeguatamente riposato. Infine, vi sono gli episodi di sonnambulismo vero e proprio, che raggiungono la massima frequenza tra gli 8 e i 12 anni. In questo caso si passa da forme più innocue fatte di apparente risveglio, mobilità autonoma, a forme più intense, dove il bambino può compiere anche gesti inappropriati, come tentare di uscire di casa.

Il sonnambulo non è cosciente dell’ambiente circostante ed è inaccessibile agli stimoli. Per questo motivo, va messo al sicuro da situazioni e oggetti pericolosi. Questi fenomeni, solitamente, passano con gli anni e non richiedono alcun trattamento specifico. Ciò nonostante, è bene che i genitori siano adeguatamente informati circa il comportamento da assumere in queste situazioni.

E’ possibile, ad esempio, intervenire con un risveglio anticipatorio, che consiste nello svegliare i bambini prima dell’orario nel quale abitualmente si manifestano gli episodi, riuscendo, in tal modo, a prevenirli. In questo modo, il bambino potrà abituarsi a svegliarsi da solo ad una determinata ora della notte prevenendo spontaneamente il disturbo.

Per quanto riguarda di disturbi della fase REM, il principale è l’incubo. Si presenta nelle prime ore del mattino e può essere accompagnato da tachicardia.

Sonnambulismo: bambini

Su questo disturbo del sonno dei bambini, non esiste una teoria univoca. E’ possibile che l’ipereccitabilità della corteccia cerebrale impedisca il sonno profondo e contemporaneamente mantenga attivi i meccanismi di veglia e sonno. Secondo recenti studi, è possibile che alla radice del problema ci sia un’anomalia del cromosoma 20.

Questo disturbo del sonno è, comunque, legato anche a problemi psicologici ed emozionali. Infatti, è possibile che sia legato a qualche evento particolarmente importante come l’inizio della scuola, una gita scolastica o un trasloco.

Se si ritiene di dover ricorrere ad uno specialista, è importante riferire al pediatra l’intero quadro psicologico del mattino, in particolare, prendendo nota dei risvegli notturni. I genitori possono annotare la durata e l’orario degli episodi.

Cause

Le cause del sonnambulismo infantile sono di origine prevalentemente ereditaria e la ricostruzione del quadro diagnostico viene rimandata allo specialista che valuta anche lo stato emotivo ed eventuali altri disturbi del bambino.

Gli episodi che scatenano questo disturbo del sonno possono essere diversi e di varia natura: può capitare nel caso in cui il bambino sia particolarmente stanco, ma può avvenire anche in caso febbre alta. Non esiste alcuna correlazione con eventi stressanti, che tendono di solito a dare difficoltà ad addormentarsi.

Poiché non si tratta di una malattia, questo disturbi non va curato né inibito, ma va solo vigilato. Rivolgersi al proprio pediatra, è utile per distinguere le parasonnie da altri fenomeni poco chiari, come potrebbero essere delle crisi epilettiche. È bene descrivere nei particolari il comportamento del bambino e l’ora in cui si verifica l’episodio e, quando occorre, filmare quello che succede, in modo da avere una quando completo della situazione.

Rimedi

Il primo rimedio contro questo disturbo è la visita dal pediatra, il quale, conoscendo il bambino, può valutare al meglio la situazione generale. Qualora egli lo ritenga utile al fine della diagnosi, potrà essere prescritta una polisonnografia notturna: ossia un esame che valuta cosa accade durante il sonno. Esistono anche delle terapie farmacologiche per il sonnambulismo, ma vengono prescritte solo se gli episodi sono frequenti e pericolosi per il bambino stesso.

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