Comallamore, ragione e follia tra incanto e sofferenza

Al centro di una piccola città sorge un manicomio: uno spazio in cui tutto sembra immutabile, separato per sempre dalla società e dalla Storia. In un punto, però, le alte mura che circondano l'edificio si interrompono come per una dimenticanza. Da lì, attraverso una rete, fin da piccolo Beniamino osserva i matti, irresistibilmente attratto dai loro gesti, dal mondo misterioso che lasciano intravedere. È poco più che un ragazzo quando, interrotti gli studi di Medicina, varca la soglia del manicomio in cerca di un impiego. Tra quelle mura diventerà un uomo.

È la trama, nelle sue linee essenziali, di Comallamore, il libro di Ugo Riccarelli, già definito il Gabriel Garcia Marquez italiano, appena uscito per Mondadori che vi consiglio di leggere. Un romanzo, ma anche uno stimolo per cominciare a chiedersi se ci sia più follia nell'uomo che combatte una guerra col mondo o in chi la combatte coi propri fantasmi.

L'Italia è in preda ai deliri imperialistici del fascismo, la tecnica dell'elettroshock fa i primi proseliti, ma nell'ospedale arriva un medico, il dottor Rattazzi, che prova altri esperimenti.
Con coraggio e umiltà cerca di immedesimarsi nei matti, di entrare in contatto con le loro paure e trovare nuove vie per permettere a ciascuno di dare sfogo alla sua disperata ansia di libertà. Come quella del giovane Fosco, che quando vede passare gli uccelli apre le braccia e le sbatte come ali, abbandonandosi al suo "volare stravolto e felice", e come quelle del professor Cavani, della Renatina e di tanti uomini e donne che con le loro stranezze, i loro terrori muti, i loro occhi febbrili costituiscono una famiglia dolente eppure, a tratti, follemente allegra.
La guerra e i bombardamenti fanno irruzione anche nella piccola città, ma offrono un'occasione: Rattazzi può sfollare i pazienti, portarli fuori dal manicomio. Nello spazio aperto della cascina del Pianoro, lontani da ogni controllo, spiccare il volo e vincere i propri fantasmi sembra finalmente possibile. E quando gli eventi lo richiedono, Beniamino – sostenuto dall'amore della madre Elemira e della dolce Marcella – trova la forza per fronteggiare ogni difficoltà e farsi guida della piccola corte che Rattazzi gli affida. Ma presto la follia più cupa e radicale, violenta e impietosa – quella della guerra – tornerà a lambire nuovamente l'equilibrio della comunità del Pianoro…

"Comallamore" ci mostra in una luce inattesa la guerra e la Liberazione, vista come la speranza in una nuova convivenza civile e insieme il sogno di sfuggire alla costrizione della follia. Lo sguardo di Riccarelli illumina il mondo della malattia mentale con una delicatezza che rende tanto più cruda la brutalità della Storia.

Con la sua scrittura piena di suggestioni, quasi sinuosa per la capacità di avvolgere e trascinare il lettore, l'autore di "Il dolore perfetto" dà corpo a un originale romanzo di formazione, toccando temi classici – la paternità e l'amore, il senso di inferiorità e l'affermazione di sé – con una grazia rara, e ci conduce ancora una volta in un mondo nel quale non è possibile tracciare confini netti tra fiabesco e reale, tra ragione e fantasia, tra incanto e sofferenza.
Leggere questo romanzo – sembra suggerirci – è come staccare i petali di un fiore e assaporarne lentamente la fragranza, o forse fingere di farlo, come i matti e Beniamino stesso, una volta liberato dalle sue paure.

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