Depressione: cura con la terapia cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale è un approccio nuovo che potrebbe rivoluzionare l'atteggiamento dei pazienti affetti da depressione.

La depressione, è una malattia che può risultare paralizzante ed altrettanto opprimente quanto altri disturbi fisici. Esistono, tuttavia, numerose terapie, che vanno dai farmaci antidepressivi alle psicoterapie. Tra queste ultime c’è la terapia cognitivo-comportamentale, o CBT.

Depressione e CBT

È una delle terapie più innovative contro la depressione. Sviluppata dal Dottor Aaron Beck, negli anni Sessanta, la CBT è, in realtà, una combinazione di terapia cognitiva e terapia comportamentale. La prima si incentrata sui pensieri della persona e su come essi incidono sull’umore. La seconda, si concentra sulle sue azioni ed ha lo scopo di “cambiare gli schemi comportamentali non salutari” che possono intaccare il benessere fisico e mentale.

In essenza, la CBT è un approccio molto diretto, concreto ed orientato agli obiettivi, usato per curare la depressione attraverso la psicoterapia. È stato utilizzato anche per una serie di altre patologie mentali, compresi disturbi dell’alimentazione, ansia, disturbo bipolare e schizofrenia.

Gli obiettivi della terapia

L’obiettivo della CBT è di aiutare i pazienti con depressione a modificare il loro atteggiamento riconoscendo e comprendendo gli schemi di pensiero negativi. Così valuteranno accuratamente l’efficacia di questi pensieri e li rimpiazzeranno con altri processi più appropriati e salutari. Come ha scritto Max Ehrmann nel suo famoso poema in prosa, Desiderata: “Non angosciarti con le fantasie. Molte paure nascono da stanchezza e solitudine.” Al contrario, la CBT aiuta le persone ad “interpretare l’ambiente che li circonda e le interazioni con gli altri in modo positivo e realistico”.

La CBT è progettata come approccio a breve termine per la depressione, e si concentra su problemi specifici e tangibili. Viene chiesto ai pazienti di definire gli obiettivi di ciascuna seduta e della settimana successiva. Ma, allo stesso tempo, si chiede loro di individuare obiettivi a lungo termine.

Gli strumenti

Il terapista, intanto, usa strumenti educativi specifici – e strutturati – per insegnare al paziente come monitorare e catturare tutti i pensieri e le immagini negative. Lo scopo del terapista non è curare la depressione del paziente, ma fornire un piano d’azione per la guarigione. Analogamente, ai pazienti è richiesto di svolgere un ruolo attivo nel trovare e sviluppare soluzioni alla sua depressione, in ogni seduta e nel periodo che intercorre tra le stesse.

Secondo l’America Academy of Family Physicians, circa due terzi dei pazienti depressi vengono curati con successo con delle medicine. Ma per i pazienti contrari ai farmaci, è stato dimostrato che la CBT è un trattamento alternativo efficace alla depressione medio-moderata, anche unitamente all’uso di antidepressivi. Tuttavia, la CBT può anche essere usata insieme ai farmaci per curare presone che soffrono di depressione più acuta. Inoltre, secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association, la CBT è risultata promettente nella cura della depressione negli adolescenti, anche se gli stessi genitori soffrivano di depressione.

Un’opzione a breve termine

Come molte psicoterapie, è difficile determinare uno specifico arco temporale per ottenere risultati positivi con la CBT. Tuttavia, occupandosi del presente – concentrandosi su cosa e come pensa una persona invece che sulla ragione per cui il paziente la pensa in un certo modo – la CBT è considerata una cura a breve termine per la depressione, limitata ad un massimo di 20 settimane.

Le prime 8 settimane servono al paziente per abituarsi alle nuove capacità e capire il modello della CBT (molti pazienti vedono ridursi i sintomi durante questa fase). Tra le 8 e 12 settimane, i pazienti spesso riferiscono un recesso dei sintomi della depressione. Le sedute rimanenti sono generalmente destinate ad un ulteriore miglioramento e rafforzamento delle abilità acquisite e ad occuparsi delle questioni legate alla fine della terapia. I casi più gravi, tuttavia, possono richiedere un tempo maggiore.

I candidati alla terapia

Tutti i pazienti con depressione possono beneficiare della CBT. Ma le ricerche indicano che l’approccio si addice meglio alle persone che sono motivate a cambiare la loro situazione e a stare meglio, a chi crede di avere il controllo delle proprie condizioni, e ha capacità introspettive e di onesta auto-valutazione .

Le tecniche della CBT

La CBT inizia con una discussione sincera ed aperta tra il paziente ed il terapista specializzato. Tutte le successive sessioni da 50 minuti, in genere, iniziano con un esame dell’umore del paziente e dei sintomi. Inoltre, vengono definiti obiettivi ragionevoli a lungo e breve termine. Si procede, inseguito, con un’analisi degli incontri precedenti, la discussione dei compiti a casa (compresi ostacoli e successi), l’assegnazione di nuovi compiti che rispondono alle necessità e agli obiettivi del momento, e a riassumere la sessione.

Due compiti specifici formano la base della CBT. Il primo è la ricostruzione cognitiva, in cui il terapista e il paziente lavorano insieme per cambiare gli schemi di pensiero. Il secondo è l’attivazione comportamentale, in cui i pazienti imparano tecniche per superare gli ostacoli partecipando ad attività piacevoli.

Tenere un diario

Secondo i ricercatori del WebMD, “molte persone ritengono che aggiungere una struttura alla giornata possa aiutare con i sintomi della depressione”. Avere un programma regolare – progettare ogni giorno – può alleviare alcune ansie che affliggono i pazienti con depressione. Ma con la CBT, l’agenda è anche un diario, che aiuta i pazienti a tener traccia degli stati d’animo all’interno della giornata e ad identificare i fattori che scatenano determinate risposte. Nel corso di diverse settimane, il diario può rivelare schemi che altrimenti sarebbero difficili da decifrare giornalmente.

Nuove capacità

Poiché la CBT è un approccio “educativo” alla depressione, un elemento cruciale è il problem solving. Lavorando con il terapista, i pazienti sono in grado di riconoscere gli ostacoli. Imparano le tecniche per gestire gli schemi della depressione. Essenzialmente, questi sono strumenti per aiutare il paziente ad affrontare la sua malattia in maniera diretta. Quindi, invece di pensare che il peggio accadrà in maniera inevitabile, si spinge il paziente a riconoscere lo schema negativo e trovare alternative più positive. Ad esempio, andare in campeggio nel fine settimana anche se potrebbe piovere. I pazienti possono imparare ad acquisire la marcia giusta che permetterà loro di divertirsi all’aperto. Tutto a dispetto di cosa presenterà loro Madre Natura.

Attivazione comportamentale

Una delle “nuove capacità” è l’attivazione comportamentale. È una tecnica impiegata per aiutare i pazienti a superare l’inerzia debilitante che spesso accompagna la depressione. Poiché le presone depresse presentano, spesso, bassa autostima, risultano più propense a smettere di svolgere le attività che amavano. L’attivazione comportamentale è tesa ad invertire questa tendenza programmando queste attività, rendendole prioritarie, ed identificando e rimuovendo gli ostacoli.

L’obiettivo principale della CBT è di mettere i pazienti nelle condizioni di prendere il controllo delle proprie condizioni individuali. Quindi la parte dei compiti a casa è fondamentale per prendere consapevolezza man mano che il paziente si dirige verso la guarigione.

Scritto da Debora Giosa

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